Davide Marone, 3 giugno 2014
INTRO
Dunque eccoci giunti all'inizio di una delle più importanti settimane di quest'anno per i mercati finanziari. I primi giorni di ogni mese rivestono un'importanza maggiore dal punto di vista del susseguirsi di appuntamenti macroeconomici, ma questi evidentemente preludono all'attesissimo meeting della Banca Centrale Europea nel quale verosimilmente si prenderanno delle decisioni di impatto notevole su sistema economico e mercati finanziari.
Inflazione e BCE
Durante la settimana scorsa molta è l’enfasi che abbiamo attribuito ai possibili scenari che il prossimo 5 giugno andranno a dipingersi con la comunicazione da parte della Banca Centrale Europea di eventuali manovre di politica monetaria, convenzionali e non. Appare a maggior ragione sensato, vista l'imminenza, riproporre un breve riepilogo. Un taglio del tasso di rifinanziamento principale di 10/15 punti base appare la decisione più verosimile, ma anche quella probabilmente meno efficace e in qualche modo scontata dal mercato. Le vendite di euro alle quali abbiamo assistito in questi giorni, seppure piuttosto graduali e non particolarmente profonde, vanno infatti esaminate nell’ottica di aspettative che stanno andando già a scontarsi sul prezzo e che via via sono state metabolizzate dal mercato. La seconda possibilità attiene invece al tasso di deposito, quello cioè di remunerazione per le banche commerciali quando conservano in seno alla BCE gli eccessi di liquidità overnight. Al momento questo tasso è a zero, per cui non vi è alcun interesse corrisposto per questo tipo di operazione che continua però ad essere ampiamente utilizzata in un contesto generale di crisi dove il problema centrale è la mancanza di fiducia tra gli agenti economici. Meglio dunque, dal punto di vista degli istituti di credito, depositare i fondi al sicuro anche se senza nessun ritorno, piuttosto che prestarli ad un’altra banca che a sua volta vive il rischio di controparte e che quindi è potenzialmente insolvente. Che poi è il nodo vero di tutta la crisi del credito che si vive in maniera particolare in Europa. Nei giorni passati abbiamo disaminato le parole di Mario Draghi il quale come da retorica ha ribadito la centralità del tema inflazione, naturalmente ritenuta troppo bassa e prolungata al punto da rendere le aspettative sempre più ancorate al downside e tale da creare il contesto per quello che è stato definito un “asset buying plan”, un acquisto di titoli dunque. Dicevamo ancora come il timore per la pericolosa spirale di inflazione stagnante e di aspettative di inflazione al ribasso abbia dunque riportato in auge il tema del Quantitative Easing della BCE, tema discusso nel meeting di Aprile ma poi completamente dimenticato in quello di Maggio. Le dichiarazioni di diversi membri del Governor Council dei giorni scorsi sono state rivolte nella direzione di pensiero per il quale giovedì la BCE potrà produrre una combinazione di misure, non dunque limitate ad un'unica ed esclusiva azione. Ancora una volta noi confermiamo che dal punto di vista di impatto sulle variabili economiche, fermo restando l’assunto per il quale la politica monetaria riesce ad essere efficace nelle situazioni di squilibri momentanei e non per dirimere problematiche strutturali del quadro economico, il QE sarebbe senz’altro la risposta più credibile ed efficace all’interno del contesto europeo, oltre che il veicolo per generare veri e propri indebolimenti del valore dell’euro. Difficilmente questo avverrà, e laddove qualcosa di simile dovesse palesarsi, evidentemente bisognerebbe comprendere le modalità di implementazione di tali misure visto che è impensabile che per statuto, connotazione, e contesto europeo, la BCE possa intraprendere un QE all’americana. Le release di oggi su inflazione e disoccupazione dell'Eurozona appaiono di eccezionale tempismo nel momento in cui potranno definitivamente confermare il sentiment per il quale qualcosa di importante è in gestazione a Francoforte e quindi da subito potrebbe essere elevata la volatilità conseguente. L'inflazione, come sappiamo, si attesta allo 0,7% e le aspettative si allineano al dato precedente non fornendo l'idea che possa esserci una rivisitazione del dato in senso migliorativo. Il tasso di disoccupazione ha invece fatto registrare l'ultima volta un +11,8% e il consensus è esattamente lo stesso per quella che è una variabile economica da statuto non di competenza della BCE, ma che evidentemente è il termometro dell'efficacia e della sostenibilità anche della politica monetaria decisa a Francoforte.
Altri spunti
La RBA ha lasciato dunque lasciato il tasso di interesse di riferimento invariato allo 2,50% come da attese e non particolarmente sostenute sono state le reazioni sul dollaro australiano che ieri è stato attraversato da lievi ma non significative discese. Naturalmente questa è la settimana anche della Bank of England e dei dati sul lavoro negli Stati Uniti, quindi il contesto ideale per incrementi di quella volatilità finora stagnante e decisiva per la direzionalità nei prezzi.
QUADRO TECNICO
EUR/USD: l'apertura di settimana è stata dunque pesante per l'eurodollaro che è stato interessato da vendite che lo hanno nuovamente anche se temporaneamente al di sotto della soglia di 1,3600. Ancora una volta confermata la valenza dei supporti in area 1,3590, con la solita media mobile esponenziale a 21 periodi sul grafico a 4 ore a fare da indicatore guida. 1,3665 resta dunque la resistenza di riferimento che rappresenta la confluenza grafica di livello statico e media mobile esponenziale a 100 periodi e che potrebbe essere ricercata dal prezzo prima della partenza di nuovi possibili vendite. Lecito però attendersi un arresto dei possibili acquisti prima, e cioè in area 1,3615 da grafico orario, con volatilità delle news che potrebbe condurre a strappi ribassisti fino oltre a 1,3575, in direzione 1,3550.
USD/JPY: importante il movimento al rialzo visto ieri sul cambio, che è riuscito finalmente ad oltrepassare quel livello attorno ad area 102 che più volte era stato toccato e non superato. L'impostazione intraday suggerisce ancora la potenzialità di assistere a delle vendite proprio in ripresa di area 102.00 che, se tenesse, fornirebbe buoni ed importanti spunti per nuovi massimi in direzione 102,70 e 103. Significativo il grafico orario che suggerisce però già a 102,25 il retest della media mobile a 21 periodi per nuovi spunti ribassisti con stop vicino e reverse possibile a seguire la divergenza regolare ribassista prezzo/stocastico verso 102.00 e 101,75.
EUR/JPY: discreta l'impostazione tecnica del cross che su 4 ore evidenzia l'importanza della media mobile esponenziale a 100 periodi come elemento di resistenza al prezzo insieme al livello precedente a 139,40. Buono dunque il RR in vendita verso 138,70 in primo luogo. Da porre attenzione però all'antitesi che pone il grafico orario che evidenzia una media 21 direzionata al rialzo ed in grado di respingere il prezzo in area 139,15 verso salite potenziali anche a 139,90. Spazio a 138,85 in caso di estensioni ribassiste.
GBP/USD: continua invece la lateralità per il cable in quella che tecnicamente è assimilabile ad una correzione dei precedenti movimenti ribassisti. 1,6775 resta naturalmente la resistenza di riferimento ed 1,6730 ed 1,67 i supporti significativi. Il primo di questi due è lavorabile in rottura verso il secondo, mentre in senso bullish appare lecito attendere violazioni sopra 6775 in direzione 6820.
AUD/USD: appena discrete le risalite del cambio che trova in 0,9270 le prime resistenze in grado di condurre a nuove vendite verso 0,9235 in prima istanza. Superato invece questo livello, si apre la strada nuovamente per 0,93 e soprattutto 0,9315 per quello che è un quadro tecnico che probabilmente si andrà a chiarire maggiormente questa settimana.
Per DAX e Oro rimandiamo al nostro Morning Meeting delle ore 9.30.