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Speranza e Pessimismo

Pubblicato 09.01.2019, 09:06
Aggiornato 09.07.2023, 12:32
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Mercoledì 9 Gennaio

5 sessioni su 6 in positivo per Wall Street e soprattutto le ultime due, con una presenza presumibilmente più nutrita di operatori davanti agli schermi, caratterizzate da movimenti più compostie una volatilità meno isterica, ci consentono di fare il punto della situazione in un contesto che sembra aver riconquistato un minimo di compostezza dopo settimane davvero incandescenti. Scongiurato il pericolo che l’orribile finale del 2018 potesse innescare un ancora più terrorizzante inizio di 2019, la domanda chiave, per quanto scontata, è se ci si stia trovando al cospetto di un ‘relief rally’, ossia un semplice e fisiologico rimbalzo dopo la grande paura o a un recupero più solido e duraturo verso livelli quasi dimenticati dopo le recenti batoste.

Le ragioni della speranza

- I livelli di pessimismo raggiunti, nonchéla volatilità che ha caratterizzato la price/action sotto Natale hanno avutole chiare stimmate di una vera e propria capitolazione. Sono fenomeni che in genere segnano dei minimi di riferimento più e meno duraturi per un mercato.I flussi in uscita riportati a dicembre da ETFe fondi azionari e di corporate bond sono stati ingenti, come non si vedevano dal 2008/2009, segnale che il mercato ha iniziato il nuovo anno molto più sottopesato e prudente e nella necessità di dover inseguire eventuali rialzi.

Asset finanziario

Iniziamo il 2019 con gli asset finanziari più appetibili (in un contesto economico-finanziario peggiore...)

- La comunicazione della Fed Reserve, a lungo orgogliosamente (o testardamente a seconda dei punti di vista) pragmatica nel seguire il proprio libro di testo accademico con poca disponibilità a mostrare cautela/preoccupazione per fattori macro esogeni all’economia US e/o all’aumento di volatilità sui mercati, ha essa stessa fornitouna sua forma di capitolazione, esplicitando la massima flessibilità prospettica e una forte volontà di ascolto delle variabili di mercato in aggiunta aquelle congiunturali.

MSCI

Fonte: JP Morgan (NYSE:JPM)

- Non esiste solo una Fed-put (materializzatasi d’incanto in tempi recenti)ma anche una Trump-put. Man mano che passa il tempo e ci si avvicina alla campagna elettorale che partirà ufficialmente tra poco più di un anno lo stimolo per il Presidente a reagire ai ribassi sarà sempre più vivo e maggiore la probabilità che le sue politiche si pieghino, quantomeno tatticamente, al tentativo di sfruttare questa primaria (nella sua percezione almeno) arma di marketing, ovvero far sentire gli americani più ricchi.

- Nonostante a livello globale i dati macro siano indiscutibilmente peggioratinelle ultime settimane (gli indici PMI manifatturieri, considerati uno dei dati più tempestivi per leggere la congiuntura in tempo reale, sono stati pessimi), il recente rapporto sull’occupazioneamericano ha contribuito a fugare l’allarmismo su un possibile peggioramento repentino dell’economia.

I motivi del pessimismo

- Fed. Comunicare flessibilità e proattività prospettica (se le cose si mettono male sul mercato) rappresentala parte ‘facile’, di resa immediata, che ha già probabilmente sortito la maggior parte dei suoi effetti. Alludere al fatto che rallentare o eventualmente fermare la riduzione dello stato patrimoniale (i.e. il Quantitative Tightening) sia possibile è cosa diversa da intraprendere dei passi concreti in quella direzione. C’è poi ilproblema aggiuntivo rappresentato dal fatto che un mutamento diretorica della banca centrale (in senso dichiaratamente dovish) finisce, dopo un primo momento di supporto al mercato, per avere degli effetti negativi quando è motivato da un peggioramento della congiuntura economica, dal momento che va a confermare la paura degli investitori di un forte rallentamento e/o di una recessione in arrivo.

S&P 500

Fonte Ollari Consulting.

Quando la Fed inizia un ciclo di ‘easing’... solitamentenon è un buon momento per comperare...

- Apple (NASDAQ:AAPL) e le trimestrali in arrivo. Il recente annuncio da parte del produttore degli iPhone di un revenue-warning causato principalmente da un rallentamentodelle vendite in Cina è diventato un simbolo della narrativa secondo cui alla fine non ci sono facili vincitori in una guerra commerciale, specialmente in un sistema produttivo fortemente globalizzato e interconnesso come quello che si è affermato negli ultimi 25 anni. Immagino ci sia da attendersi che il caso Apple non risulti isolato e che questo tipo di analisi verrà tenuta viva nelle parole allarmate di altri CEOs che comunicheranno una guidance peggiore, riconosceranno un futuro più incerto e una mancanza di visibilità nel dipingere gli scenari futuri in cui si dovranno muovere le proprie corporation.

Apple

- Stimolo fiscale in attenuazione. Nella prima parte della Trade War, un supporto forte a Corporate-America è indubbiamente arrivato, oltre che dall’attenta scelta delle categorie merceologiche interessate dalle tariffe, anche dal potente stimolo fiscale varato dalla Casa Bianca a fine 2017. Nel 2019 questa rete di protezione andrà ad affievolirsi e che possa venire prorogata/rimpiazzata con facilità, eventualmente da un piano infrastrutturale bi-partisan voluto anche dai Democratici, mi sembra stia diventando più improbabile. Nelle prossime settimane le tensioni politiche sono destinate a peggiorare con Trump che finirà sotto violento attacco per i risultati dell’inchiesta-Mueller e avvicinandosi la scadenza elettorale del 2020 gli incentivi per i Democratici a sostenere l’economia non potranno che venire meno.

- Con l’inizio delle trimestrali entriamo anche nella fase, che durerà fino all’inizio di febbraio, in cui è più forte l’embargo complessivo all’acquisto di azioni proprieda parte delle aziende che andranno a riportare i risultati in seguito. Una fase che si è comprensibilmente dimostrata di maggiore vulnerabilità per gli indicisu eventuali ribassi azionari negli ultimi 12-18 mesi.

Almeno per ora credo che la scelta tra vedere un bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto sia soprattutto una questione di livello dei prezzi e di rapporto probabilistico tra rischi di perdita e opportunità di guadagno. Un modo forse complicato per ribadire che nel 2019 la dinamicità e la flessibilità d’azione, cercando di evitare di affezionarsi a scenari, visioni, posizioni con orizzonti temporali troppo lunghi (i.e. superiore al trimestre), saranno una caratteristica di gestione molto utile. Prendendo come riferimento globale (come quasi sempre faccio) l’S&P 500, ragionerei sull’ipotesi iniziale di avere davanti a noi un range molto volatile tra 2300 e 2700. Man mano che saliamo quindi (anche senza considerare la puntata sotto 2400, quasi invisibile perchi è riuscito a godersi la pausa natalizia, siamo già saliti parecchio e in poco tempo dai minimi recenti) l’incentivo a rimanere investiti diminuisce. L’indice sembrerebbe avere la forza per violare l’area 2555-2585, un’area statica di minimi toccati tra marzo e aprile e poi nuovamentea dicembre prima di un ulteriore crollo. Dovesse riuscire a consolidare sopra questi livelli sarebbe indubbiamente un segnale positivo per i rialzisti e la resistenza successiva si presenterebbe nell’area di congestione 2640-2660 che contiene anche il livello di ritracciamento (50%) dell’intera discesa del Q4.

S&P 500

Oggi sarà una sessione leggera sul fronte dell’agenda macro. Le minute dell’ultimo FOMC, che verranno pubblicate stasera, difficilmente muoveranno un mercato che ha avuto nel recente intervento di Powell dei punti di riferimento ben più attuali. La Bank of Canadadovrebbe lasciare i tassi invariati (1.75%, 4pm) a valle della sua riunione monetaria. Nella notte verranno annunciati di dati di inflazione cinese (PPI/CPI) in attesache, venerdì, venga pubblicato il piùimportante dato della settimana, il CPI US.Buona giornata.

Il desk rimane come sempre a disposizione per ulteriori approfondimenti.

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