La reazione delle Borse mondiali rispetto alle ultime notizie relative al coronavirus non si sono fatte attendere. I mercati tornano a scambiare in forte ribasso. La situazione tecnica sembra ulteriormente indebolirsi a seguito dei forti contraccolpi economici e finanziari che hanno rappresentasto il leit motiv non solo nel più grande Paese asiatico. Concentrando l'attenzione su alcune materie prime, ecco una breve analisi delle stesse.
Il natural gas sembra aver decisamente ripreso la tendenza partita a seguito della Upper Shadow di Novembre 2019, visibile sul grafico giornaliero. Configurazione che ha dato il via ad una situzaione di ribasso imminente, preceduta da un lungo trend rialzista. I livelli attuali a 1,855 dollari per un milione di British Thermal Unit, conseguenza di una domanda bassa, appaiono calamitati verso il supporto già precedentemente individuato a 1,754 dollari e che sostanzialmente rappresenta la zona dei minimi toccati nel 2016, precisamente nel mese di marzo. Le Three Black Crows sembrano voler riprendere e consolidare il ribasso. Tuttavia, dal supporto indicato potrebbero ripartire dei nuovi acquisti.
Il petrolio continua a risentire del rallentamento dell'economia e del clima di incertezza che si è notevolmente amplificato a causa della preoccupante situazione relativa al coronavirus. Fatta questa doverosa premessa ed in attesa delle diatribe interne all'OPEC e dei no della Russia, senza tralasciare l'aumento degli stock di greggio registrati puntualmente nelle utlime settimane, il prezzo del WTI è ripiombato a 51,28 dollari al barile, proiettandosi nuovamente verso il supporto a 49,52 dollari ben evidenziato da tempo. Solo una rottura del suddetto livello innescherebbe l'avvio di ennesimi ribassi e spingerebbe il prezzo intorno ai 45,59 dollari vicino al vecchio supporto del 2017.
Il rame riveste un ruolo decisamente importante per le numerose aziende cinesi che hanno momentaneamente chiuso i battenti. Da monitorare costantemente il vecchio supporto del 2016 in area 2.454 che agli inizi di febbraio dell'anno in corso sembrava volesse ritestare. Il rimbalzo dai 2.490 ha avviato una serie acquisti fino al raggiungimento di quota 2.630, sostanzialmente riprendendo i minimi di dicembre 2019. Ci troviamo dinanzi ad una breve lateralità che rende difficile orientare le posizioni.
Fin dove arriverà il metallo giallo? Nell'utlimo articolo che ho scritto "Alla ricerca del vecchio bene rifugio. La febbre dell'oro" mi sono cimentato in una breve analisi, focalizzando l'attenzione sull'importanza della materia prima e sull'atteggiamento delle stesse banche centrali del Vecchio Continente. Il grafico mette in luce la sua forte risalita verso i 1700 dollari l'oncia. Da monitorare, sul lungo periodo, ed in caso di cambio di tendenza, il supporto in area 1548 dollari l'oncia.
Interessante ritornare sul palladio che ha di gran lunga rotto la resistenza 2423,80 dollari l'oncia, portandosi con una Upper Shadow sul grafico daily testando i massimi a 2753 dollari, continuando in maniera imperterrita la sua tendenza long iniziata prepotentemente dalla metà del 2019. Attualmente una fase di respiro caratterizza i livelli del palladio a 2571 dollari. Se dovesse rientrare nell'area evidenziata sul grafico e proiettarsi verso una eventuale rottura del supporto a 2151,70 la tendenza potrebbe in queso caso cambiare.