Una cosa è analizzare il gas naturale dalla prospettiva offerta-domanda. Un’altra è concentrarsi direttamente sul proverbiale “elefante nella stanza”, ossia quanto potrebbero scendere i prezzi prima che inizi il vero freddo negli Stati Uniti.
Dopo la ripresa dal peggior sell-off settimanale in 19 mesi, che ha cancellato il 13% dal mercato, il gas sull’Henry Hub del New York Mercantile Exchange ieri è inciampato nuovamente, eliminando la maggior parte del recupero di questa settimana.
Negli scambi della notte, prima dell’apertura di questo giovedì a New York, il contratto spot barcolla nuovamente, raggiungendo il minimo della seduta di 4,80 dollari per mmBtu.
In sintesi, il “natty”, ha perso quasi 1,70 dollari, più del 25% dal massimo dell’anno di 6,47 dollari del 6 ottobre. I grafici tecnici ora suggeriscono che un test del supporto di 4,50 dollari potrebbe essere all’orizzonte.
Oltre a questo, la debolezza fondamentale per l’ulteriore ritardo del freddo potrebbe persino spingere il mercato sotto il supporto dei 4 dollari, anche se nella peggiore delle ipotesi.
“I prezzi probabilmente resteranno nella fascia di 4,70-5,40 dollari”, dice Sunil Kumar Dixit, a capo delle strategie tecniche di skcharting.com. Secondo lui, la ripresa di lunedì fino a martedì non sarebbe riuscita a sostenere il massimo provvisorio di 5,40 dollari e quindi si è arresa. “Un’infrazione sotto i 4,70 dollari potrebbe esporlo ad un nuovo test della SMA su 200 mesi a 4,40 dollari”, dice Dixit, riferendosi alla media mobile semplice.
Cosa sta spingendo il “natty” sempre più giù?
Due cose.
La prima è l’aumento della produzione: le scorte migliorano di settimana in settimana, con iniezioni sopra la media stagionale.
La seconda è il meteo, che ultimamente non è stato amico dei tori del gas.
Dove si trova la produzione di gas ora?
I dati dell’EIA nel report sulla produttività da trivellazione pubblicati all’inizio della settimana mostrano un calo di 222 unità nel numero di pozzi trivellati ma non completati (DUC) ad ottobre. Il totale dei DUC è di appena più di 5.100 tra i sette principali bacini di scisto USA.
Ora, gli impianti di trivellazione attivi per nuovi pozzi hanno visto stabili, seppur esitanti, aumenti nell’ultimo anno e le continue riduzioni del numero di DUC stanno stimolando una crescita della nuova produzione.
Fonte: Gelber & Associates
Dove si trovano al momento le scorte di gas?
Secondo gli analisti seguiti da Reuters ed Investing.com, le società statunitensi probabilmente hanno immesso 25 miliardi di piedi cubici (bcf) nelle scorte la scorsa settimana, con il clima più mite del normale che ha ridotto la domanda di riscaldamento. E questo rispetto all’aumento di 28 miliardi di piedi cubici della stessa settimana dell’anno scorso e alla media quinquennale (2016-2020) di un calo di 12 miliardi di piedi cubici.
Fonte: Gelber & Associates
Nella settimana precedente, terminata il 5 novembre, sono stati immessi 7 bcf di gas nelle scorte, con un aumento maggiore del previsto per l’ottava settimana di fila.
La US Energy Information Administration, come ogni giovedì, pubblicherà il report settimanale sulle scorte di gas alle 10:30 ET (15:30 GMT).
Se corretta, l’iniezione della settimana terminata il 12 novembre porterebbe le scorte a 3,643 mila miliardi di piedi cubici, il 2,2% in meno della media quinquennale ed il 7,9% in meno rispetto alla stessa settimana di un anno fa.
Com’è il tempo e come sono le previsioni?
La scorsa settimana, il clima è stato più mite del normale con 82 HDD, gradi giorno di riscaldamento, rispetto alla media trentennale di 105 HDD per il periodo.
Gli HDD misurano di quanti gradi la temperatura media giornaliera è inferiore ai 65 gradi Farenheit (18 gradi Celsius) e vengono usati per stimare la domanda per il riscaldamento di abitazioni e uffici.
Il portale naturalgasintel.com scrive che gli analisti sono sempre più convinti che, dopo un autunno mite e le previsioni di un inizio inverno modesto, gli Stati Uniti avranno ampie scorte di gas per affrontare la domanda nel picco della stagione del riscaldamento.
Le stime sulla produzione, intanto, sono scese sotto i 95 bcf ieri e sotto la media settimanale di circa 96 bcf. Ciò indica che, sebbene la produzione sia in salita questo autunno dai minimi di circa 92 bcf dell’estate, i produttori la stanno aumentando in modo cauto.
Nota: Barani Krishnan utilizza una varietà di opinioni oltre alla sua per apportare diversità alla sua analisi di ogni mercato. Per neutralità, a volte presenta opinioni e variabili di mercato contrarie. Non ha una posizione su nessuna delle materie prime o asset di cui scrive.