L’esito dell’ultima riunione del FOMC ha rispettato ampliamente le attese. Nel comunicato sono state introdotte piccole modifiche e il tono della conferenza stampa indica che il comitato è soddisfatto della politica attuale. In effetti, in un quadro di dati economici relativamente solidi, soprattutto sul fronte dell’occupazione, per Jerome Powell sarebbe molto difficile giustificare una politica monetaria più accomodante. D’altro canto, è impensabile prevedere un’impostazione più severa, perché le pressioni inflazionistiche continuano a essere modeste (… e l’economia non può far fronte a interessi più alti). Le proiezioni riferite a crescita del PIL e inflazione primaria sono rimaste invariate, invece quelle sull’occupazione sono state abbassate per i prossimi 3 anni. La previsione sull’inflazione di fondo per il 2019 è stata abbassata all’1,6%, rispetto all’1,8% di settembre. Tutto qua, è bastato quasi un copia/incolla. Visto il contesto, nel 2020 probabilmente la Fed resterà a guardare, mantenendo la sua impostazione di politica monetaria. Il biglietto verde ha ceduto terreno dopo la conferenza stampa, mentre l’oro è balzato a $1.478, per poi perdere parzialmente i guadagni. L’USD/CHF è sceso a 0,9814, minimo da inizio settembre, mentre la coppia EUR/USD è salita a 1,1145, suggerendo che i partecipanti al mercato si aspettavano dalla Fed un’impostazione più aggressiva.
L’attenzione degli investitori si è già spostata su BCE e voto sulla Brexit. Nel pomeriggio Christine Lagarde terrà la sua prima conferenza stampa alla BCE. Prevediamo che mantenga la visione di Draghi e che segnali fiducia nelle prospettive di crescita e inflazione. Molto probabilmente ricorderà anche a tutti che, qualora la situazione lo richiedesse, la Banca Centrale Europea sarebbe pronta a iniettare più liquidità nel sistema. A nostro avviso, gli acquisti del QE, pari attualmente a 20 miliardi al mese, continueranno almeno fino alla fine del prossimo anno, mentre il tasso d’interesse non dovrebbe diventare ancor più negativo, purché non vi sia un deterioramento sostanziale della situazione economica. Prevedibile qualche strana oscillazione durante la conferenza stampa, ma nessuna variazione della tendenza.
Infine, per quanto riguarda il voto di oggi sulla Brexit, i conservatori dovrebbero vincere le elezioni politiche di giovedì, ma, stando agli ultimi sondaggi, non dovrebbero riuscire ad ottenere la maggioranza in parlamento. La sterlina britannica ha continuato ad apprezzarsi, la coppia GBP/USD ha toccato quota 1,3229, livello massimo dalla fine di marzo di quest’anno. Al rialzo la resistenza chiave giace a 1,3381 (massimo 13 marzo), mentre al ribasso la soglia psicologica a 1,28 fungerà da supporto principale. A giudicare dalla volatilità implicita, pare che il mercato stia acquistando protezione contro vendite di breve termine sulla sterlina: l’indice sull’inversione del rischio delta 25 a 1 settimana è sceso al -4,10%, mentre la volatilità implicita ATM ha raggiunto il 18,80%, rispetto al 9% di una settimana fa. Quindi, in caso di netta vittoria dei conservatori, la sterlina dovrebbe continuare il suo rally, perché si attenuerebbe l’incertezza e gli investitori coprirebbero i corti.