La versione originale di questo articolo, in inglese, è stata pubblicata il 20 maggio 2021
I mercati del greggio, come il resto dell’economia globale, continuano a muoversi verso un ritorno alla normale attività pre-COVID.
Con l’allentamento delle restrizioni per il coronavirus in atto in molte regioni in tutto il mondo e la domanda più alta dei mesi estivi ormai dietro l’angolo, questo è un buon momento per dare uno sguardo ad un paio dei mercati petroliferi globali più importanti e a due grandi produttori, per capire quale sia la loro situazione attuale e cosa devono sapere i trader riguardo al futuro.
Grafico WTI a un anno
Cina
La Cina sta incrementando il suo consumo petrolifero, grazie in parte alla crescita economica ed agli stimoli governativi. Nel 2020, quando la Cina aveva una crescita del PIL del 2,3%, aveva importato circa 10,85 milioni di barili al giorno di greggio. Nel 2021, il PIL cinese dovrebbe crescere ad un tasso del 7,4%, perciò i trader del greggio dovrebbero aspettarsi di vedere una crescita anche dei consumi petroliferi.
Quanto altro greggio importerà la nazione per far fronte alla crescente domanda? La Cina ha alzato del 20% le quote per le raffinerie indipendenti (importatori petroliferi non-statali) nel primo semestre del 2021.
I trader dovrebbero prestare attenzione per capire se, e di quanto, la Cina aumenterà le quote di importazione di greggio per le raffinerie indipendenti nel secondo semestre del 2021. Ciò indicherà di quanto potrebbe crescere la domanda petrolifera complessiva cinese nel 2021.
India
Anche se l’India sta affrontando una diffusione del coronavirus, la raffineria petrolifera statale del paese, la Indian Oil Corporation (NS:IOC), al momento sta operando con una riduzione di solo il 12% rispetto ad un mese fa.
La domanda petrolifera indiana è crollata del 20% durante la recente impennata di casi di coronavirus, ma le raffinerie non stanno riducendo la produzione di prodotti petroliferi allo stesso ritmo (un qualcosa che avevo previsto qui).
Il calo viene descritto come significativo da molti media ma, rispetto allo scorso anno, la riduzione del 12% non è tanto grave come avrebbe potuto essere, soprattutto dal momento che i casi di coronavirus in India sono molti di più quest’anno.
Lo scorso anno, la IOC (che processa 1,4 milioni di barili al giorno di greggio) operava ad una capacità del 50% ad aprile e del 65% a maggio. Nell’aprile 2021 ha operato ad una capacità del 96% e questo mese l’ha ridotta solo all’84%.
Ciò significa che l’attuale problema legato al coronavirus in India sta pesando sul mercato molto meno rispetto allo scorso anno.
Iran
I prezzi del greggio sono scesi all’inizio della settimana sulla scia della notizia che le trattative tra Stati Uniti ed Iran potrebbero essere vicine ad una risoluzione. Il governo Biden ha segnalato l’intenzione di mettere fine alle sanzioni dell’era Trump sul greggio iraniano che, ad un certo punto, avevano fatto scendere le esportazioni dell’Iran a meno di 500.000 barili al giorno.
L’Iran ha reso noto che sta “preparando” i giacimenti e lavorando per riallacciare i rapporti con gli ex-clienti. La National Iranian Oil Company ritiene di poter aumentare la produzione al livello pre-sanzioni di 4 milioni di barili al giorno entro tre mesi dalla fine delle sanzioni.
Anche se l’Iran sta dicendo che riporterà il suo greggio sul mercato in modo graduale, i trader dovrebbero sapere che l’Iran in realtà sta attuando questo processo già da mesi.
Secondo i dati di TankerTrackers.com, l’Iran ha incrementato le sue esportazioni petrolifere a quasi 1,8 milioni di barili al giorno dal dicembre 2020. Una grossa quantità di greggio iraniano si trova già sul mercato, venduto e spedito clandestinamente per evitare le sanzioni per i clienti.
Se i negoziati saranno fruttuosi, l’Iran potrebbe semplicemente cominciare a vendere questo greggio apertamente, o potrebbe proseguire con le vendite clandestine immettendo al contempo altro greggio sul mercato in maniera più trasparente. E questo potrebbe causare problemi all’OPEC.
Russia
Alexander Novak, il vice Primo Ministro russo ed ex ministro del petrolio, ieri ha dichiarato che la domanda sta superando l’offerta sul mercato petrolifero, ma di poco.
Questo, ha aggiunto, sta spingendo le nazioni consumatrici a ridurre le scorte di greggio, mantenendo al contempo i prezzi complessivamente stabili.
Grafico Brent a un anno
Il Brent ha effettivamente raggiunto i 70 dollari al barile all’inizio della settimana, ma è sceso a 66,66 dollari ieri.
Sebbene il Brent sia schizzato fino al livello di 70 dollari parecchie volte nell’ultimo mese, è sempre tornato poco dopo intorno ai 65 dollari. Il riferimento internazionale ha oscillato nell’ultimo mese, ma solo entro i confini di questo range limitato.
I commenti di Novak offrono un’idea della posizione della Russia in vista del prossimo vertice OPEC+, tra una settimana e mezza. La Russia ad aprile ha aumentato la sua produzione di 160.000 barili al giorno, anche se gli aumenti previsti dall’OPEC+ sarebbero dovuti entrare in vigore solo a partire da maggio.
La Russia probabilmente continuerà a supportare dei graduali aumenti della produzione, sebbene all’Arabia Saudita possa non piacere la recente sovrapproduzione russa.
L’OPEC+ si incontrerà il 1° giugno.