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Conseguenze della decisione USA di etichettare Cina come manipolatore di valute

Pubblicato 07.08.2019, 10:29
Aggiornato 09.07.2023, 12:31
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Rassegna giornaliera sul mercato forex, 6 agosto 2019

Analisi realizzata alla chiusura del mercato statunitense a cura di Kathy Lien, Direttrice di FX Strategy per BK Asset Management

Il governo USA si è girato dall’altra parte negli ultimi 25 anni ma secondo il Presidente Trump non è più il caso di farlo. Per la prima volta dal 1994, il Segretario al Tesoro USA ha etichettato la Cina come paese manipolatore della valuta. La Cina ha risposto smentendo “qualsiasi uso del tasso di cambio come strumento utilizzato nella disputa commerciale” ed ha criticato gli USA per aver compiuto un’azione che potrebbe “danneggiare seriamente l’ordine finanziario internazionale e portare il caos nei mercati finanziari”. Ma invece di scendere il Dow Jones Industrial Average ha arrestato il calo e lo yuan cinese si è stabilizzato.

In altre parole nessun caos dopo l’annuncio USA. Tutti saranno d’accordo sul fatto che l’etichetta di manipolatore della valuta ha più delle implicazioni simboliche che economiche. Rispetta la promessa fatta da Trump nella campagna del 2016 e autorizza il Tesoro ad “agire per iniziare i negoziati” e a lavorare con il FMI per trovare una soluzione. Se non sarà raggiunto alcun accordo, gli USA potranno imporre ulteriori sanzioni e ostacolare gli scambi con la Cina.

Per essere del tutto chiari però, nonostante lo yuan cinese sia sceso al minimo lunedì (e non è un mistero che la Cina “gestisca” la sua valuta), la valuta risponde solo ad uno dei tre criteri indicati dal Tesoro per dichiarare un paese manipolatore di valuta. I criteri richiedono un maggiore surplus commerciale con gli USA, un considerevole surplus commerciale con il resto del mondo ed un continuo intervento sulla valuta. Sebbene il surplus commerciale della Cina con gli USA sia elevato, il surplus globale è solo allo 0,4 del suo PIL. E per quanti riguarda la valuta, è più probabile che stiano permettendo allo yuan di indebolirsi piuttosto che stiano intervenendo attivamente per svalutarlo. In ogni caso, le paure più grandi del mercato si stanno realizzando e questa azione colpirà ulteriormente la Cina.

Come abbiamo scritto lunedì, il cambio USD/JPY e le atre principali valute hanno ancora margine per scendere. Quella di oggi non è stata che una pausa prima di un ulteriore ribasso. La reazione della Cina ci dice che si stanno preparando ad una bella risposta che intensificherà invece che fare scendere le tensioni commerciali.

I dati economici migliori del previsto uniti ad un approccio meno cauto della Reserve Bank of Australia hanno contribuito ai rally odierni. In Germania gli ordinativi alle fabbriche sono saliti del 2,5% contro una previsione dello 0,5%. In Nuova Zelanda, il tasso di disoccupazione è crollato al minimo di 11 anni del 3,9% dal 4,2% mentre gli stipendi sono aumentati. Il surplus commerciale australiano è aumentato ma la RBA non ha ripreso il tono cauto in reazione ai dazi. La banca ha invece dichiarato che se sarà necessario interverrà ulteriormente ma “si prevede una ripresa graduale della crescita”.

La Reserve Bank of New Zealand dovrebbe invece abbassare i tassi di interesse. L’ultima volta in cui lo ha fatto è stato a maggio e durante il vertice di giugno ha dichiarato che “tassi di interesse più bassi potrebbero rendersi necessari visti i rischi di ribassi”. La banca è preoccupata dalle previsioni globali, dalla domanda interna, dai prezzi delle case e dagli investimenti delle imprese. La spesa si è ridotta rispetto al mese scorso, i prezzi delle case sono scesi ulteriormente, le previsioni globali sono peggiorate sensibilmente e gli investimenti delle imprese probabilmente scenderanno ulteriormente visto il calo della fiducia al minimo di un anno. Ci sono le condizioni per un taglio dei tassi e visto il calo del cambio NZD/USD gli investitori hanno già scommesso su un intervento. Ora resta da chiedersi se la RBNZ veda o meno la necessità di riportare i tassi all’1% quest’anno. Crediamo che la banca non abbia altra scelta se non quella di lasciare aperta la possibilità di un ulteriore allentamento, ma il tono della dichiarazione ci farà capire quanto sia vicina un ulteriore taglio dei tassi. Il livello chiave da seguire nel cambio NZD/USD è di 0,6450.

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