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L’euro non riesce a mantenere i guadagni nonostante l’ottimismo della BCE

Pubblicato 11.09.2020, 10:06
Aggiornato 09.07.2023, 12:31
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Rassegna giornaliera sul mercato forex, 10 settembre 2020

Analisi realizzata alla chiusura del mercato statunitense a cura di Kathy Lien, Direttrice di FX Strategy per BK Asset Management

L’euro è schizzato sopra 1,19 sulla scia dell’annuncio di politica monetaria della Banca Centrale Europea. La BCE è stata meno cauta del previsto ma la moneta unica non è riuscita a mantenere i guadagni in quanto salgono i rischi sulla Brexit e i titoli USA mostrano l’inizio di un’inversione. La Presidente della Banca Centrale Christine Lagarde è stata più tranquilla del previsto in quanto ha chiesto ai mercati di non reagire esageratamente ai guadagni dell’euro. Ha ammesso che si è discusso sull’euro ma ha affermato che non si agirà sul tasso di cambio ma si guarderà agli effetti sull’inflazione.

La banca centrale ha rivisto al rialzo le previsioni di crescita per il 2020, 2021 e 2022 ed ha spinto le previsioni di inflazione. Dopo il minimo storico dell’IPC di questo mese, gli investitori temevano una revisione al ribasso delle proiezioni sull’inflazione da parte della BCE, mentre i rialzi decisi dalla banca ne mostrano la fiducia nell’economia. Infatti, Lagarde ha dichiarato che i dati indicano un forte rimbalzo, con l’attività manifatturiera in salita e la ripresa della domanda interna. Ha ammesso che resta l’incertezza e che è ancora necessario un forte stimolo, ma la morale della favola è che la BCE è meno preoccupata dalle previsioni economiche di quanto previsto dai trader dell’euro. Sebbene si possa dire che l’inversione dell’euro rifletta lo scetticismo dei mercati, questo potrebbe essere legato all’avversione al rischio e ai timori per una Brexit fuori controllo. Detto questo, ci aspettiamo che l’euro salga contro la sterlina, si indebolisca contro lo yen e cerchi la direzione contro il dollaro USA.

A differenza dell’euro, che ha chiuso la giornata in salita contro il biglietto verde, la sterlina ha registrato un forte selloff. Negli ultimi sette giorni di scambi, il cambio GBP/USD è crollato di circa 600 punti, mentre il cambio EUR/GBP è salito di oltre 300. Intanto, diventa sempre più probabile che il Primo Ministro Boris Johnson vada avanti verso una “hard Brexit”. Il governo non intende ritirare la propria legge sul mercato interno, che secondo l’UE viola l’accordo. L’Unione Europea ha dato tempo fino alla fine del mese a Johnson per modificare la legge in questione. La portavoce della Camera USA Nancy Pelosi ha avvisato che gli USA non supporteranno un accordo USA-GB se la Gran Bretagna violerà l’accordo per l’uscita dall’UE. Le cose si fanno complicate proprio nel momento peggiore, con i nuovi casi di coronavirus in aumento e l’economia che cerca di riprendersi. Si prevedono ulteriori ribassi per la sterlina mentre gli investitori restano a guardare l’evoluzione degli eventi. Non crediamo che i dati di domani su produzione industriale e bilancia commerciale possano distrarre da  questa questione.

Intanto, nonostante i dati migliori del previsto sui prezzi alla produzione ed un’altra settimana di richieste di sussidio sotto i 900.000, il dollaro USA è stato misto. È rimasto invariato contro lo yen ed il dollaro australiano, è andato  in selloff contro euro e franco svizzero e si è apprezzato contro la sterlina, il dollaro neozelandese ed il dollaro canadese. Le dichiarazioni dei funzionari della Banca del Canada non hanno avuto un grande impatto sul loonie. Con la nuova strategia sull’inflazione messa in atto dalla Fed, molti si sono chiesti se la BoC avrebbe fatto degli interveti analoghi oppure no. Il governatore della BoC Tiff Macklem non ha chiarito questo punto ma ha affermato che il programma di Quantitative Easing ha lo scopo di raggiungere l’obiettivo di inflazione. Per questa sera sono previsti i dati PMI manifatturieri in Nuova Zelanda.

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