I mercati potrebbero non essere lontani dai minimi. Ecco gli investimenti

Pubblicato 21.06.2022, 07:06
US500
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Il mercato obbligazionario USA sembra aver toccato il picco di rendimento su 10 e 30 anni, considerato che le mosse della FED sono più o meno note e quindi i rendimenti dovrebbero averle scontate. Indipendentemente dal fatto che l'inflazione si riduca o meno a seguito del rialzo dei tassi, le discussioni sulla recessione (o stagflazione) si fanno sempre più concrete con gran parte degli analisti sempre più convinti che nel 2023 il PIL USA entrerà in territorio negativo. Gli ultimi rapporti sull'occupazione riflettono la costante creazione di posti di lavoro e questo consente a Powell di mantenersi howkish (vedremo fino a quando) e sacrificare un po’ di occupazione e PIL sull’altare dell’inflazione.
 
Difficili da prevedere gli eventi degli ultimi due anni
Nel corso degli ultimi due anni abbiamo assistito ad una serie di eventi difficili da prevedere e altrettanto difficili da risolvere, con diverse implicazioni per i mercati: ora negative (Covid – 19, strozzature nelle catene di approvvigionamento, prezzi dell’energia etc) ora positive (politiche monetarie ultra accomodanti, agevolazioni fiscali, tassi reali negativi etc).
 
Queste le variabili in gioco
Cerchiamo di capire le diverse variabili in campo:
·       Inflazione più bassa: un vantaggio per azioni e obbligazioni. Il deflatore PCE comincia a misurarne la timida flessione (da confermare nei prossimi mesi). Nessuno sta pensando in questo momento ad una disinflazione;
·       Crescita del lavoro: in generale, la perdita di posti di lavoro è una buona notizia per le obbligazioni, negativa per le azioni;
·       Dollaro in calo: un vantaggio in particolare per i non residenti USA;
·       Dati economici: sembra che la performance del mercato azionario nell’ultimo mese, rafforzi la convinzione di uno scivolamento verso la recessione.
 
Nel 1994 Greenspan alzo i tassi 6 volte e l’anno successivo l’S&P fu positivo
Occorre ricordare, per coloro che non erano in giro nel 1994, che Greenspan ha aumentato i tassi 6 volte: il rendimento totale del 1994 per l'S&P 500 è stato del +1,1%, ma l’anno successivo, nel 1995 è stato del 37,2%, nel 1996 del 22,7% e del 33% nel 1997. E salvo gli anni dal 2000 al 2002 e il 2008 il rally dell’ S&P è stato mostruoso nel periodo 1995 – 2021. Ovviamente non esiste nessuna garanzia che i rialzi dei tassi attuali portino ad una crescita dell’S&P nei prossimi anni. Occorre passare per una riduzione del rischio complessivo mondiale (fine della guerra) e una normalizzazione delle politiche monetarie e fiscali.

Non cambia la strategia di portafoglio
Con la volontà della FED di aumentare i tassi di interesse e i segnali di debolezza dell’economia, è probabile che il mercato obbligazionario continui ad attirare gli investitori in azioni desiderosi di ridurre il rischio (e il rendimento) complessivo del proprio portafoglio. Nel mercato azionario mi aspetto un’ulteriore rotazione tra i vari settori, in particolare verso quelli che storicamente ottengono buoni risultati quando l’economia rallenta, come i beni di prima necessità, i servizi pubblici e l’assistenza sanitaria.

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