Quante volte abbiamo parlato e continuiamo a parlare di Rendimento? Tante, forse troppe volte. E quante volte abbiamo rapportato questo obiettivo finanziario con l’indice di rischio, o la volatilità?
Il rapporto Rischio-Rendimento è alla base della costituzione di un buon Portafoglio: per arrivare a certi risultati dobbiamo assumerci alcuni gradi di rischi, e, d’altra parte, se vogliamo sottostare ad una certa volatilità dobbiamo sapere che possiamo ottenere fino ad un certo livello di rendimento.
Poi da lì possiamo valutare se il nostro Portafoglio può essere ottimizzato meglio o meno, attraverso modelli come quello di Markowitz o degli asset allocation definiti come per determinati Portafogli, o ancora utilizzando Teorie collaudate come la MPT.
Ma come sappiamo se migliorare o no il nostro Portafoglio se non abbiamo un punto da cui partire? Banalmente, siamo sicuri che il nostro Asset Allocation sia ben strutturato? È volatile il giusto? È troppo volatile per il nostro rendimento annuo che otteniamo? Esiste un parametro che possa aiutarci a quantificare questo rapporto rischio rendimento?
Ebbene, sì: oggi approfondiremo un Indice che ci aiuta a quantificare la bontà, potremmo dire, non di un singolo asset, o di un singolo strumento, bensì del nostro intero Portafoglio, o di interi Fondi che stiamo valutando. Parliamo dell’Indice di Sharpe.
Come sempre direi di partire dall’inizio: cos’è l’Indice di Sharpe?
Se non hai mai sentito finora questo termine significa che stai accrescendo le tue competenze, quindi presta attenzione: questo parametro quantifica il rapporto Rischio-Rendimento, vale a dire ci dà un numero che ci mostra se un Portafoglio sia eccessivamente o adeguatamente volatile rispetto ai risultati che ottiene.
Partiamo dalle basi: come si calcola?
Sebbene alcune volte infatti si possa trovare il numerino già indicato all’interno di alcuni siti che riportano i dati finanziari, è opportuno capirne il meccanismo per far sì che chiunque possa calcolarlo anche autonomamente.
Questa è la formula matematica da applicare, tranquilli che adesso la spieghiamo con calma.
Sharpe Ratio = (Rp - Rf) / σp
I dati che ci occorrono sono 3
Il Rendimento ottenuto dal nostro Portafoglio;
Il Rendimento ottenuto da un investimento “Privo di Rischio” (solitamente viene considerato un BOT a 6 mesi);
La Deviazione Standard del nostro Portafoglio.
Il Rendimento ottenuto dal nostro Portafoglio che stiamo analizzando direi che è una cosa abbastanza semplice da trovare e non mi ci soffermerò.
Per il Rendimento ottenuto da un investimento “Privo di Rischio” spesso prendiamo quello che si otterrebbe da un BOT con scadenza a 6 mesi, ossia un titolo praticamente a rischio 0.
La Deviazione Standard, per chi non la conoscesse, anche chiamata Scarto Quadratico Medio, indica invece la volatilità del Portafoglio, ossia il grado di dispersione dei rendimenti rispetto alla loro media, di cui un giorno parleremo più approfonditamente.
Quindi, prendiamo un esempio concreto: se il nostro Portafoglio ha avuto un Rendimento pari al 7%, e ha una Deviazione Standard pari al 6%, considerando il rendimento attuale di un BOT a 6 mesi, pari a -0,49%, l’operazione da compiere è
[7% - (-0,49%)] / 6% = 1,25
Tanto più è alto questo risultato, tanto più il Portafoglio ottimizza la volatilità per raggiungere i suoi risultati.
Prendiamo infatti questo Portafoglio con un altro, il quale ha un Rendimento del 10% e una Deviazione Standard pari al 15%.
Se vedessimo esclusivamente i rendimenti, Portafoglio A 7%, Portafoglio B 10%, ci verrebbe subito da dire che il Portafoglio B è nettamente da preferire, poiché ha raggiunto migliori risultati…ma se considerassimo la volatilità a cui bisogna sottostare con quel Portafoglio B e il suo Sharpe Index?
Vediamo:
[10% - (-0,49%)] / 15% = 0,70
Dunque è vero che il Portafoglio B ha performato meglio, ma è sottostato ad un’alta volatilità, comunque maggiore rispetto al Portafoglio A.
Se però prima potevamo dirci, è ovvio che un investimento con più rendimento atteso ci comporta una maggiore volatilità, ma senza andare oltre, con l’Indice di Sharpe possiamo vedere mettere in discussione questa frase, poiché il Portafoglio A non solo è meno volatile, ma gestisce meglio il suo rischio per ottenere un risultato costante.
D’altronde noi cosa vogliamo? Un Portafoglio che faccia continui “su e giù?” Oppure un Portafoglio sano e duraturo?
Questo è l’Indice di Sharpe.
Ovviamente anche questo Indice ha i suoi limiti, il principale è che non ci permette di considerare altri parametri fondamentali, come i costi.
Se abbiamo due Fondi da comparare, di cui uno ha l’Indice di Sharpe migliore, ma a cui vengono applicati dei costi esorbitanti, tanto da non giustificare quella performance…
Un altro limite senza dubbio è che questo indice non considera il contesto economico: in caso di grandi fluttuazioni di mercato ci si potrebbe ritrovare ad avere uno Sharpe Index negativo, cosa che in condizioni normali sarebbe sintomo di un Portafoglio pessimo, ma che è invece frutto di particolari scenari, che se non tenuti a mente rischiano di farci scartare aprioristicamente un Portafoglio o un Fondo.
Tuttavia la comodità di poter quantificare il nostro rapporto Rischio-Rendimento è sicuramente una freccia in più nel nostro arsenale di investitori.