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In attesa dei verbali del FOMC

Pubblicato 18.05.2016, 12:28
USD/JPY
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Rimbalzo del PIL giapponese nel primo trimestre

Il PIL giapponese del primo trimestre ha superato le attese, attestandosi allo 0,4% t/t, a fronte del lieve aumento, pari allo 0,1% t/t, stimato dai mercati. Il rimbalzo, allo 0,5% t/t, dei consumi privati d’inizio anno ha sicuramente aiutato. I mercati non hanno praticamente reagito, lo JPY non si è rafforzato sull’onda della pubblicazione e rimane sotto i 110 yen per un dollaro.

Il deflatore del PIL è, in effetti, ai minimi da due anni e riflette le crescenti pressioni deflative con cui il paese deve fare i conti. Nello stesso periodo, le vendite aziendali si sono attestate al -2,7% a/a, cifra molto deludente.

Per il momento, continuiamo a credere che la Banca del Giappone interverrà con un altro allentamento. I fondamentali non sono migliori rispetto alla fase in cui i banchieri aggiungevano stimoli. A nostro avviso, lo yen rimarrà interessante considerando le incertezze globali. Un altro fattore determinante per l’andamento dell’USD/JPY è l’attuale politica monetaria della Fed, molto difficile da seguire. Di recente, Lockhart (Fed) ha accennato a tre rialzi del tasso nell’anno in corso, sebbene i membri della Fed siano stati molto riluttanti ad alzare i tassi dopo il quarto di punto iniziale. Secondo noi, quest’anno non ci saranno rialzi del tasso e i mercati dovrebbero iniziare, prima o poi, a scontare una convergenza fra le politiche monetarie degli USA e del Giappone. Ciò innescherebbe di sicuro altri interventi della BoJ.

Non credete all’euforia intorno all’USD

I dati economici e gli interventi della Fed hanno indotto gli operatori a rivedere le loro strategie corte sull’USD. I dati economici positivi pubblicati martedì negli USA ci hanno colto di sorpresa; essi mostrano che, nel secondo trimestre, l’economia USA sta compiendo un modesto rimbalzo. La produzione industriale è salita bruscamente, dello 0,7%, più dello 0,3% previsto e del -0,6% del rilevamento precedente.

L’incremento è dovuto soprattutto all’aumento dei consumi delle utenze, perché le famiglie hanno consumato più del previsto. L’IPC primario di aprile è cresciuto dello 0,4% m/m, il tasso annuo sale così all’1,1% a/a, cifra leggermente superiore alle previsioni (0,3% m/m; 1,1% a/a). L’inflazione di fondo è salita dello 0,2% m/m e del 2,1% a/a. Infine, sul fronte dei dati, i nuovi cantieri residenziali sono balzati del 6,6% m/m, a 1,172 mln ad aprile, cifra superiore ai 1,135 mln previsti. Sulla base di questi dati, nel T2 il PIL USA dovrebbe attestarsi intorno al 2,2%.

I dati incoraggianti sono stati accompagnati dai commenti da falco dei presidenti delle Fed regionali. I presidenti Williams e Lockhart hanno detto che a giugno potrebbe esserci un rialzo ed entrambi hanno affermato che nel 2016 sono possibili 2 o 3 rialzi del tasso. Kaplan (Fed) si è spinto oltre, dicendo che, dopo un rialzo del tasso a giugno o luglio, il FOMC si prenderà un po’ di tempo per valutare la tempistica e il ritmo dei rialzi futuri. I mercati sono impreparati sul tema dei rialzi del tasso nel breve termine; stando ai dati IMM, i corti speculativi in USA sono quasi ai massimi. I rendimenti dei titoli USA a scadenza breve hanno reagito rapidamente alla notizia, i rendimenti dei titoli a due anni hanno guadagnato 4 punti base, salendo allo 0,833%.

Rimaniamo scettici sull’attuale rally degli asset USA, perché membri chiave del FOMC (in primis la presidente Yellen) non si sono espresso sull’argomento, e i dati economici globali rimangono deboli e sfavorevoli a un’accelerazione economica che riguarderebbe solo gli USA. In prospettiva, gli interventi verbali della Fed saranno determinanti per lo sviluppo dell’USD. Tuttavia, a giudicare da episodi recenti, commenti fortuiti della Fed genereranno probabilmente confusione e volatilità sul mercato, piuttosto che chiarezza.

I verbali del FOMC in uscita oggi dovrebbero fornire ulteriori dettagli, includendo forse le motivazioni di un rinvio del prossimo rialzo del tasso da giugno a settembre, e prospettiva sulla crescita e i rischi esterni.

Sarebbe interessante capire il livello di dissenso fra i membri. Consideriamo l’attuale rally dell’USD un’opportunità per ricaricare i corti in USD, soprattutto contro lo JPY. A margine, segnaliamo che è svanita del tutto la forte correlazione vista di recente fra l’USD e i prezzi del petrolio.

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