Davide Marone, 25 luglio 2014
INTRO
In un mercato la cui volatilità continua a mantenersi estremamente ridotta, nonostante market mover di discreto rilievo che si sono susseguiti durante questa settimana, vanno fatte due considerazioni globali: le migliori opportunità operative si sono presentate e continuano a presentarsi sul mercato azionario, con l’S&P500 che ha fatto registrare nuovi massimi storici ad esempio. Ma non è l’unico: buoni i movimenti direzionali ed ottime le performance di Dax e FtseMib ad esempio. La seconda è che il dollaro americano ieri ci ha mostrato una coerenza di movimenti che lo hanno portato, seppur non in maniera estremamente significativa, ad essere comprato in maniera piuttosto generalizzata.
Il dollaro americano
Per chi opera sul mercato valutario non vi è dubbio che, al di là del precetto per il quale la scelta del click deve comunque essere basata sempre su presupposti tecnici, è un indubbio vantaggio poter sfruttare dinamiche come quelle relative alle correlazioni e/o al sentiment di mercato. Inoltre, ed è peculiarità dei cambi, ogni ragionamento può essere intrapreso rispettando una struttura del mercato di fondo: esso è dollaro-centrico. E, per fortuna o meno, questo è ancora più che valido. Tante volte, e soprattutto nel recente passato, questo assunto non ci ha particolarmente aiutato e anzi abbiamo dovuto abbandonarlo al fine di pensare a compartimenti stagni e di effettuare valutazioni grafiche scevre da questo elemento altrimenti permeante. Quando però quest’ultimo si palesa in maniera chiara, seppur temporanea, è per così dire sempre una buona notizia che non solo apporta benefici di natura “psicologica” ma evidentemente anche pratica. Nella giornata di ieri è stato questo il caso. Il greenback è stato comprato senza eccezioni di sorta contro tutte le major, permettendo al principale becnhmark di mercato he ne misura la forza e la debolezza, e cioè l’FXCM Dow Jones Dollar Index, a rompere le buone resistenze tecniche sopra 10.450 punti e a guardare con interesse ai punti in area 10.475/80 punti decisivi perfino nel medio periodo. Il dato sulle Richieste dei Sussidi di Disoccupazione degli Stati Uniti ha fatto indubbiamente da input (anche se personalmente siamo dell'idea che non siano le news di mercato a generare i movimenti, ma che queste ultime rappresentino solo l'interruttore che li fa scattare secondo presupposti precedenti): le richieste sono state infatti di 284mila unità a fronte di attese a 308mila. Va però immediatamente fatto un distinguo. Il dollaro è stato comprato contro le major, quindi contro le altre valute. E al più, contro oro. Il mercato azionario continua ad essere abbastanza avulso a questa dinamica perchè molto più guidato da logiche che hanno come fondamento la liquidità del mercato. Tornando al punto tecnico, partendo da un grafico a 4 ore, dopo il movimento che si è generato dai minimi di inizio mese, ci troviamo su quella che può definirsi una correzione del precedente ed ampio movimento discesista con minimi e massimi decrescenti che di fatto non ne mettono in discussione la valenza. Sarà dunque importante capire la reazione del prezzo proprio in area 10.480, maggior punto di resistenza nel breve e area di confluenza grafica con la trendline ribassista tracciata a partire dai massimi del luglio 2013. Restiamo perciò moderatamente rialzisti e valutiamo nuovi allunghi da valutare poi su base daily. Tornando brevemente ad un campo di analisi più ampio, non dimentichiamo mai le condizioni di fondo del mercato: la Federal Reserve, da quando Janet Yellen è al suo timone, ha implementato un’impostazione qualitativa andando di fatto a slegare le decisioni di politica monetaria da precisi parametri numerici relativi ad inflazione e tasso di disoccupazione, e privilegiando un’analisi tout court delle condizioni dell’economia a stelle e strisce tenendo evidentemente conto dei dati delle due principali grandezze economiche ma attribuendo maggiore peso al cammino con le quali queste si formano, alle aspettative su di esse e più in generale all’aggregato di dati che gravita attorno ad inflazione e disoccupazione e che quindi ne spiegano la qualità, la consistenza e la significatività. La stessa Yellen negli speech al Congresso della settimana scorsa ha perfino dettato una linea perfino più aggressiva rispetto alla sua tipica dovishness, o quanto meno ha lasciato intendere che a Washington sono pronti a intraprendere atti concreti dal punto di vista della politica sui tassi di interesse perfino anticipata rispetto ai criteri guida della forward guidance comunicata nei mesi scorsi. E’ evidente che vadano applicati dei potenti filtri interpretativi alle dichiarazioni dei banchieri centrali, spesso quanto meno fuorvianti; non v’è dubbio però che, l’idea che il tapering potrà ancora ampliarsi nel prossimo meeting del FOMC di fine luglio con il QE che quindi sarebbe decurtato di oltre 2/3 dall’ammontare originale, unita a delle release in continuo miglioramento sul fronte macro, concorrano a creare lecite aspettative su un anticipazione da parte della FED dei tempi in materia di tassi di interesse. L’idea iniziale perciò di un mercato che potrebbe dunque divenire dollaro-centrico acquista ancora maggiore significato, e questo sarà un tema inevitabile di cui occuparsi.
La giornata di oggi
Di rilievo, in particolare per l’operatività sul cambio principe Eurodollaro, sarà la pubblicazione dell’Indice Ifo Tedesco, il quale misura il grado di fiducia delle aziende in Germania. Le ultime due release sono rivelatesi negative e visti i recenti dati che hanno riguardato la locomotiva europea, non è escluso che le attese di 109,4 possano essere deluse con un impatto che nel breve potrebbe essere anche relativamente significativo per l’euro. Finisce il rush di dati macro anche per la sterlina, con il rilascio del Prodotto Interno Lordo che su base annuale vede attese di +3,1%, dato pazzesco rispetto alle principali aree economiche di riferimento e che se venisse confermato potrebbe rilanciare drammaticamente la sterlina ora in forte ripiegamento. Il pomeriggio invece vedrà la pubblicazione degli Ordinativi di Beni Durevoli negli Stati Uniti, che auguriamoci possa darci conferma di quanto scritto pocanzi. Gli indici americani hanno corso prepotentemente anche ieri e non sono da escludere delle prese di profitto in un giorno, il venerdì, che storicamente è sempre stato migliore per vendere che per comprare l’S&P500.
QUADRO TECNICO
EUR/USD: non bella, diciamolo francamente, la price action dell’Eurodollaro ieri. Dopo i tentativi di nuove discese, sono infatti ripartiti gli acquisti mai in grado di riprendere area 1,35 e di fatto portando alla formazione di una perfetta doji giornaliera che poco chiarisce però il prossimo cammino del prezzo. Su base giornaliera, ma soprattutto a 4 ore, il contesto è di divergenza regolare rialzista tra prezzo ed oscillatore stocastico, con i importanti freni però al rialzo rappresentati dalle confluenze grafiche costituite tra livelli statici e medie mobili tra 1,3475 e 1,3490. L’idea di base è perciò ancora quella di sfruttare queste ultime in ottica di vendita, considerando anche il potenziale rischio/rendimento se si guarda ai target su nuovi minimi oltre 1,3435 verso la soglia di 1,34. Da valutare un approccio conservativo al rialzo invece, sopra 1,35 per obiettivi minimi a 1,3525 e al più 1,3545.
USD/JPY: stranamente volatile il cambio che ieri ha messo a segno un rialzo degno di nota sopra 101,65 ed approdando tecnicamente quasi in area 101,90. Nell’ambito di quella che è un’espansione del prezzo che quindi porta al concetto di aumento di volatilità al rialzo, siamo propensi a ritenere maggiormente probabile che quest’ultimo prosegua con eventuali break sopra 101,85 verso 102 e auspicabilmente 102,25. Il 4 ore ci mostra una mini correzione in grado di far ripartire il prezzo proprio da 101,75 verso gli obiettivi appena citati ed idem il grafico orario dove proprio in quest’area transita l’ottima media mobile a 21 periodi. Vale la pena mettere uno stop relativamente vicino, sotto il pivot daily, ed un reverse appena sotto per riprendere 101,60 e 101,45 al ribasso.
EUR/JPY: ciclicamente su base daily potremmo essere al principio di un’onda di rialzo, che passa dal buon superamento di confluenze grafiche ben visibili su 8 e 4 ore, sopra 137,25per obiettivi primi a 137,70. Verosimile nel breve lievi correzioni con base a 136,85 per ripartenze verso i punti indicati. Short invece sotto il pivot daily con punti di attenzione a 136,60 e sui punti di minimo a 136,35.
GBP/USD: qualche giorno fa, partendo da grafici ampi, affermavamo come il daily del cambio continuasse ad evidenziare l’importanza di area 1,7060/75.I volumi sul cambio, argomentavamo, così come la volatilità, restano tra i più elevati sul mercato valutario in questo preciso momento storico. Prematuro però parlare di distribuzione del mercato secondo i precisi schemi della Volume Spread Analysis, ma opportuno monitorare il l’area di supporto appena evidenziata in quanto il sell off generato dalla sua violazione potrebbe portare a buoni salti in direzione 1,70. Ebbene le rotture si sono spinte oltre, fino al successivo livello di supporto a 1,6970. Da qui le correzioni di breve che tecnicamente potrebbero portare a nuove rotture in direzione 1,6925/30. Appunto area 1,70 quella propedeutica per ripartenze ingiù. Più prudenzialmente consideriamo l’1,7025 come trigger point al rialzo per tornare a rivedere 1,7060 in primo luogo.
AUD/USD: su e giù abbastanza frenetico per il cambio che continua una volta di più difficile da interpretare su base sia strutturale che di breve. Area 0,94 risulta buona come supporto per ripartenza del prezzo verso l’area compresa tra 0,9430 e 0,9440, così come è un buon punto per shortare in reverse con target più contenuti verso 0,9380 e 0,9360.
Ger30 (Dax): dopo la stupefacente partenza al ribasso, forti gli acquisti che hanno caratterizzato l’indice tedesco ora in mezzo a due importanti livelli tecnici: 9.750 e 9.800. Sfruttabile perciò un’operatività in stop entry fuori da questi punti, privilegiando la view rialzista per interessamenti di are 9.840 prima e 9.875 poi, mentre è 9.695 il primo target su rotture al ribasso.
XAU/USD (Oro): buona la price action dell’oro quanto meno nel breve. Precise infatti le rotture a 1.298 per approdi a 1.92 e poco di più. Tecnicamente è ancora lecito guardare al ribasso che volge al primo obiettivo a 1.284, livello che se rotto potrebbe portare a nuovi espansioni di volatilità fino a 1.274 dollari l’oncia. Il grafico orario appare quello migliore dal punto di vista operativo grazie all’ottima media mobile esponenziale a 21 periodi quale resistenza dinamica ed in grado dunque di fornire indicazioni di pullback per ripartenze. Operazioni in long sono contemplabili invece sopra 1.296 verso 1.302 e 1.306.