In un recente paper recent Merrill Lynch (Gruppo Bank of America (NYSE:BAC)) ha declinato una nuova versione del ben noto acronimo FANG. Un acronimo che, nel tempo, aveva subito diverse declinazioni nel tempo, restando comunque sempre ancorato al settore della tecnologia. L’indice FANG originario, infatti, includeva infatti prima Facebook (NASDAQ:FB), Amazon (NASDAQ:AMZN), Netflix (NASDAQ:NFLX) e Google (NASDAQ:GOOGL) (2013), a cui poi si è aggiunta anche Apple (NASDAQ:AAPL), facendolo diventare FAANG. In un’altra formulazione, si è parlato, forse più propriamente, anche di FAAMG, con l’uscita di Netflix da questo Olimpo della tecnologia e l’inclusione della più capitalizzata Microsoft (NASDAQ:MSFT), con il risultato di includere le 5 aziende più capitalizzate dell’S&P 500, tutte comunque appartenenti al segmento della tecnologia in senso trasversale.
Un paniere capace di primeggiare, come market cap, non solo a Wall Street ma anche tra tutte le aziende quote dei paesi sviluppati. Social media, E-commerce, dispositivi Hi-Tech, Entertainment, informatica, motori di ricerca: insomma il non plus ultra dello stile di investimento Growth. Uno stile dominante per tutto il secondo decennio del secolo, mentre nel primo era stato il suo antagonista (lo stile ‘Value’) ad avere la meglio. Le politiche ZIRP, la deflazione e la globalizzazione tra i fattori principali che hanno portato ad una extraperformance poderosa dello stile Growth, poi addirittura accelerata dalla crisi determinata dal Covid.
Il post Covid offre però la visione di un mondo che potenzialmente sta cambiando e che porta con sé variazioni di approccio anche in logica intermarket nei portafoglio. E’ terminato il lungo percorso ribassista della commodities (in corso proprio dal 2010/2011) ed il ritorno in auge di tutto il mondo delle materie prime. La rottura della trendline nel ratio tra CRB e MSCI World nel corso del 2021 ha segnalato un possibile cambio di regime, anche in virtù di una ritrovata spinta inflazionistica che poi, nel corso del 2022, ha dato segnali ancora più rafforzati.
Se l’inflazione promette quindi di restare nel mondo della finanza ancora per diverso tempo (e da qui tutte le politiche aggressive che le banche centrali si apprestano a varare), occorre tener conto anche di un contesto macroeconomico e geopolitico diverso rispetto al passato. Certo, i trend di lungo periodo che spingono verso la deflazione (come l’invecchiamento della popolazione o le nuove innovazioni tecnologiche) rimangono ma si confrontano ora con altre forze contrastanti altrettanto forti.
Se nel 2018 si era avuto un primo assaggio delle tensioni commerciali tra stati ed aree regionali (USA vs Cina in particolare), nel 2022 la guerra tra Ucraina e Russia ha esacerbato una visione del mondo dicotomica e a blocchi. Da una parte, l’Occidente (USA e alleati), dall’altra parte Cina, Russia e altri paesi nell’orbita di questi paesi. Una divisione che potenzialmente può portare ad un mondo meno globalizzato e meno cooperativo, dove la scarsità di risorse strategiche può diventare un driver anche degli eventi macroeconomici e finanziari. Non a caso Pechino ha fatto incetta di risorse nel continente africano e che Putin, al di là delle dichiarazioni che coinvolgono il progetto di una restaurazione di una Grande Russia, miri a conquistare l’Ucraina, crocevia strategico nell’approvvigionamento di materie prime da parte dell’Occidente.
Ma torniamo all’intro iniziale riguardante i FAANG. Come detto, Merril Lynch ne ha declinato un'altra versione, di matrice totalmente opposta. Un nuovo acronimo che raggrupperebbe ora Fuels (energia), A (aerospace e difesa), A (agricoltura), N (nucleare e rinnovabili), G (Gold & Metals & Minerals). Beni potenzialmente scarsi ma anche oggetto di controllo strategico per il futuro. Importanti, in tale ottica, quindi, i rischi di geopolitica e collegati a ‘hard assets’ che possono rappresentare un driver anche in ottica finanziaria.
Ecco quindi qualche idea per la copertura di queste tematiche di investimento.
Energia e combustibili
In tema energetico, vi sono diversi ETF che coprono l’area. Si va dai classici ETF World Energy, proposti dai principali emittenti come Lyxor, DB e iShares) e che raggruppano i principali operatori dell’Oil & Gas, fino a versioni più specializzate, come quello di Han (Alerian Midstream Energy Dividend) che raggruppano le società che incamerano pedaggi sulla base dei volumi di petrolio e gas, stoccati e trasportati nelle reti infrastrutturali. Si aggiungono ovviamente tutti i vari ETC sui prodotti petroliferi.
Agricoltura
In tema invece di agricoltura, interessante l’ETF di iShares, quotato su Xetra, che investe invece in società correlate ai settori agricoli globali (iShares Agribusiness). Un modo quindi per agganciarsi al trend in aumento dei prezzi delle materie prime agricole, anche in questo caso investibile tramite i diversi ETC sul segmento)-
Per quanto riguarda invece il segmento aerospace e, soprattutto difesa, si può ricorrere a prodotti specifici fortemente correlati al possibile aumento delle spese militari. L’ETF iShares US Aerospace & Defence è però non armonizzato, così come quelli di altri emittenti come SPDR, ARK e Direxion.
Nucleare e Rinnovabili
Per quanto riguarda invece il nucleare, lo Strategic Certificate su Vontobel Nuclear Energy Index investe in un paniere di 25 titoli (equipesati al 4%) di società mondiali coinvolte nella generazione di energia nucleare. In questo tema il dibattito è particolarmente acceso, anche per la semplice definizione della tassonomia delle fonti ‘green’: da un lato il rischio di escludere il nucleare dal mix energetico futuro, dall’altro tutte le problematiche soprattutto di sicurezza e gestione delle scorie.
Accanto a questo tutta la tematica delle rinnovabili (Clean Energy) è tornata fortemente di attualità, proprio per rendere più robusta la diversificazione delle fonti energetiche per il futuro. ETF, fondi e certificati non mancano, anche se vanno osservati con cura i panieri dei diversi emittenti (Lyxor, L&G, Invesco, First Trust, HAN ETF, Global X, oltre ad emittenti di Certificati come Vontobel e Leonteq), per le diversità nella composizione. Qui la tematica è anche legata ai multipli di queste società, elemento che le rende sensibili al possibile aumento dei tassi di interesse.
Oro, Metalli, Minerali
Anche in questo campo le scelte sono molte: dai panieri sui titoli auriferi fino agli ETC su oro e metalli preziosi o industriali. Allargando la tematica, le scelte possono spingersi fino a quei settori sulle risorse naturali o di base (Basic Resources e World Materials). PIù di nicchia, ma ugualmente interessante, l’ETF di Vaneck “Rare Earth & Metals”, dove troviamo società che operano nel settore dei cosiddetti metalli strategici (cromo, cobalto, gallio, rodio, stagno, selenio e altri). Aggiungiamoci, anche se non propriamente classificabile come metallo o minerale, anche il legno, copribile, tramite investimenti attraverso l'ETF di iShares su Timber & Forestry.
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