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Dal boom al crollo: cambiano le sorti delle materie prime nel 2018

Pubblicato 28.11.2018, 16:37
Aggiornato 02.09.2020, 08:05

Sarebbe dovuto essere l’anno dei tori delle materie prime come prevedevano in molti, dalla Banca Mondiale a Goldman Sachs, che si aspettavano un’impennata della domanda per quasi tutto, dal greggio, ai metalli, ai cereali. Invece, si è rivelato essere l’anno in cui gli orsi delle materie prime sono riusciti a compiere i più grandi sconvolgimenti nel greggio con perdite profonde che potrebbero impiegare molto per sistemarsi in tutto il settore.

I future delle materie prime rimasti in piedi dopo la carneficina del 2018 sono sporadici. I principali vincitori sono alcuni dei mercati più piccoli.

Natural Gas Weekly Chart

Il gas naturale, che riceve meno dei due terzi del denaro degli investitori che affluisce nel greggio, ha segnato il rialzo maggiore dell’anno: un’impennata di ben il 40%. Il greggio, invece, è crollato del 35%. L’avena rimbalza del 18% sebbene riceva solo il 3% dell’interesse della soia, crollata di quasi il 10% sull’anno in corso. Tra i metalli preziosi, il palladio schizza del 7% mentre il suo principale rivale, l’oro, che ha il doppio della dimensione di mercato, segna un tonfo del 7%.

Giù insieme ai titoli azionari

Sebbene ciascun sottosettore della classe di asset delle materie prime (energia, metalli e agricoltura) sia al ribasso, ciò che sorprende alcuni osservatori dei mercati è il collasso simile nella relazione inversa tra materie prime e titoli azionari. L’indice Bloomberg Commodity Index con 21 componenti è crollato dell’8%, mentre il principale indice azionario di Wall Street, il Dow Jones Industrial Average fatica a registrare rialzi.

Di solito, le materie prime offrono agli investitori l’opportunità di diversificare, il che significa che dovrebbero schizzare quando i titoli azionari sono al ribasso. L’indice del dollaro, altra scommessa contraria alle materie prime, ha avuto una performance in linea con le aspettative, però, rimbalzando del 6% sull’anno in corso.

Quindi, come ha fatto una classe di asset che ha iniziato l’anno in maniera tanto promettente (Goldman aveva affermato poco prima dell’inizio del 2018 che lo scenario della domanda di materie prime era “persino più forte rispetto ad un anno fa, con una crescita globale robusta e sincronizzata chiaramente evidente”) a cadere in rovina in questo modo?

La “guerra” commerciale ha dato inizio a tutto

Tutto è iniziato con l’impennata del dollaro precedente allo scontro commerciale USA-Cina di aprile, prima che la battaglia dei dazi tra i due paesi cominciasse a pesare sulla domanda di metalli e cereali, due delle principali importazioni cinesi dagli Stati Uniti. Persino allora, il prezzo del greggio ha continuato a schizzare per quasi cinque mesi fino ad ottobre, raggiungendo il massimo di quattro anni, tra le minacce del Presidente USA Donald Trump di azzerare le esportazioni petrolifere iraniane.

Poi, nello stesso modo violento in cui era iniziato l’anno per i tori delle materie prime, le cose hanno cominciato ad invertirsi quando le sanzioni USA sul greggio di Tehran si sono rivelate meno pesanti del previsto. Inoltre, la produzione petrolifera statunitense ha raggiunto i massimi storici, insieme a quella saudita e russa.

Al contempo, l’omicidio del giornalista saudita Jamal Khashoggi e il sospetto che sia stato organizzato dai sauditi hanno posto l’Arabia Saudita e il cartello dell’OPEC alla mercé di Trump, che da allora sta facendo pressione su Riad perché tenga alta la produzione e bassi i prezzi per evitare le sanzioni USA per l’omicidio.

La debolezza del greggio contagia le materie prime

WTI Weekly Chart

Questo il risultato: il mercato ribassista più lungo per il greggio che sta ora pesando su tutte le materie prime.

Goldman Sachs, in una nota di questa settimana, scrive che l’attuale debolezza delle materie prime è notevole considerato che non c’è una recessione in atto e che l’economia globale dovrebbe crescere del 3,5% nel 2019. Malgrado le miti sanzioni USA sull’Iran possano essere state il fattore scatenante del tonfo del greggio, non sono la ragione del persistere del selloff, spiega la banca di Wall Street, aggiungendo:

“Riteniamo che la risposta sia da ricercarsi nell’assenza di capitale di rischio discrezionale dedicato ai mercati delle materie prime. Senza i trader discrezionali, i trader sistematici rappresentano una fetta molto più grande del mercato ed hanno un’influenza esagerata sui prezzi delle materie prime”.

La responsabilità è delle macchine, non dell’uomo

Questi trader sistematici non sono semplicemente dei trader ma spesso si tratta di algoritmi, di macchine programmate per eseguire gli scambi come gli umani ma che di solito non tengono in considerazione i fondamentali.

Tali algoritmi, spiega Goldman,

“rispondono a pattern di prezzo o a sovrapprezzi di rischio percepito, che diventano più importanti dei fondamentali spot o persino delle previsioni anticipate di tali fondamentali. Storicamente, si focalizzano su strategie di vendita di slancio e volatilità per creare degli alfa”.

E aggiunge:

“Nel contesto attuale, le strategie di volatilità short sono diffuse, generando un’impennata della volatilità, mentre le strategie di slancio fanno scendere il mercato per quanto riguarda il greggio. Senza denaro discrezionale a fare da controparte, la liquidità del mercato si sta prosciugando, spingendo lo slancio al ribasso e causando un calo delle materie prime maggiore di quello dei titoli azionari, facendo sembrare che ci si aspetti un quadro della domanda molto più cupo”.

Il contesto attuale è “insostenibile”

La banca di Wall Street, tuttavia, afferma che l’attuale contesto dei prezzi del greggio è insostenibile e prevede che la situazione si risolverà con un taglio della produzione dell’OPEC previsto per l’incontro del cartello del 6 dicembre, nonostante le minacce di Trump. Goldman si aspetta inoltre che Trump e il leader cinese Xi Jinping raggiungano un accordo commerciale in occasione del summit del G20 di venerdì.

Detto ciò, ecco i rialzi (arrotondati) sull’anno in corso e le previsioni tecniche per le materie prime migliori di quest’anno:

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