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Il costo del debito impone alle imprese una revisione delle fonti finanziamento

Pubblicato 09.05.2023, 17:20
Aggiornato 09.07.2023, 12:32
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Ieri la produzione industriale della Germania di marzo è risultata più negativa delle stime (-3,4% contro -1,3% atteso e +2% di febbraio), a conferma della difficoltà dell’economia tedesca.
 
Vedremo domani se il rallentamento economico avrà anche raffreddato i prezzi al consumo YoY di aprile, attesi crescere del 7,2% contro il 7,4% di marzo.
 
Il rialzo dei tassi in USA e in Europa ha di fatto sancito la fine del debito a buon mercato: ad esempio, il rendimento medio ponderato del debito pubblico in euro di titoli finanziari e societari negli ultimi nove mesi in EMEA è aumentato di 4,8 volte. Chiaro che il motivo principale di questo aumento è dovuto ai tassi di interesse. Ma quello secondario è che gli spread creditizi si sono ampliati notevolmente già nel 2022 con il rallentamento dell'economia globale e con l'ulteriore impulso della crisi energetica.
 
Questo impone alle imprese di pensare a quali mercati chiedere debito. Nell'ultimo ciclo di rialzo dei tassi tra il 2004 e il 2007 abbiamo per esempio assistito ad un aumento significativo dei volumi emessi nel mercato delle obbligazioni convertibili statunitensi. Attualmente stiamo assistendo ad un simile aumento dei volumi nel mercato delle obbligazioni convertibili europee e siamo convinti che questa tendenza possa aumentare anche neri prossimi anni.
 
Un altro mercato in cui prevediamo una crescita significativa nel 2023 è il mercato del credito privato o mercato dei prestiti diretti, dove si stima che gli asset under management ammonteranno complessivamente di oltre il 10% nel 2023, raggiungendo circa 427 miliardi di dollari entro la fine dell’anno.
 
Dato che il costo del debito è stato così basso negli ultimi anni, le imprese hanno massimizzato la leva finanziaria. Ad un aumento dei tassi, le imprese stanno gradualmente aumentando la parte equity del capitale investito allo scopo di minimizzarne il costo medio. Gran parte del rifinanziamento dovrà quindi essere effettuato tramite azioni o strumenti legati ad azioni.
 
Ma occorre capire se i mercati azionari sono pronti e reattivi a sottoscrivere gli aumenti di capitale, (sia come IPO che come successivi aumenti) anche perché nel frattempo una probabile recessione si starà affacciando alle porte.
 
Un ruolo chiave in questa situazione è quello delle aspettative. L'aumento o la diminuzione dei tassi di interesse influisce infatti anche sulla psicologia degli investitori. Quando i tassi di interesse salgono, sia le imprese che i consumatori ridurranno gli investimenti e le spese. Ciò causerà un calo degli utili e un calo dei prezzi delle azioni. D'altra parte, quando i tassi di interesse sono diminuiti in modo significativo, i consumatori e le imprese aumenteranno gli investimenti e la spesa, provocando un aumento dei prezzi delle azioni.
 
Tuttavia, se le aspettative differiscono in modo significativo dalle azioni della banca centrale, il mercato potrebbe reagire in modo eccessivo. Ad esempio, supponiamo che la FED sia attesa tagliare i tassi di interesse di 50 bp alla sua prossima riunione, ma invece annuncia un calo di soli 25 bp. La notizia potrebbe effettivamente causare un calo delle azioni perché il mercato aveva già prezzato l'ipotesi di un taglio di 50 bp.
 
In generale comunque un aumento dei tassi di interesse danneggia la performance delle azioni. Se i tassi di interesse aumentano, significa che gli individui vedranno un rendimento più elevato sui propri risparmi investendo per esempio in bond. Ciò elimina la necessità per le persone di assumersi un rischio aggiuntivo investendo in azioni, con conseguente minore domanda di azioni.
 
 

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