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DailyFX Morning Adviser, tanto rumore per poco

Pubblicato 04.07.2014, 08:56
Aggiornato 11.09.2019, 13:55
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Davide Marone, 4 luglio 2014
INTRO
Ci si poteva aspettare un fragore assordante da parte dei mercati finanziari nella giornata che ieri non esitavamo a definire storica per via della concomitanza dei due più importanti market mover: le comunicazioni della Banca Centrale Europea e la pubblicazione sui dati del lavoro negli Stati Uniti d’America. L’occasione era di quelle speciali in quanto la coincidenza non ha precedenti per quello che riguarda almeno gli ultimi 7 ed 8 anni. La volatilità invece è stata appena discreta, con dollari generalmente acquistati e Borse ancora ai massimi. Ma procediamo per ordine.
Non Farm Payrolls e Disoccupazione
L’evento davvero scontato dai prezzi, e questo lo avevamo ampiamente preannunciato, è stato senza alcun dubbio quello della release sui dati occupazionali degli Stati Uniti. I nuovi posti di lavoro creati nel mese di giugno sono stati di 288mila unità, ben superiore alla forbice 210/215 prevista, con un dato precedente rivisto a 224mila da 217. Il tasso di disoccupazione è nuovamente sceso al +6,1% rispetto alle attese ed al dato precedente di +6,3% con un tasso di partecipazione che si è confermato al 62,8. Questa dunque la fotografia principale dell’aggregato di dati rilasciati ieri dal Department of Labour Statistics, che attesta senza minimi termini la continuità della crescita sul fronte occupazione della più grande economia mondiale, seppur manteniamo più di una perplessità sulla reale sostanza e qualità di questo miglioramento; perplessità peraltro giustificabili non appena si compie un’analisi di natura qualitativa più che quantitativa di quanto trasmesso ieri. Ad ogni modo, la reazione del dollaro americano come da attese si è rivelata positiva: il biglietto verde infatti è stato generalmente acquistato, anche se non sono partiti veri e propri movimenti in grado di superare supporti e resistenze strategici e tali da apportare modifiche strutturali alla lettura dei diversi quadri tecnici dei cambi valutari. Basti notare la price action del FXCM Dow Jones Dollar Index il quale pure è approdato fino ad area 10.440 punti, prima poi di ripiegare nuovamente sul supporto in area 10.420; ben lontano dunque dai punti di resistenza davvero degni di nota nel medio periodo, vedi area 10.500.
E le Borse
Proprio 2 giorni fa in questa sede avevamo sviluppato un ampio paragrafo dedicato alle dinamiche di prezzo delle Borse, dopo che ancora una volta l’’ S&P500 aveva compiuto nuovi massimi sotrici. Affermavamo come a dispetto dunque della congiuntura economica globale, delle varie dinamiche settoriali, delle politiche e dei piani industriali e delle strutture dei conti delle aziende, la facile reperibilità di dollari USA il cui rendimento è pressochè inesistente (volutamente sintetizziamo) avesse permesso il vero e proprio gonfiamento del prezzo delle azioni che appariva e tuttora appare di fatto inarrestabile nel momento in cui ancora sono in piedi le misure di iniezione di denaro nel sistema e i tassi di interesse restano radenti lo zero. Ancora, la costante mancanza dal lato dell’offerta rende di fatto le salite sempre meno importanti ed i volumi appaiono sempre più scarichi, ma l’eccesso di domanda continua di fatto ad alimentare i prezzi e lo farà probabilmente fino a che le due condizioni appena accennate non muteranno in maniera più decisiva di quanto non sia successo finora. Null’altro potrebbe infatti cambiare le aspettative di operatori che continuano a comprare in barba ai fondamentali e di istituzionali che perdurano nel loro processo di distribuzione fino a che evidentemente riterranno che i prezzi possano crescere per poi procedere ad ampi alleggerimenti dei propri portafogli. Le condizioni affinchè ciò avvenga non sembrano ancora così vicine, ed è proprio questo il punto: neanche dati che continuano ad essere lusinghieri sul fronte fondamentale del lavoro sono in grado di generare aspettative tali per cui esser vengano rapportate alle scelte di politica monetaria della Fed e quindi riflesse sui prezzi. Se così fosse le Borse dovrebbero iniziare a soffrire d’astinenza per la droga che non potrà essere più somministrata nei mesi a venire, e temere quanto meno che i famosi tassi a zero che ne sostengono i prezzi potranno essere sempre più lontani proprio dallo zero. Da qui l’importanza della forward guidance nel fornire stabilità ai mercati, anche se essa dipende in maniera esclusiva dalla credibilità della Federal Reserve che ha pure talvolta vacillato.
Poi la BCE
Per quanto fosse stuzzicante ritenere che dati sul lavoro Usa e Bce insieme potessero creare un mix esplosivo di volatilità e surriscaldare i mercati, la razionalità ci portava comunque a ritenere che il mercato si sarebbe più preoccupato di reagire nel breve alle comunicazioni provenienti da oltreoceano che a quelle che arrivavano da Francoforte. Dopo l’ampio pacchetto di misure di Giugno che ha visto il taglio dei tassi e l’implementazione di nuove misure di iniezione di liquidità al sistema bancario, non ci si poteva aspettare molto di più di quanto poi in realtà è successo. Tassi naturalmente invariati, e la conferma che la politica monetaria sarà ancora più accomodante e che vi è unanimità all’interno del Governor Council nel contemplare la possibilità di utilizzare politiche non convenzionali in futuro. Mario Draghi ha poi esposto la sua litania circa una moderata ripresa ed un’inflazione che resterà bassa nel 2014 per risalire lievemente nel 2015 e nel 2016. Nessun cenno alla forza dell’euro, se non che il tasso di cambio comunque rappresenta una variabile fondamentale per l’obiettivo della stabilità dei prezzi che l’istituto di Francoforte si propone. Unico spunto probabilmente interessante è stato quello in cui il banchiere centrale ha affermato che se dovessero cambiare le valutazioni sull’inflazione, la BCE è pronta ad usare l’arma del programma di acquisto di asset su larda scala (il famoso quantitative easing per intenderci). Beh, poco altro da esemplificare. Ma era doveroso farne cennlo. L’euro? Beh guidato esclusivamente dalla dinamica dollaro-centrica, e diremmo, per fortuna.
Indipendence Day
Negli Stati Uniti oggi naturalmente si celebrerà l’Indipendence day che porterà alla chiusura dei mercati d’oltreoceano e alla più generale assenza di alcun tipo di release macro. La liquidità sarà dunque molto ridotta e i movimenti potranno concentrarsi perlopiù nella sessione europea con la possibilità di assistere, non tanto a correzioni che già ieri si sono articolate, quanto a possibili ripartenze delle principali tendenze in atto. I volumi molto ridotti non precluderanno però possibili strappi di volatilità di breve, giustificati proprio dalla sottigliezza del mercato. Possibili delle buone prese di profitto sull’azionario che potrebbe dunque essere shortato, ma non sulla base di questa idea, bensì su segnali tecnici che andranno a palesarsi nel brevissimo.
QUADRO TECNICO
EUR/USD: i dollari acquistati in maniera generalizzata hanno fatto scendere in buona misura il cambio che comunque ha trovato una forte area di supporto corrispondente all’1,36. Questa l’area di transito peraltro del livello dinamico tracciato sugli ultimi tre minimi di swing e che portano alla configurazione di flag potenzialmente ribassista se proprio la sopracitata area dovesse cedere per favorire il livello di 1,3585 e 1,3565 in secondo luogo. Il posizionamento della media mobile esponenziale a 21 periodi può risultare d’ausilio dunque nel propendere per operazioni short con questi target dai quali poi pensare di potersi rimettere long gravitando sempre poi all’area di 1,36. In stop entry long consideriamo il livello di 1,3625 come trigger point verso 1,3645.
USD/JPY: 2 giorni fa parlavamo di come la chiusura daily vista martedì rappresentasse di fatto quello che si può definire un minimo di breve termine, il che vuol dire un pattern rialzista. E la chiave di lettura è stata buona in quanto ci trovavamo a 101,40. Lo swing rialzista ha già portato al raggiungimento dell’ottima area di 102,20 dalla quale sono partite le correzioni di breve che ora, da grafico orario, trovano le prime confluenze grafiche tra 102 e 102,10 per possibili ripartenze rialziste che permettono un buon rapporti rischio/rendimento, considerando area 101,30 come quella di approdo. Gli short appaiono decisamente meno convenienti da questo punto di vista, se non dopo la fascia di supporto compresa tra 101,85 e 101,75 per obiettivi sui minimi.
EUR/JPY: la possibilità di assistere a quello che si può definire come un massimo di breve termine potrebbe suggerire dei posizionamenti short sul cross per cui però converrà attendere la riapertura della settimana prossima. La divergenza regolare ribassista sul grafico a 4 ore tra prezzo ed oscillatore stocastico si sta ben sviluppando e può accompagnare discese fino a 138,50. Possibile, prima di questo approfondimento, assistere a lievi ripartenze al rialzo fino a 139, per poi vedere estrinsecarsi il movimento al ribasso. Long sopra 139 invece, con primo obiettivo a 139,30.
GBP/USD: perdura la grande forza di sterlina che dopo gli acquisti di dollari non ha esitato a riprendere il suo sostenuto percorso di crescita per mettere a segno nuovi massimi a 1,7175. La configurazione daily né è prova lampante in quanto la forza dei venditori testata ieri sugli approfondimenti al ribasso (pin daily) non ha trovato alcuna forza per proseguire, permettendo alle pressioni in acquisto di ritornare ad avere la meglio verso quello che appare come verosimile approdo a 1,72. Il 4 ore è stato ieri perfetto nella confluenza grafica tra livelli statici e media mobile esponenziale a 21 periodi, che ora si pone nuovamente a 1,7140 per far ripartire il prezzo sulle probabili correzioni di brevissimo.
AUD/USD: forti segnali short sul cambio, con la long white daily vista ieri che ha significativamente perforato la media mobile esponenziale a 21 periodi proprio sul grafico giornaliero che pure mostra una confermata divergenza regolare ribassista tra prezzo e stocastico. Verosimile dunque ora una correzione a flag estendibile fino a 0,9375 prima di ripartenze short verso 0,9330 dal quale poi attendersi potenziali e potenti breakout bearish. Se la prima resistenza dovesse fallire, possibile allungare in acquisto fino a 0,9410 prima di sposare lo scenario discesista. Sopra quest’area tornerebbe invece in auge lo scenario rialzista con tutti i riferimenti dei giorni scorsi.
Ger30 (DAX): il forte segnale di forza fornito sul daily del Dax non più tardi di 2 giorni ha trovato perfette conferme fino ai massimi precedenti. Sebbene la logica operativa porti a contemplare le possibilità di vendite a questi livelli, non si palesano in realtà chiari segnali in discesa. Short quindi che avrebbe il solo pregio di consentire un potenziale rapporto rischio/rendimento ottimale. Possibile dunque l’arrivo in area 9.990/10.000 punti per eventuali successive ripartenze. Non si possono però escludere nuovi massimi per i quali però è difficile ora valutare punti di ingresso. In questo caso l’attendismo potrebbe rivelarsi una buona virtù.
XAU/USD (Oro): logiche le discese di oro viste ieri nel momento in cui è stata ben rispettata la dinamica dollaro-centrica. Il famoso 8 ore del gold evidenzia ancora la confluenza grafica tra 1.310 e 1.315 come buona per sostenere riprese fino quanto meno ai punti di massimo a 1.331. Nel breve conviene però attendere il superamento di 1.322 per buoni long verso 1.325 ed appunto i massimi. Discreti gli short sotto 1.318 per target brevissimi a 1.315 e appunto 1.310 dollari l’oncia.

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