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I nuovi visi al governo giapponese fanno muovere il mercato

Pubblicato 03.09.2014, 10:20
Aggiornato 07.03.2022, 11:10
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Nel secondo trimestre, l’economia australiana è cresciuta dello 0,5% (rispetto allo 0,4% previsto e all’1,1% del primo trimestre), la crescita del PIL su base annua è quindi scesa dal 3,5% al 3,1%. L’AUD/USD è stato venduto aggressivamente, scendendo a 0,9263 dopo i dati, si ritiene che broker che utilizzano l’operatività in leva abbiano causato questo brusco movimento. Poi sono arrivati ordini correttivi che hanno spinto la coppia verso 0,9300. Si osserva resistenza a 0,9300/0,9350 (regione che include la media mobile a 21 giorni, il 61,8% di Fibonacci sul calo da ottobre 2013 a gennaio 2014 e la media mobile a 50 giorni). Osserviamo un supporto critico a 0,9238/39 (supporto di agosto). Una chiusura giornaliera superiore a 0,9275 (pivot MACD) dovrebbe frenare le vendite.

In Giappone è stato presentato il nuovo governo: Taro Aso (Finanze), Akira Amari (Economia) e Kishida (Esteri) hanno mantenuto i loro incarichi. La notizia che ha fatto muovere il mercato è stata la nomina di Yasuhisa Shiozaki a ministro della Salute e quindi responsabile del fondo pensioni pubblico giapponese (GPIF), il fondo pensioni più grande al mondo, poiché si prevede che lo riformerà, aggiungendo qualche rischio al portafoglio. Shiozaki sosterrà uno spostamento da bond giapponesi a basso rendimento verso investimenti esteri rischiosi, a elevato rendimento (bond e azionario), quindi la riforma del GPIF dovrebbe pesare ulteriormente sullo JPY. L’USD/JPY è salito a 105,31 (un paio di pip sotto il massimo di 6 anni, fatto registrare il 2 gennaio di quest’anno). Gli indicatori di trend e momentum rimangono ampiamente rialzisti; ormai il raggiungimento di nuovi massimi dell’anno è questione di tempo. Gli ordini d’acquisto per le opzioni si susseguono da 104,00 fino a superare quota 105,00, e probabilmente rafforzeranno il trend rialzista. L’EUR/JPY ha raggiunto il massimo della nuvola giornaliera di Ichimoku sull’onda della diffusa debolezza dello yen. Permangono però i rischi negativi per l’EUR.

L’EUR/USD resiste sopra 1,3105 (minimo 6 settembre 2013), aiutato dalle coperture di corti in vista della decisione della BCE e dell’intervento di Draghi di giovedì. Nel complesso, il sentiment rimane negativo, sotto 1,3200 prevalgono le barriere legate alle opzioni. Continuiamo a vendere sui rally.

Per la prima volta dal 25 marzo la coppia GBP/USD è scesa sotto 1,6500, soprattutto in scia alle apprensioni per il voto in Scozia. Il cable è scivolato a 1,6445 in Asia, per poi riprendersi rapidamente e risalire sopra 1,6460, supporto del 24 marzo monitorato con attenzione. Stando all’analisi del MACD (12-26), una chiusura giornaliera inferiore a 1,6520 dovrebbe far rimanere l’impostazione tecnica negativa. Le offerte per opzioni in scadenza oggi attendono di essere attivate a 1,6450.

Oggi si riunirà la Bank of Canada, che dovrebbe mantenere invariato il tasso di riferimento all’1,0%. A nostro avviso, il comunicato che accompagnerà la decisione rimarrà accomodante. Ieri l’USD/CAD ha chiuso sopra la media mobile a 21 giorni a 1,0929 a Toronto. Le offerte si susseguono fino a 1,1000 (resistenza di agosto e livello psicologico), mentre gli ordini d’acquisto dovrebbero entrare in gioco in area 1,0861/92 (rispettivamente media mobile a 100 e 200 giorni). Lo spread fra i titoli del Tesoro quinquennali di Stati Uniti e Canada si sta allargando a favore degli USA, facendo presagire che il CAD potrebbe indebolirsi ulteriormente. I dati della CFTC del 26 agosto confermano la liquidazione di contratti future lunghi sul CAD.

L’evento chiave di oggi è la decisione di politica monetaria della Bank of Canada. Gli operatori monitoreranno anche i seguenti dati: PMI servizi definitivi di agosto in Svezia, Spagna, Italia, Francia, Germania, Regno Unito ed Eurozona; variazione nelle riserve ufficiali di agosto nel Regno Unito; vendite al dettaglio m/m e a/a di luglio nell’Eurozona; richieste di mutui MBA aggiornate al 29 agosto, ISM di agosto di New York, ordinativi alle fabbriche di luglio e libro beige della Federal Reserve negli Stati Uniti.

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