Il dollaro USA schizza, l’impennata dei rendimenti attrae la domanda

Pubblicato 26.02.2021, 09:43
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Rassegna giornaliera sul mercato forex, 25 febbraio 2021

Analisi realizzata alla chiusura del mercato statunitense a cura di Kathy Lien, Direttrice di FX Strategy per BK Asset Management.

  • Il dollaro USA schizza, impenna il rendimento dei titoli a 10 anni
  • Crolla l’azionario e trascina le valute legate al rischio
  • AUD colpito dall’avversione al rischio
  • Euro più resiliente
  • Redditi personali USA, attesi dati sulla spesa

Il dollaro USA sta raccogliendo i frutti dell’aumento dei rendimenti. Dall’inizio dell’anno abbiamo visto il rendimento dei bond a 10 anni negli USA salire dallo 0,91% al massimo di un anno dell’1,56%. Questo trend è iniziato all’inizio del nuovo anno ma ha guadagnato un certo slancio nelle ultime settimane. In un primo momento, i trader di valute ed equity hanno resistito, con le azioni ai massimi storici e il dollaro il calo, ma oggi gli investitori si stanno finalmente svegliando e stanno vedendo gli effetti dell’aumento dei tassi. I policy maker i USA dicono che la cosa non li riguarda, ma l’aumento dei rendimenti ha un impatto diretto sui tassi al consumo. I tassi dei mutui, ad esempio, sono saliti al massimo da agosto, e questo potrebbe causare al fine del boom del rifinanziamento.

I rendimenti stanno salendo perché gli investitori sono ottimisti. Credono che una ripresa forte sia dietro l’angolo e che i prezzi saliranno e la domanda tornerà a ruggire. In questo contesto, i rendimenti dei bond dovrebbero essere più alti, a prescindere dall’aumento dei tassi della Fed. Le valute sono particolarmente sensibili ai tassi di interesse, e questo ci spiega perché il dollaro USA abbia avuto una reazione così significativa all’impennata del 10%.  Lo stesso vale per le azioni. L’aumento dei rendimenti aumenta i costi di prestito e colpisce i redditi dei consumatori. Un aumento dell’1% - 1,5% è un forte aumento su base percentuale, ma su base assoluta è molto basso. Ci è voluto un po’ prima che dollaro USA e azionario rispondessero, ma potremmo assistere ad un rialzo del biglietto verde che durerà parecchi giorni e ad un corrispondente calo dei titoli.

Gli USA non sono l’unico paese con i rendimenti in salita. Anche i Bund tedeschi a 10 anno hanno toccato il massimo degli ultimi 11 mesi. A differenza della Federal Reserve, la Banca Centrale Europea sta monitorando da vicino l’evoluzione dei rendimenti dei titoli a lungo termine.

Con la BCE più incline ad agire sull’aumento dei tassi rispetto alla Fed, il cambio EUR/USD dovrebbe scendere. A differenza delle altre principali valute che sono scese bruscamente quest’oggi, il cambio EUR/USD è rimasto invariato, ma potrebbe essere solo questione di tempo prima che segua la scia ribassista.

La valuta più colpita è stato il dollaro australiano, il che non ci sorprende visto che la valuta è particolarmente sensibile all’andamento dell’azionario. Ogni volta che c’è un forte sell-off sul mercato, assistiamo ad un sell-off anche di AUD/USD e AUD/JPY. Anche il dollaro neozelandese è andato in sell-off, ma il calo del NZD è stato supportato dalla revisione al ribasso del report sulla fiducia dei consumatori. Il cambio USD/CAD ha registrato il maggior aumento giornaliero dal 27 gennaio. Una mossa come questa dovrebbe continuare, ma l’aumento dei prezzi del petrolio contiene il cambio.

La seconda peggiore valuta della giornata è stata la sterlina, crollata verso 1,40. Visto quanto è salito il cambio GBP/USD questo mese, le prese di profitto erano più che previste. Il cambio  GBP/USD è “trending”, dunque, dopo il maggiore calo giornaliero da ottobre, si prevedono ulteriori cali.

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