Draghi si dimette: le conseguenze per gli investitori italiani

Pubblicato 21.07.2022, 07:29

Nella giornata di ieri, seppur con un’esigua maggioranza, è risultato evidente a tutti che la maggioranza di Governo vuole tornare alle elezioni. Tralascio tutti quelli che potrebbero essere i commenti politici (dico solo che a questo punto si poteva attendere il prossimo anno visto il momento delicato) e mi concentro solo su due effetti immediati che potrebbero subire gli investimenti made in Italy, ovvero:

  • Mercato azionario
  • Debito pubblico

I mercati odiano l’incertezza, e quando vedono incertezza vendono. In merito alla prima asset class, come sappiamo già nelle ultime settimane, solo a sentire l’odore della possibile crisi, diversi fondi speculativi hanno incrementato le posizioni short sul nostro mercato, noi ovviamente li stiamo aiutando a guadagnare.

Nell’immagine sotto, ho messo lo spaccato di luglio delle posizioni nette corte aperte sul mercato italiano.

Fonte: Consob.it

Oltre a questo, sappiamo che l’instabilità di governo porta a maggiori rischi, quindi i settori (come sempre è accaduto in passato) ad essere più colpiti, saranno quelli bancari ed assicurativi, per il semplice motivo che sono quelli che detengono maggiormente rispetto ad altre aziende e settori debito pubblico nei propri bilanci. E poco importa se una banca è solida e fa utili, in queste situazioni si vende tutto.

In merito alla seconda categoria, il debito, qui succede che i rendimenti iniziano a salire (essendo debito, ed essendo adesso noi più rischiosi, i creditori pretendono un guadagno maggiore) ed i prezzi a scendere. Morale, per chi già detiene debito italiano, si perdono soldi a seguito del calo dei prezzi, per chi invece deve comprarne, si richiedono interessi maggiori.

Ma se paghiamo interessi maggiori, parliamo di diversi miliardi, tutte queste risorse per ripagare il debito vengono tolte ad esempio dalle riforme, perciò si ripagano i creditori invece di fornire servizi ai cittadini.

Fonte: Investing.com

Nell’immagine sopra, ho messo i rendimenti del nostro titolo italiano principale, il BTP a 10 anni. Come possiamo vedere, nella famosa crisi dello spread, quando eravamo sul punto davvero di fallire, i rendimenti avevano superato il 7% (oggi siamo a circa metà ma ancora dobbiamo vedere i mercati come reagiranno nelle prossime settimane).

Per chi ha poca memoria, ricordo che la persona che oggi abbiamo fatto dimettere, è la stessa che il 26 luglio 2012 pronunciò le famose parole “Whatever it takes” (tutto ciò che è necessario) e che di fatto permise con la garanzia della Banca Centrale Europea, di far calare il rischio e la speculazione su di noi, con una conseguente riduzione dei rendimenti.

Perciò prepariamoci a dei mesi davvero complessi per i nostri mercati, perché si poteva aspettare il 2023, portare a termine il PNRR, ricevere i fondi europei, completare le manovre del programma di governo previste, e poi votare. Invece come sempre a noi italiani piace complicarci la vita, però sappiate che se la gente dimentica, i mercati non lo fanno.

Alla prossima!

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