Venerdì 19 Ottobre
La confluenza di svariati e non correlati eventi ha contribuito a generare una sessione davvero dolorosa per molte asset class. Sviluppi di natura geopolitica in Arabia e in Italia, insieme alla maggiore focus degli investitori sulle tensioni che bollono da qualche tempo sotto la superficie del mercato monetario americano, hanno innescato robuste vendite a Wall Street e sulle principali piazze del pianeta in concomitanza con un rafforzamento generalizzato del dollaro. La replica del recente risk-off (8 giorni fa) è stata indubbiamente meno violenta ma alimenta lo stato ansiogeno che continua a caratterizzare quest’ottobre finora davvero insidioso per molti risky asset.
Arabia Saudita. La macabra violenza con cui un giornalista apertamente critico nei confronti del regime di Riyadh è stato eliminato ormai due settimane fa continua ad alimentare timori di una potenziali crisi Arabia-US che avrebbe ripercussioni indubbiamente significative su economia e mercati. Il tentativo di sminuire la vicenda come un interrogatorio finito male durante un operazione non autorizzata appare ormai insostenibile anche se (è notizia di ieri) i sauditi avrebbero ora individuato un possibile capro espiatorio nel generale General Ahmad Al-Assiri, figura vicina al Principe Ereditario, che avrebbe male intrepretato gli ordini ricevuti o cambiato in corsa, di sua iniziativa, un piano più pragmatico. Questo almeno quello che si vuole far credere per cercare di evitare conseguenze diplomatiche gravi nei rapporti tra i due paesi. Lo riporta un articolo del New York Times che racconta anche come Jared Kushner, genero di Trump e in svariate occasioni braccio operativo della Casa Bianca in quella regione, stia consigliando il Presidente di non entrare in aperto conflitto con Mohammed bin Salman e di aspettare che il furore mediatico sulla vicenda si stemperi come già era successo nel caso del rapimento del PM libanese Hariri o dell’attacco aereo che aveva distrutto un bus di bambini yemeniti. Kashoggi, il giornalista barbaramente assassinato, era un collaboratore in vista del Wall Street Journal ed era cittadino americano. Il che mette Trump in una situazione davvero non invidiabile, specialmente con le elezioni alle porte. Non è un caso che l’accelerazione ribassista di ieri sui mercati sia arrivata alla notizia che il Segretario al Tesoro Mnuchin abbia deciso di non partecipare ad una investment conference prevista in Arabia settimana prossima (e a cui le defezioni occidentali si stanno moltiplicando). Questa (boicottare una conference) è naturalmente una scelta facile, senza conseguenze economiche durature, e non necessariamente prelude al fatto che scelte più dolorose (e coraggiose) vengano fatte nei prossimi giorni ma, giustamente, il mercato rimane sulle spine.
LIBOR e Effective Fed Funds Rate (EFFR). Prima che la notizia della rinuncia di Mnuchin ad andare in Arabia innescasse un ribasso più serio erano stati alcuni sviluppi sul fronte monetario statunitense ad attirare l’attenzione degli investitori. Ieri il fixing del US LIBOR a 3 mesi è salito di 2bp (LIBOR POSTS BIGGEST ONE-DAY RISE SINCE MAY 30 TO 2.469%) attirando l’attenzione sullo spread LIBOR-OIS il cui allargamento è tipicamente indicatore di uno stress sulla liquidità disponibile e sul rischio interbancario che si presenta parallelamente a situazioni di mercato non particolarmente propizie. Non è tanto lo spread spot a preoccupare (a 20bp è relativamente contenuto) quanto lo spread forward implicito per dicembre salito ieri di 4.5bp a 35.75bp. Questo corposo differenziale spot-forward non si vedeva dalla crisi del debito periferico europeo (2011). In questo caso la divergenza sarebbe dovuta all’anticipazione che il mercato monetario si dovrà adattare alla salita degli spread sulla Carta Commerciale, saliti nelle ultime due settimane a causa di un notevole aumento delle emissioni di banche estere in dollari sul mercato US. In uno sviluppo non direttamente collegato, il tasso effettivo dei Fed Funds (il tasso che viene calcolato giornalmente in base alla media delle transazioni sui Fed Funds) è salito di 1bp a 2.19% ora molto vicino al tasso IOER (tasso che la Fed corrisponde sulle riserve) destinato a contenerlo e che da giugno la banca centrale ha abbassato di 5bp rispetto alla parte alta della forchetta target dei Fed Funds (che dopo il rialzo di settembre è a 2.00%-2.25%). Sono indubbiamente dinamiche molto tecniche ma che tengono viva l’ansia del mercato per una situazione di liquidità non ottimale e alimentano la narrativa che il Quantitative Tightening e l’aumento dell’offerta di carta governativa per l’esplosione del deficit siano dinamiche in atto e con effetti rilevanti.
Italia e periferia europea. Ieri il flusso di notizie sull’evoluzione del confronto Roma-Bruxelles non è certo stato positivo e gli effetti sugli asset nostrani sono stati evidenti, esacerbati da una sessione di conclamata e globale avversione al rischio. La temuta (e attesa) lettera da Bruxelles sta arrivando, presumibilmente consegnata brevi manu da Moscovici a Tria: ITALY'S PLANNED BUDGET DEVIATION IS `UNPRECEDENTED,' EU SAYS / EU COMMISSION ASKS ITALY TO RESPOND TO ITS CONCERNS BY MONDAY, OCT 22 / EU COMMISSION TELLS ITALY ITS 2019 DRAFT BUDGET POINTS TO A PARTICULARLY SERIOUS NON-COMPLIANCE WITH EU BUDGET RULES –LETTER. Le rassicurazioni di Tria (ITALY'S ECONOMY MINISTER TRIA SAYS HOPES CAN NARROW DIFFERENCES WITH EU ON BUDGET) e Conte (ITALY'S PM CONTE SAYS GOVERNMENT IS TALKING TO RATING AGENCIES, HOPES DOWNGRADE COULD BE AVOIDED) rischiano per ora di risultare insufficienti rispetto alla tensione destinata a montare in attesa del consiglio dei ministri convocato per sabato e che dovrà presumibilmente decidere quanto conflittuale o accomodante dovrà essere la postura in risposta alle richieste di correzione provenienti dalla Commissione. Intanto anche i toni di Draghi in un intervento ieri sono sembrati meno ‘morbidi’ (“questioning the bloc’s rules can worsen financial conditions and damage growth”) rispetto a quelli sentiti il w/e scorso durante i lavori dell’IMF. Le difficoltà degli asset italici sono state evidenti: Piazza Affari -1.9% vs Euro Stoxx 50 -0.9%, lo spread BTP vs Bund 10Y ha toccato nuovi massimi a 326bp dal 2013 dopo un allargamento di 18bp nella sola sessione di ieri. Effetti evidenti e non, a differenza di svariate occasioni negli ultimi mesi, isolati. Gli altri periferici non sono riusciti a scampare il contagio: gli spread della carta spagnola, portoghese e greca hanno allargato rispettivamente di 12bp, 13bp e 15bp con una partecipazione rilevante fornita dalla discesa dei rendimenti del Bund (-4bp a 0.41%) che, come nel caso di Treasury (-4bp a 3.16%) e Gilt (-4bp a 1.54%), ha fornito l’emblematico porto sicuro in una sessione travagliata come quella di ieri. Ha certamente contribuito sul fronte spagnolo una sentenza della corte suprema che ha stabilito che certe imposte sui mutui saranno a carico delle banche e non dei mutuatari con un effetto retroattivo ancora da analizzare. Sentenza che ha scatenato robuste vendite sui finanziari iberici (-3.0% ieri l’indice di settore).
Il punto focale della sessione asiatica erano i dati cinesi: la crescita GDP per il Q3 e le classiche rilevazioni di attività (vendite al dettaglio, produzione industriale, investimenti fissi) per il mese di settembre. I dati sono stati misti con la crescita (6.5% vs 6.6% exp.) e la produzione industriale sotto le attese mentre le vendite al dettaglio sono risultate superiori alle stime. Non sono state le rilevazioni macro comunque il principale market-mover bensì l’attivismo con cui i policy-maker (PBoC ed enti regolatori) hanno mostrato un tentativo concertato di supportare (verbalmente) il mercato prima dell’apertura con dichiarazioni sulla solidità dei fondamentali e su come i cambiamenti regolamentari rendano gli investimenti cinesi più appetibili (CHINA CENTRAL BANK CHIEF: STOCK MARKET VALUATIONS NOT IN LINE WITH CHINA'S ECONOMIC FUNDAMENTALS / CHINA SECURITIES REGULATOR SAYS WILL ENCOURAGE VARIOUS KINDS OF FUNDS TO HELP COMPANIES FACING MARGIN CALL PRESSURES AND TO BUY LISTED FIRMS' SHARES, PARTICIPATE IN M&A OF LISTED FIRMS). Un tentativo di stabilizzazione, dopo le forti perdite delle ultime sessioni, per ora riuscito (Shanghai Composite +0.6%).
La stabilizzazione cinese sull’azionario, aiutata anche da un modesto storno del USD/CNH dai massimi di ieri che sta togliendo un po’ di carburante al dollaro, aiuterà l’Europa in apertura. I cantieri (di disagio) aperti sono comunque molti (Italia, Arabia, tensioni monetarie US, Brexit) e non ci sono garanzie che un rimbalzo iniziale sia sostenibile e/o amplificabile con facilità. Buona giornata e buon w/e.
Il desk rimane come sempre a disposizione per ulteriori approfondimenti.
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