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I mercati delle criptovalute hanno appena chiuso uno dei mesi peggiori mai registrati dalla classe di asset, con quasi tutte le principali monete che hanno subìto selloff a doppia cifra. A sottolineare quanto siano stati ribassisti i movimenti delle cripto il mese scorso, al momento ci sono 9 valute digitali con una capitalizzazione di mercato superiore al miliardo di dollari, rispetto alle 14 di fine ottobre. Le cinque che sono uscite dall’elenco sono TRON, Monero, IOTA, Dash e NEM.
Delle restanti 9, tutte hanno chiuso il mese ad un livello inferiore rispetto all’apertura dell’ultimo giorno di scambi di novembre. La capitalizzazione di mercato delle monete digitali è scesa a 117,2 miliardi di dollari il 25 novembre, il minimo dall’agosto 2017, prima di segnare una ripresa e chiudere il mese a 134,9 miliardi di dollari.
Dal picco di un anno fa, il cripto-mercato ha perso in totale circa 700 miliardi di dollari di valore. Secondo Charlie Bilello, analista di Pension Partners, “la capitalizzazione di mercato combinata delle 20 principali criptovalute segnata alla fine del 2017 è scesa di oltre 400 miliardi di dollari sull’anno in corso”.
Bitcoin, la principale valuta digitale mondiale per capitalizzazione di mercato, è crollato di quasi il 36,5% a novembre, chiudendo il mese intorno al livello di 4.200 dollari. È brevemente sceso sotto il livello di 3.500 dollari nel fine settimana del Ringraziamento per la prima volta dal settembre 2017.Bitcoin chartSul prezzo ha pesato molto la notizia della fork del Bitcoin Cash, in quanto gli investitori temevano che potesse far scendere la domanda di Bitcoin. Il Bitcoin è crollato del 70% dall’inizio dell’anno e di circa l’80% dal picco di 20.000 dollari toccato a fine 2017. “Si tratta della correzione maggiore dal 2013-2015”, spiega Bilello, “un tonfo dell’82% dal massimo del dicembre 2017”.
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Stanno ora circolando voci secondo cui gli Stati Uniti starebbero indagando per capire se l’impennata delle criptovalute dell’anno scorso sia stata alimentata in parte da manipolazione. E anche questo viene considerato un ostacolo per il settore delle monete digitali.
Inoltre, su base tecnica, la maggior parte delle monete digitali è rimasta stabilmente sotto le rispettive medie mobili su 200 giorni, un indicatore tecnico seguito con attenzione. E questo di solito indica che i venditori restano al comando.
Di seguito, esamineremo alcune delle principali perdenti tra le criptovalute con un valore più alto che hanno registrato i crolli peggiori il mese scorso.
[Nota: Questo articolo non deve essere considerato una sponsorizzazione, né un consiglio di investimento. È un semplice resoconto. Bisogna effettuare una due diligence prima di investire su qualsiasi asset o classe di asset. Le statistiche sulle monete sono state effettuate il 1° dicembre 2018. I valori potrebbero essere differenti a seconda di quando leggerete l’articolo.]
Il prezzo di un Bitcoin Cash (BCH/USD) il 1° novembre era di 427,63 dollari, prima di crollare del 59,6% alla fine del mese a 170,39 dollari. È sceso al minimo storico di 148,55 dollari il 25 novembre.
Il Bitcoin Cash, attualmente la quinta moneta alternativa con più valore in circolazione, con una capitalizzazione di mercato di circa 3,0 miliardi di dollari, segna un tonfo di quasi il 93% finora quest’anno. E questo la rende la criptovaluta con la seconda performance peggiore del 2018 fino a questo momento, seconda solo a Cardano, che ha perso il 95% del suo valore.
Le perdite si sono registrate quando la moneta digitale si è divisa in due contestate versioni il 15 novembre: “Bitcoin ABC” e “Bitcoin SV”, abbreviazione di “Satoshi’s Vision”. Eventi simili di solito avvengono quando c’è disaccordo all’interno della comunità circa il modo in cui scalare una criptovaluta in maniera efficace al fine di gestire un volume di trading maggiore.
“Il mercato alla fine deciderà quale chain le persone vogliono possedere. Sono gli investitori e gli utenti che in fondo supportano il valore di una criptovaluta. Presumendo che i miner siano motivati economicamente e non ideologicamente, l’hash rate dovrebbe seguire il prezzo”, scrive Jordan Clifford, cofondatore di Scalar Capital, un’agenzia di gestione di criptoasset, in un post su Medium.
Dopo aver cominciato il mese a 5,2866 dollari, EOS (EOS/USD) è crollato del 44,8% a novembre, chiudendo a 2,8962 dollari. Il 30 novembre è sceso al minimo di un anno di 2,8254 dollari.
Al momento è il sesto principale token digitale in circolazione, con una capitalizzazione di mercato di quasi 2,6 miliardi di dollari. È crollato del 66% finora quest’anno.
Perlopiù, non c’è stato un motivo particolare per il recente calo di EOS. Sta semplicemente rispecchiando i tonfi registrati da quasi tutte le criptovalute più famose sul mercato il mese scorso.
Il prezzo di una moneta di Ethereum si è attestato a 199,73 dollari il 1° novembre, prima di crollare a 103,03 dollari il 27 novembre, il minimo dal 19 maggio 2017. Ha chiuso il mese a 113,68 dollari, con un tonfo del 42,7%.
Ai prezzi attuali l’Ethereum ha una capitalizzazione di mercato di circa 12,1 miliardi di dollari ed è la terza principale criptovaluta. Sull’anno in corso, l’Ethereum è colato a picco dell’85,4%.
Come molte altre monete sul mercato, Ethereum ha visto il suo valore ridotto dall’attuale calo dei prezzi, sebbene non ci sia stata una ragione particolare per le vendite se non il sentimento ribassista generale che sta pesando sulla classe di asset.
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