Davide Marone, 17 giugno 2014
INTRO
In queste condizioni di bassa volatilità del mercato che perdurano ormai da tempo, ci troviamo tutti i martedì a descrivere di fatto di un lunedì caratterizzato da scarsi movimenti di prezzo e da occasioni piuttosto rare di operatività mirata a cogliere escursioni di prezzo di un qualche rilievo. Ciò è tanto più vero quando vi è attesa per un evento macroeconomico di una certa importanza, come quello di domani nel quale la Federal Reserve deciderà in materia di tapering e tassi di interesse.
Reserve Bank of Australia
Questa notte sono state diramate le Minute della RBA, nelle quali sono evincibili due punti salienti: il primo è relativo alla politica monetaria, della quale è stata confermata la permanenza in territorio accomodante. Il secondo invece ci riguarda più da vicino in quanto ancora una volta è stato dichiarato che il dollaro australiano rimane eccessivamente forte visto il declino nel prezzo delle materie prime. Procediamo brevemente e per ordine: da un punto di vista del quadro economico generale, secondo l’istituto centrale australiano, restano delle incertezze legate all’effetto dei bassi tassi di interesse da un punto di vista di fisco ed investimenti. Il fronte occupazionale per quanto presenti ancora dei punti di fragilità, viene invece descritto come in miglioramento graduale mentre la crescita è prevista in moderato miglioramento e l’inflazione all’interno dei target prestabiliti. Da qui il primo ed importante differenziale con quanto sta accadendo nella vicina Nuova Zelanda che invece ha proceduto a tre consecutivi rialzi dei tassi di interesse negli ultimi tre mesi, decisioni queste prese alla luce di pericoli di inflazione crescente e di bolla immobiliare. Da seguire dunque con estremo interesse il rapporto tra le valute neozelandese ed australiana che quindi potrebbero di fatto disallinearsi dal punto di vista della percezione di asset da parte degli investitori, con la prima che potrebbe essere dunque destinataria di flussi di liquidità in acquisto in maniera decisamente più che proporzionale della seconda. E qui veniamo al tema valuta. Come sempre accade quando ci si imbatte nella RBA, i riferimenti al valore della divisa domestica sono tutt’altro che infrequenti e velati. Si è infatti detto ancora una volta che il dollaro australiano è ritenuto troppo elevato, ma questo non stupisce affatto. Anzi diremmo che, tanto per continuare a citare i cugini neozelandesi, in questo caso non si vive almeno la contraddizione di ritenere la valuta eccessivamente apprezzata e nel contempo si intraprende la decisione di alzare il tasso di interesse che quella valuta remunera. La reazione di breve di AudUsd, tanto per citare il cambio originale, è stata naturalmente di discrete vendite che per la verità già si inserivano in un contesto propedeutico a ribassi visti i recenti massimi di swing decrescenti e i pericoli poi concretizzatisi di ribasso sotto 0,9375. L’area di 0,9335 ora rappresenta quella verosimile per pullback e ripartenze, ma di questo avremo modo di discutere a breve nella sezione di analisi tecnica.
Inflazione ed euro
Un dato che fino a 2 settimane fa era estremamente atteso dal mercato era quello relativo all’inflazione all’interno dell’Eurozona: da esso infatti dipendevano in buona parte le conseguenti decisioni della Banca Centrale Europea, il cui mandato, come ormai è arcinoto, si impernia esclusivamente sul controllo della stabilità dei prezzi. Ebbene dopo l’ampia dose di interventismo somministrata da Draghi & Co poco meno di due settimane fa, ecco che il dato appare decisamente meno di impatto. Anzi, guardando la release di ieri, appare come un dato scontato il cui rilascio appariva quasi come già più che atteso dagli operatori finanziari. Ma non è questa la sede per lasciarsi andare anche a riflessioni di stampo tendenzioso e malizioso. Ad ogni modo si è avuta la conferma di un Indice dei Prezzi al Consumo allo 0,5% e allo 0,7% per il dato core. E la moneta unica non ha battuto ciglio, restando nei confronti del dollaro americano lievemente acquistata fino alla resistenza ben disegnata graficamente a 1,3585. Va detto che fino al meeting della BCE dello scorso 5 Giugno, il mercato valutario si era marcatamente plasmato in senso euro-centrico nel momento in cui erano evidentemente attese decisioni di grande rilievo. E dopo l’evento era ed è lecito aspettarsi un mercato che torna dollaro-centrico, tanto più con la Federal Reserve che domani potrebbe procedere ad un ulteriore taglio del Quantitative Easing verso soglie piuttosto ridotte rispetto agli ammontari originali, e che potrebbe generare nuove aspettative sulla forward guidance dei tassi di interesse. Aspettiamoci perciò, anche da oggi, possibili dinamiche univoche di acquisto e vendita di dollari americani contro le altre valute, buttando più di uno sguardo all’ottimo benchmark rappresentato dal FXCM Dow Jones Dollar Index che continua ad aggirarsi su punti di minimo a 10.450 punti piuttosto importanti.
Il calendario di oggi
Oggi sarà la sterlina sotto i riflettori, con i dati sull’inflazione del Regno Unito previsti per le 10.30 in un contesto peraltro in cui nel recentissimo passato si sono susseguite dichiarazioni da parte di membri del Board della Bank of England circa la possibiltà di anticipare un rialzo dei tassi ad ora ascritto ai primi mesi dell’anno 2015. Non ultimo è stato Miles che questa notte ha ribadito a chiare lettere il concetto. Il dato sull’indice dei prezzi al consumo (previsto su base annuale all’1,7%) acquista dunque un significato più importante, soprattutto se dovesse essere migliore delle attese e dunque inserirsi perfettamente in un quadro di aspettative al rialzo dei tassi e di conseguenza della sterlina. Seguiranno alle ore 11 lo ZEW di Germania ed Eurozona e alle 14.30 l’Inflazione USA, anch’essa leggibile in chiave Fed di domani. Lecito ed auspicabile dunque aspettarsi una volatilità in aumento sul mercato e quindi un’attenzione particolare alle release soprattutto per operatori di breve ed intraday.
QUADRO TECNICO
EUR/USD:come detto già nei giorni scorsi, da un punto di vista di ottica operativa di breve quella dell’eurodollaro si conferma sempre più come una fase di accumulazione che prelude dunque a sbocchi rialzisti. Ieri sono arrivate ulteriori prove infatti di salita dai punti di minimo (dove si sono alternati ripetuti secondary test) ed approdi precisi sulla resistenza a 1,3585 accompagnate da buoni volumi che invece non hanno caratterizzato la successiva discesa di quasi 20 pips perché naturalmente avvenuta in fase notturna. 1,3555 resta il livello da cui è lecito attendersi ripartenze che potrebbero dunque mettere ulteriori pressioni rialziste per rotture dei massimi. Questo dunque il livello di supporto per un’operatività long, con stop relativamente vicino, per puntare a 1,3580 che, se superato, potrebbe portare dunque a una domanda importante verso 1,36 e 1,3620. Sotto 1,3555, potremmo vivere nuove fasi di test dei supporti a 1,3535 e 1,3520.
USD/JPY:continua l’oscillazione nervosa del cambio che fatica davvero a trovare direzionalità. Il grafico meglio impostato appare quello a 4 ore che evidenzia massimi decrescenti e una buona tenuta delle diverse confluenze grafiche di resistenza descritte da punti statici e medie mobili. Non ultimo il livello di 102 che ancora rappresenta un buon punto di vendita vero 101,75 e 101,60. Resta 102,15 il trigger point il cui superamento può far partire buone ondate d’acquisto verso 102,50. Fino a quel momento l’impostazione resta bearish.
EUR/JPY: da grafico daily appaiono verosimili dei movimenti in inversione rialzista, dopo il triplo minimo a 137,70. Lo stesso oscillatore stocastico su questo time frame potrebbe entrare in divergenza regolare rialzista con il prezzo per la ripresa dei primi livelli a 138,80 e 139,20. Il 4 ore sembra avvalorare questa logica, con il superamento al rialzo della buona media mobile esponenziale a 21 periodi che ora si pone come supporto dinamico verso 138,55 e i livelli superiori sopra citati. Un arresto su queste aree invece, riporterebbe in auge lo short con obiettivi a 138,15 in primis e poi naturalmente 137,95 prima dei minimi relativi.
GBP/USD:soglia dell’1,70 dunque raggiunta dal cable, che ora si trova in congestione con 1,6950 come limite inferiore. Su orario potrebbe trattarsi di distribuzione che dunque potrebbe portare a vendite ma solo sotto 1,6950 e 1,6925 in maniera più conservativa. Queste sono infatti ancora aree di acquisto considerando l’ottimo RR, con possibilità di nuovi massimi verso 1,7030. Impostazione bullish dunque ancora quella da privilegiare.
AUD/USD:già ampiamente descritto nella prima parte, il cambio ora si trova in fase di approfondimento ribassista che potrebbe portare ad estensioni ulteriori fino a 0,9335, livello questo di potenziale pullback riguardando ancora a 0,9375. Ulteriori rotture ribassiste sarebbero significative in senso bearish in scenario multiday e porterebbero a prime fiammate a 0,93.
Ger30 (DAX):come descritto sul finale di settimana scorsa, il daily ha mostrato come il massimo a 10.035 potessimo a ragion veduta considerarlo un massimo di “breve” termine e quindi punto short, così come l’area della media mobile esponenziale a 21 periodi fosse invece uno dei supporti di maggiore rilievo. Ora la congestione è chiara e vede in 9.925 la resistenza e 9.890 il supporto, dunque sfruttabile anche in breakout verso 9.960 al rialzo e 9.830 al ribasso.
XAU/USD (Oro):le famose conferme grazie alle quali avevamo negli scorsi giorni parlato di fase di accumulazione per l’oro dai minimi a 1.240 dollari l’oncia sono arrivate fino ad approdi importanti anche sopra il target auspicato di 1.277. Ieri invece sono partite copiose vendite che se difficili da cogliere da area 1.286, lo erano decisamente di più sotto 1.2777 e soprattutto sotto 1.271. Verosimile ora attendersi correzioni di breve da 1.264 a 1.267 per ripartenze ribassiste verso 1.258. Sopra 1.271 si può invece tornare moderatamente rialzisti verso i target già presentati.