L’aria è carica di tensione mentre si avvicinano le elezioni americane: nei mercati finanziari, il nervosismo è quasi palpabile. La scorsa settimana, Wall Street ha vissuto la sua ondata di vendite più forte degli ultimi nove mesi, con investitori che, col fiato sospeso, hanno deciso di ridurre drasticamente il rischio. L’Index Put/Call Ratio ha toccato ieri quota 1,91, un livello che non si vedeva da ottobre 2021, prima ancora dell’inizio del rally rialzista nell’ottobre 2022.
Se il VIX, con i suoi 21,97 punti, lancia un segnale di incertezza senza sfociare ancora nel panico, il MOVE – l’equivalente del VIX per il mercato obbligazionario – ha raggiunto ieri il suo picco più alto in 13 mesi, riportandoci con la mente all’ottobre 2023.
Donald Trump o Kamala Harris: qualcuno dei due ha davvero un vantaggio? O sarà una questione di fortuna? Avremo maggiori risposte domani, per i più ottimisti, oppure nei prossimi giorni, ricordando come ci sono voluti quattro giorni per dichiarare le ultime elezioni del 2020 e ben 36 nel 2000. Una cosa è certa: le elezioni USA portano con sé un potenziale significativo di volatilità a breve termine.
Il prossimo presidente degli Stati Uniti erediterà un'economia vivace, sostenuta da consumatori che continuano a spendere nonostante anni di inflazione e tassi d'interesse elevati. Secondo il cosiddetto indice della miseria—che somma il tasso di inflazione e la disoccupazione — gli americani non dovrebbero essere affatto infelici. Questo indicatore di benessere, infatti, è inferiore a quello di qualsiasi altro anno elettorale recente (dal 1972 ad oggi), fatta eccezione per il 2016.
L’esito delle elezioni USA è di grande rilevanza per i mercati, poiché chi vincerà determinerà l’orientamento politico per i prossimi anni. Tuttavia, stimare quanto un presidente possa realmente influire sul PIL o sui rendimenti borsistici resta complesso. Più che la leadership politica, è la salute complessiva dell’economia a fare la differenza, e attualmente gli Stati Uniti godono di una posizione relativamente solida. La Federal Reserve dispone di ampi margini per intervenire favorevolmente in caso di imprevisti. Nonostante i rischi attuali che aumentano la vulnerabilità a shock economici, le prospettive a lungo termine rimangono positive. Tuttavia, gli impatti delle scelte politiche sull’economia non vanno sottovalutati.
Le preferenze settoriali verso Trump e Harris riflettono le loro politiche e priorità:
Mentre gli Stati Uniti si avvicinano alle elezioni, gli occhi non sono puntati solo sui candidati, ma anche sui mercati finanziari. La politica, infatti, non solo indirizza le preferenze di voto ma influenza il flusso di denaro su Wall Street. Uno sguardo più attento ai movimenti dei politici in Borsa svela strategie di investimento che spesso rispecchiano le priorità settoriali dei due principali schieramenti. Gli ETF NANC e KRUZ offrono un modo unico per analizzare questa dinamica e collegare direttamente le scelte d’investimento dei legislatori alle politiche dei candidati presidenziali.
NANC e KRUZ sono ETF "politici" introdotti da Subversive Capital, progettati per replicare i portafogli d'investimento dei membri del Congresso statunitense, basati sulle dichiarazioni di insider trading pubblicate dai legislatori. NANC riflette le posizioni finanziarie dei membri democratici, mentre KRUZ si focalizza sui repubblicani. Entrambi gli ETF permettono agli investitori di osservare come si muovono in Borsa i politici.
Quest'anno, l'ETF NANC ha registrato un impressionante +26.5%, superando KRUZ, che si è fermato a +13,88%. La differenza non è casuale: i democratici, attraverso NANC, hanno preferito posizionarsi in aziende tecnologiche e innovative come NVIDIA, Microsoft (NASDAQ:MSFT) e Amazon (NASDAQ:AMZN), settori che hanno dominato il 2024 grazie alla domanda crescente per intelligenza artificiale e soluzioni digitali.
Fonte: subversiveetfs – Top holding NANC
Al contrario, i repubblicani rappresentati da KRUZ hanno privilegiato una diversificazione maggiore, mantenendo una forte esposizione su finanza ed energia, con posizioni importanti in JPMorgan e Chevron.
Fonte: subversiveetfs – Top holding KRUZ
È qui che la politica e la finanza si intrecciano in modo intrigante. I settori di supporto per Trump e Harris riflettono gli stessi schieramenti che compongono KRUZ e NANC. I Repubblicani godono del sostegno di settori tradizionalmente conservatori: costruzioni, energia, finanza e trasporti. Questi settori apprezzano la sua politica di deregolamentazione e taglio delle tasse, elementi favorevoli per aziende che vogliono ridurre i costi di conformità normativa e sostenere l’espansione. Anche in KRUZ, queste inclinazioni politiche prendono forma, con forti investimenti in società di servizi e infrastrutture come Comfort Systems USA, e in aziende energetiche come Chevron.
Dall'altro lato, i democratici ottengono un ampio supporto dal settore tecnologico e dall'innovazione, attratti dalle sue politiche pro-rinnovabili e di promozione tecnologica. Questa preferenza trova un parallelo in NANC, che detiene grandi partecipazioni in aziende che guidano l'innovazione digitale, come NVIDIA, Microsoft e Apple (NASDAQ:AAPL).
Gli ETF "politici" come NANC e KRUZ mostrano come le convinzioni di democratici e repubblicani si manifestino nei portafogli, rappresentando indirettamente un’anticipazione delle politiche economiche che potrebbero dominare il prossimo mandato. Questo tipo di analisi apre prospettive interessanti: se il Congresso è un "campione rappresentativo" del mercato, monitorare i loro investimenti potrebbe offrire segnali anticipati su quali settori potrebbero prosperare nel clima politico post-elettorale oppure no?
Reazione Storica dei Mercati
I mercati finanziari sono, per loro natura, soggetti a oscillazioni legate alle aspettative future, e le elezioni presidenziali americane non fanno eccezione. Dal 1984 al 2020, l’S&P 500 mostra una tendenza media di crescita nelle cinque sedute precedenti le elezioni, raggiungendo spesso un picco il giorno del voto, ma con eccezioni significative. Nel 2020, la sfida Trump-Biden ha visto l'S&P 500 crollare nei giorni pre-elettorali (-3.56%) per l’incertezza pandemica e il voto per corrispondenza. La vittoria di Biden ha poi innescato un recupero rapido, stimolato dall’attesa di nuovi stimoli fiscali. Anche nel 2016 l’elezione di Trump ha portato a un rally post-elettorale (+2.44%) grazie alle aspettative di politiche pro-business, mentre nel 2012, la rielezione di Obama ha innescato una correzione a breve termine (-2.65% a T+5), in parte a causa dei timori legati al “fiscal cliff”. Per il 2024, l’indice ha iniziato in calo, chiudendo lunedì con una flessione di -2,08%, un andamento simile al 2020, quando l'indice segnava un calo di 2,37 punti percentuali prima di invertire la rotta e chiudere con un progresso post-elezione di oltre il 20% alla fine dell’anno.
Il VIX, indice di volatilità, tende a diminuire significativamente subito dopo le elezioni, indicando un calo delle preoccupazioni una volta chiarito l’esito, indipendentemente dal colore politico. Solo nel 2000, con il contestato riconteggio dei voti in Florida, il VIX è rimasto elevato per settimane, segnalando alta volatilità.
Anche i rendimenti del Treasury decennale (US10Y) mostrano una tendenza di crescita intorno alle elezioni. La media storica del campione suggerisce un aumento del +2.10% il giorno delle elezioni, spesso proseguendo nei giorni successivi (+4.81% nel quarto giorno post elezione). Questo movimento riflette le aspettative di politiche fiscali espansive e possibili pressioni inflazionistiche. Tuttavia, in periodi di crisi come il 2008 e il 2012, i rendimenti sono scesi, poiché gli investitori si sono rifugiati nei Treasury come asset sicuro.
Il cambio EUR/USD non mostra un pattern chiaro, ma nelle elezioni recenti come il 2016 e il 2020, il dollaro si è rafforzato rispetto all’euro, sostenuto dalle aspettative di stimoli economici e tagli fiscali. Infine, l’oro offre una risposta mista intorno alle elezioni. Tende a calare nei giorni pre-elettorali, per poi segnare un lieve rialzo (+0.23% in media) il giorno delle elezioni, suggerendo un limitato ricorso a questo bene rifugio. Tuttavia, in anni di elevata incertezza, come il 2008 e il 2020, l’oro ha mostrato un comportamento più marcato, riflettendo le preoccupazioni economiche del momento. Dopo le elezioni, l’oro tende a perdere attrattiva con il ritorno dell’appetito per il rischio.
I mercati reagiscono pertanto alle elezioni americane con dinamiche diverse in base al contesto economico e alle aspettative sulle politiche del futuro presidente. Con l’avvicinarsi del 5 novembre, il mercato si prepara a interpretare nuovamente queste variabili, consapevole che ogni elezione porta con sé un mix unico di opportunità e rischi.
Osservando invece l’evoluzione dal giorno delle elezioni fino a fine anno si osserva come ogni anno elettorale presenta anche qui pattern settoriali unici, influenzati dalle condizioni economiche e politiche prevalenti. In generale, i settori ciclici come industriale e finanziario tendono a performare meglio in contesti di crescita economica e aspettative positive su politiche pro-business, mentre settori difensivi come XLP (beni di prima necessità) e XLU (utility) offrono stabilità in periodi di incertezza. Settori come tecnologia e sanità beneficiano di trend di lungo termine, come la digitalizzazione e il supporto governativo.
Nel 2024, il mercato mostra una performance pre-elettorale eccezionale con un progresso del 20% (dato al 2 novembre), il più alto mai registrato in un anno elettorale da inizio secolo. Interessante osservare come, dal 2000, il mercato azionario tenda a replicare, dal giorno delle elezioni a fine anno, l’andamento avuto prima del voto, dimostrando una continuità che molti investitori guardano con attenzione.
Analisi delle Elezioni Passate, dal giorno elettorale a fine anno
Elezioni 2000: Il boom e la successiva bolla delle dot-com hanno dominato il mercato, penalizzando il settore tecnologico (XLK -28.2%) mentre i beni di prima necessità (XLP +6.4%) hanno mantenuto una performance positiva grazie alla loro natura difensiva.
Elezioni 2004: Periodo di ripresa post-crisi delle dot-com, con crescita nei settori ciclici e industriali, come XLI (+7.9%) e XLB (+9.3%), supportati da una domanda globale in ripresa.
Elezioni 2008: In piena crisi finanziaria, il settore finanziario (XLF -18.7%) ha subito pesanti perdite, mentre i settori difensivi come utility (XLU +3.9%) e beni di prima necessità (XLP +5.9%) hanno mostrato resistenza.
Elezioni 2012: Con gli Stati Uniti in ripresa, i settori ciclici hanno visto una crescita contenuta, mentre il settore sanitario (XLV +2.0%) ha beneficiato dell’Affordable Care Act.
Elezioni 2016: Le politiche pro-business di Trump hanno spinto i settori finanziario (XLF +16.9%) e industriale (XLI +8.2%), mentre i settori difensivi sono stati meno favoriti.
Elezioni 2020: L’elezione di Biden, avvenuta in piena pandemia, ha favorito il settore tecnologico (XLK +17.3%) e sanitario (XLV +10.1%) grazie alla digitalizzazione e alla ricerca sui vaccini, mentre il rimbalzo dei prezzi energetici ha spinto XLE (+29.3%).
Gabriel Debach
eToro Italian Market Analyst
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