Proprio quando le scorte di benzina hanno raggiunto nuovi massimi storici e il numero degli impianti di trivellazione attivi ha segnato una ripresa, le potenziali sanzioni contro il greggio venezuelano hanno fatto da salvagente al greggio USA tra il peggioramento dei fondamentali che mette in dubbio il supporto di 50 dollari al barile visto nelle ultime tre settimane.
Anche il Presidente della Federal Reserve Jerome Powell potrebbe spingere le materie prime insieme ai titoli azionari se dovesse adottare nuovamente un tono cauto nella conferenza stampa di mercoledì al termine del vertice mensile, durante il quale la Fed dovrebbe lasciare invariati i tassi di interesse. L’oro, in particolare, potrebbe segnare nuovi massimi del 2019 sopra i 1.300 dollari l’oncia, secondo gli analisti.
Il previsto aumento dell’occupazione USA a gennaio e l’arrivo dei funzionari cinesi a Washington per riprendere la trattative commerciali si aggiungono all’elenco dei possibili fattori positivi per il greggio.
La scorsa settimana, inizialmente sui prezzi del greggio hanno pesato l’impennata delle scorte di greggio USA, le letture preoccupanti sull’economia globale e la debolezza dei mercati azionari. Ma il sentimento è cambiato nel corso della settimana sulla scia della notizia che il governo Trump starebbe pensando a delle sanzioni sul greggio venezuelano dopo che il Presidente Nicholas Maduro ha inasprito i rapporti commerciali con Washington per aver riconosciuto come nuovo Presidente il leader dell’opposizione Juan Guaido.
La crisi di Caracas: un nuovo strato di supporto per il greggio
Dominick Chirichella, a capo del rischio e del trading dell’Energy Management Institute di New York, afferma che la crisi venezuelana ha aggiunto un inatteso strato di supporto al prezzo del greggio USA, anche se la nazione latinoamericana esporta solo circa 500.000 barili al giorno negli Stati Uniti, quasi il 10% dei 5 milioni di barili al giorno delle importazioni medie delle raffinerie americane.
Aggiunge Chirichella:
“Malgrado la crescente preoccupazione tra i media circa un possibile rallentamento dell’economia globale, i prezzi del greggio sono ora ben lontani dai minimi del 24 dicembre”.
“Persiste un alto livello di incertezza ma per il momento il greggio si trova in un trend rialzista a breve termine, così come la maggior parte dei mercati azionari globali. Le borse rappresentano un indicatore chiave del sentimento dei mercati riguardo allo stato di salute dell’economia globale”.
L’impennata dei tipi più pesanti di greggio contagia il trading dei future
Gli Stati Uniti producono quasi 12 milioni di barili al giorno di greggio per conto proprio, ma la maggior parte di esso è greggio leggero destinato alla produzione di benzina. Le varietà di greggio più pesanti, come quelle esportate dal Venezuela, sono necessarie per il gasolio e per altri carburanti per mezzi di trasporto.
I prezzi delle varietà più pesanti di greggio USA come il Mars Sour o l’Heavy Louisiana Sweet sono schizzati di recente per via del calo delle scorte. La differenza tra il Mars e il West Texas Intermediate, il riferimento per il greggio leggero, ha raggiunto il massimo di cinque anni di oltre 7 dollari al barile giovedì.
Questo sovrapprezzo sul mercato fisico del greggio si sta facendo strada nel trading dei future, mantenendo il WTI sopra i 50 dollari al barile. E questo malgrado il fatto che le scorte di benzina abbiano segnato il massimo storico di quasi 260 milioni di barili la scorsa settimana e il numero degli impianti di trivellazione attivi si sia ripreso dal tonfo di inizio mese.
Oro destinato ad un breakout sopra i 1.300 dollari
L’oro, tornato sopra i 1.300 dollari col suo prezzo spot per la prima volta in tre settimane, potrebbe vedere acquisti sia fondamentali che tecnici con il dollaro sotto pressione per via di una Fed cauta.
La Fed ha alzato i tassi quattro volte l’anno scorso. Da allora, il Presidente Powell ha segnalato l’intenzione di essere “paziente” con l’inasprimento monetario, affermando che si baserà più sulla performance economica in generale che sulla sola inflazione. Anche gli altri governatori della Fed hanno indicato che potrebbero essere inclini a lasciare i tassi invariati per un po’.
Fawad Razaqzada, analista dei metalli preziosi di forex.com, afferma: “Il fatto che l’oro si sia finora rifiutato di scendere significativamente dall’area di resistenza di 1.295-1.300 dollari indica che le pressioni alla vendita non sono state forti come si aspettava qualcuno da questo ostacolo chiave”.
“Quindi, per come stanno le cose, l’oro sembra destinato ad un altro potenziale breakout sopra i 1.300 dollari, che potrebbe portare ad un’ulteriore successiva pressione tecnica all’acquisto”.