Rassegna giornaliera sul mercato forex, 9 settembre 2020
Analisi realizzata alla chiusura del mercato statunitense a cura di Kathy Lien, Direttrice di FX Strategy per BK Asset Management.
L’annuncio di politica monetaria della Banca Centrale Europea è l’evento di rischio più importante di questa settimana. Basandosi sulla persistente debolezza dell’euro, gli investitori si preparano ad un atteggiamento cauto da parte della BCE. Secondo i mercati dei tassi, gli EONIA (Euro Overnight Index Average) della BCE mettono in conto un taglio di 10 punti base nel 2021. La banca centrale potrebbe tagliare i tassi di interesse il prossimo anno? Forse. Ma un taglio questa settimana è sicuramente da escludersi. L’unico scenario in cui la banca centrale potrebbe abbassare i tassi di interesse nei prossimi tre-sei mesi sarebbe nel caso di una vera e propria seconda ondata di coronavirus, con un ritorno a rigidi lockdown ed un tonfo dei mercati tra il 20% ed il 30%. Questi scenari sono possibili ed alcuni osservatori dei mercati ne indicherebbero una probabilità di oltre il 50% ma, fino a quando non si realizzeranno, la BCE risparmierà le munizioni.
Detto questo, la Presidente Christine Lagarde ha tutte le ragioni per essere cauta. L’Europa si trova in mezzo ad una seconda ondata; le trattative sulla Brexit stanno saltando e rappresentano una minaccia per tutta la regione; l’euro è forte, la crescita si sta moderando e l’inflazione è debole. Il secondo trimestre è stato difficile per la zona euro e, sebbene il terzo trimestre sembri migliore da quasi ogni punto di vista (tranne l’inflazione), il rischio di una correzione sui mercati e che i casi di virus rallentino l’attività economica rende difficile credere che i miglioramenti degli indici PMI di agosto saranno duraturi.
Considerato il recente cambiamento della strategia di inflazione della Federal Reserve, gli investitori cercheranno di capire se anche la BCE modificherà le sue linee guida sulla politica monetaria. Un’inflazione bassa è un problema più grave per l’Europa che per gli USA. L’indice IPC annuo tedesco è invariato, la stima sull’indice IPC della zona euro è negativa e l’inflazione core ha segnato il minimo storico dello 0,4% su base annua ad agosto. Questo calo potrebbe spingere la banca centrale ad abbassare le previsioni sull’inflazione e suggerisce che il suo programma PEPP da 1,35 mila miliardi di euro è un obiettivo, non un tetto. L’euro ha visto una ripresa questo mercoledì sulla notizia che la banca centrale potrebbe mostrare più fiducia nelle sue prospettive economiche, il che costituirebbe un riferimento al PIL e non all’inflazione. Dopo i commenti del capo economista della BCE Philip Lane secondo cui il tasso di cambio euro/dollaro ha effettivamente importanza, ci aspettiamo che Lagarde esprima la stessa frustrazione. Se abbiamo ragione e la BCE abbasserà le previsioni sull’inflazione e suggerirà ulteriori interventi a dicembre, il cambio EUR/USD potrebbe crollare a 1,1650. Tuttavia, se non dovessero essere apportati cambiamenti, il cambio EUR/USD potrebbe tornare sopra 1,1850.
Indicatori economici zona euro.
La ripresa dei titoli azionari USA e del rendimento dei Buoni del Tesoro ha aiutato il cambio USD/JPY a tornare sopra 106. La coppia è stata scambiata in un range molto stretto, tra 105,80 e 106,55 nell’ultima settimana, con le notizie ed i flussi dei mercati azionari che sono stati l’unico potenziale fattore per un breakout. Considerate le nostre aspettative di un’ulteriore correzione del mercato azionario, pensiamo che il rally della coppia USD/JPY sarà limitato. I prezzi alla produzione saranno pubblicati domani e, anche se il rialzo della componente dei prezzi pagati dell’indice manifatturiero dell’ISM dovesse segnalare un’inflazione più forte, gli investitori ignoreranno ogni miglioramento dopo la decisione della Fed di modificare la sua strategia di inflazione.
Il dollaro canadese sale sulla scia dell’annuncio di politica monetaria della Banca del Canada. Come previsto, la BoC ha lasciato i tassi di interesse invariati ed ha dichiarato che l’economia è in ripresa. Come le altre banche centrali, crede che l’attuale politica accomodante sia necessaria, in quanto si aspetta che “questa forte fase di riapertura sia seguita da una fase di recupero prolungata ed irregolare, che dipenderà molto da un supporto di politica monetaria. La politica monetaria sta funzionando per supportare le spese delle famiglie e gli investimenti delle imprese, rendendo i prestiti più convenienti”.
Il dollaro australiano e quello neozelandese salgono sulla scia dei dati più incoraggianti. In Australia, i mutui per le case sono saliti dell’8,9%, oltre quattro volte più del previsto. Anche la fiducia dei consumatori ha visto una netta ripresa a settembre, malgrado il lockdown a Victoria. In Nuova Zelanda, l’indice ANZ sulla fiducia delle imprese è salito a -26 da -41,8. La sterlina, invece, continua a scendere dopo che il governo britannico ha espresso l’intenzione di infrangere l’accordo di divorzio ignorando alcune parti del protocollo sull’Irlanda del Nord.