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Il crash di Natale... al posto del rally di fine anno...

Pubblicato 18.12.2018, 09:17
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Martedì 18 Dicembre

Il mancato ‘Santa-rally’ (alias rally di Natale) sta prendendo sempre più le forme di un inopinato ‘Santa-crash’, ad epicentro statunitense. Ieri il mercato ha provato a rimbalzare da un primo ribasso ma ancora una volta i venditori hanno portato a casa nettamente il risultato di giornata, con una seconda parte di sessione in cui hanno trovato ben poca resistenza.

S&P 500

Perdite superiori al 2% per i maggiori indici americani hanno generato la chiusura peggiore del 2018 per l’S&P 500 (2846) dopo che il minimo toccato (2530) è stato lo stesso visto (sul future) in occasione del doppio minimo di febbraio-marzo. In quel caso però il minimo, coincidente con il supporto (ormai lasciato da tempo alle spalle) fornito dalla media mobile a 200 giorni, aveva stimolato acquisti importanti e chiusure a livelli ben più elevate. Acquisti che in questa fase stentano (eufemismo) a farsi vedere. Il quadro rimane assai fragile. A questo punto sarebbe necessaria, come minimo, una chiusura sopra l’area di (precedente) supporto 2585-2620 per ridare un minimo di fiducia agli investitori. Coerentemente con le difficoltà azionarie è arrivato anche l’allargamento sugli spread di credito (l’indice CDX 5Y High-Yield ha chiuso a 428bp, ai massimi dal novembre 2016) e la robusta salita del VIX (da 21.6 a 24.5). Non sorprendono infine in questo contesto la discesa dei tassi (Treasury 10Y -3bp a 2.86%) e la prima chiusura del petrolio (WTI) del 2018 sotto quota 50. Le perdite europee sono state più benigne (Euro Stoxx -0.9%, DAX -0.9%) ma quasi esclusivamente perché il grosso delle vendite a Wall Street sono arrivare dopo la chiusura delle piazze del Vecchio Continente.

S&P 500

WTI

Dati deboli

Credo che la price-action in questa fase sia relativamente auto-referenziale (rotture di supporti tecnici e sentiment negativoin grado di autoalimentarsi in una situazione di strutturale illiquidità) e non legata a novità scatenanti di carattere macroeconomico o geopolitico. Nelle sessione di ieri possono comunque aver contribuito a inasprire il tono generale anche dati che hanno confermato preoccupazioni sulla crescita economica. Oltre a un deludente dato finale sull’inflazione europea a novembre (rivista al ribasso da 2.0% a 1.9% y/y), non hanno certo stimolato gli ‘animal spirits’ i dati US, pur di seconda fascia: l’indice di attività immobiliare NAHB e il primo, in ordine di tempo, degli indici regionalidi attività manifatturiera a fornire il polso per dicembre (l’indice Empire State). L’indice NAHB è sceso a 56 (exp. 61) e la sua discesa di 12 punti in 2 mesi è la seconda peggiore dell’intera serie storica (iniziata nel 1985) dopo quella osservata nell’ottobre del 2001. L’indice Empire State, rilevato a 11 (exp.20e in calo da 23), è ai livelli più bassi dal maggio 2017.

Aspettando la Fed

La curva assegna poco più del 70% di probabilità all’arrivo di un rialzo domani sera (sarebbe il quarto del 2018 con regolarità trimestrale). Portare la finestra dei Fed Funds a 2.25%-2.50% resta quindi lo scenario ampiamente più probabile anche se le certezze del mercato in questo senso sono state recentemente intaccateda dati meno pimpanti, dalla discesa del mercato e da una comunicazione (conseguentemente) più morbida da parte di Powell e colleghi. Oltre alle costanti pressioni che arrivano dalla Casa Bianca, durante il fine settimana è apparso anche un editoriale sul WSJ scritto a quattro manidal gestore-leggenda Stanley Druckenmillere dal ‘quasi-Governatore’della Fed Kevin Warsh: “Fed Tightening? Not now” https://www.wsj.com/articles/quantitative-tightening-not-now-11544991760. Va notato che la nomina a Trump, a discapito di Warsh, era arrivata proprio per le credenziali troppo ‘hawkish’ dell’accademico e ex membro del FOMC. In ogni caso credo che per Powell sia molto più semplice rispettare le aspettative per un rialzo e sfruttare proiezioni e conferenza stampa per dare un chiaro segnale dovish (i.e. di cautela sulle mosse future), rispetto a fermare inmaniera relativamente in attesa la normalizzazione monetaria e a doverlo conseguentemente giustificare, con il rischio aggiuntivo di spaventare gli investitori con scenari economici pennellati in chiaro peggioramento. Ad ogni buon contola curva sconta ormai davvero poco per il 2019: da qui alla fine dell’anno prossimo 35bp indicano che messo in carniere l’atteso rialzo, rimane meno del 50% di probabilità che ne arrivi un altro con la curva praticamente piatta per i successivi 12-18 mesi a circa 2.55%.

Una Fed aggressiva

Le probabilità di una Fed aggressiva nel 2019 sono svanite in poche settimane...

DOTS

DOTS per il 2019: si abbasseranno? E di quanto?

Asia

La sessione notturna non ha portato eventi in grado di cambiare il tono fragile che è tornato a dominare il mercato. C’è stato un tentativo di rimbalzo del future dello S&P 500 (quasi1%) dai livelli di chiusura di ieri che è però presto sfumato. Il catalizzatore per un miglioramento del sentiment avrebbe potuto essere il discorso del Presidente cinese Xi in occasione del 40mo anniversario del “China’s reform and opening up”. L’intervento è stato lungo ma ha fornito ben pochi elementi sostanzialie praticamente nessun accenno o chiarimento sulle tensioni commerciali (e non solo) con gli Stati Uniti.Ho trovato interessante uno specifico avvertimento in cui il leader massimo ha ammonito su come le riforme possano portare a dover fronteggiare “anche tempeste di una violenza inimmaginabile”. Non aver sfruttato l’occasione per segnalare/meglio dettagliare nuove iniziative riformistiche ma invero per difendere le politiche esistenti e la centralità del partito sembrerebbe, al margine, un elemento di negatività che non ha fornitoappigli alle piazze asiatiche per invertire la recente fase ribassista: Nikkei -1,7%, Hang Seng -1,4%, Shanghai Composite -1,2%.

l discorso di Xi per commemorare 40 anni di riforme...

Oggi

In attesa del FOMC di domani sera l’agenda macroeconomica è priva dispunti rilevanti. Non che a questo mercato illiquido e volatile siano necessari market-mover radicali per sortire degli effetti. Anche dati di seconda fascia comei permessi abitativi e i nuovi cantieri US potranno quindi sortire degli effetti, soprattuttose andrano a confermare la debolezza rilevata ieri dall’indice NAHB. Buona giornata.

Il desk rimanecome sempre a disposizione per ulteriori approfondimenti.

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