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Fed: l’attacco di Warren non va bene per la rinomina di Powell

Pubblicato 04.10.2021, 13:29

Puf! Spariti!

Due membri del Federal Open Market Committee (FOMC) che due settimane fa hanno serenamente preso parte al vertice, non ci saranno più al prossimo vertice di novembre. Non sono cose che accadono tutti i giorni.

Robert Kaplan, direttore della Federal Reserve Bank di Dallas, ha rassegnato le sue dimissioni dopo lo scandalo dei trade multi milionari in azioni mentre la Fed stava gonfiando il mercato azionario con gli acquisti di asset. Il presidente della Fed di Boston Eric Rosengren si è dimesso per problemi di salute dopo la notizia di trade molto più modesti. down after much more modest trades were revealed, citing health issues.

Entrambi erano vicini alla pensione, ma lo scandalo ha già intaccato la reputazione della Fed e potrebbe costare al Presidente Jerome Powell un secondo mandato.

Controversie crescenti; rischi inflazionari

E non è finita. Durante il weekend è emerso che il Vice president della Fed Richard Clarida è passato da 1 milione di dollari a 5 milioni da bond in azioni a febbraio 2020, il giorno prima che Powell annunciasse che il COVID-19 avrebbe potuto portare ad un forte stimolo monetario dalla banca centrale.

Si è trattato solo una coincidenza, dice la Fed. Una coincidenza con una tempistica perfetta.

Niente di tutto ciò va bene per la rinomina di Powell, nonostante il supporto confermato dei suoi alleati. Il Wall Street Journal ha suggerito che la nomina da parte del Presidente Biden di Saule Omarova a Direttrice dell’Office of the Comptroller of the Currency, l’autorità bancaria più importante dopo la Fed, è stata decisa per accontentare i progressisti, in modo da poter rinominare Powell.

Omarova, cresciuta in Unione Sovietica, di recente ha chiesto ufficialmente la fine delle banche come le conosciamo, centralizzando i depositi nella Fed. I critici stanno dicendo che la sua nomina, che ha richiesto nove mesi all’amministrazione per stabilirsi, affronta quello che viene definito un percorso accidentato per la conferma in un Senato 50-50. I progressisti potrebbero rimanere delusi e chiedere la testa di Powell.

Durante un’udienza la scorsa settimana, la senatrice Elizabeth Warren, il flagello delle banche, ha definito Powell “un uomo pericoloso a capo della Fed” e si è impegnata a votare contro la sua rinomina. La sua è critica che Powell si è mosso troppo verso la deregolamentazione delle banche. Temeva che avrebbe “spinto questa economia di nuovo su un precipizio finanziario”.

Un po’ persa nelle polemiche sul personale è la crescente sensazione che l’inflazione non sia transitoria. Powell stesso ha riconosciuto in una tavola rotonda la scorsa settimana che il tasso di aumento dei prezzi sta durando più a lungo di quanto aveva previsto e continuerà nel prossimo anno.

L’economista di Harvard Larry Summers, forse sentendo che un profeta è senza onore nel suo paese, ha portato i suoi avvertimenti sull’inflazione a un pubblico più ricettivo nel quotidiano finanziario tedesco Handelsblatt. Ha ribadito in un’intervista del fine settimana che i rischi dell’inflazione negli Stati Uniti e nel mondo sono sottovalutati. Ha paragonato i rischi attuali a quelli che si sono accumulati negli Stati Uniti verso la fine degli anni ‘60, portando alla stagflazione degli anni ‘70.

L’indice dei prezzi delle spese per i consumi personali è aumentato dello 0,4% nel mese di agosto e del 4,3% sull’anno, il più grande rialzo dal 1991, secondo i dati rilasciati venerdì. L’indice PCE core, che esclude i costi di alimentari ed energetici, è il dato preferito dalla Fed per l’inflazione; ha registrato un aumento dello 0,3% su base mensile e del 3,6% su base annua.

Ma la questione principale, essendo Washington, DC, è la politica. La rinomina di Powell, come dimostra il rimprovero di Warren, è stata presa nella divisione politica tra i Democratici, con i progressisti che combattono i moderati per l’anima del partito.

Come ha ironizzato l’economista Ed Yardeni, potrebbe essere il mandato di Powell, non l’inflazione, a rivelarsi transitorio.

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