“La memoria si confonde con quello che noi immaginiamo” (Dario Argento)
La BCE ha deciso nuovamente di mantenere invariati i tassi di interesse, una scelta ampiamente prevista, visto che non ci sono stati cambiamenti significativi rispetto alla riunione di giugno. L’istituzione di Francoforte non stabilisce una direzione precisa per i tassi, rimanendo adattabile e basando le sue decisioni sui dati economici, in particolare quelli relativi all’inflazione di base, alle prospettive inflazionistiche e all’efficacia della politica monetaria. In questo contesto, settembre sembra essere il momento più probabile per un futuro taglio dei tassi. Fino ad allora, si prevede che l’inflazione core continuerà a diminuire e che la crescita salariale rallenterà nella seconda metà dell’anno. La BCE è ottimista riguardo al fatto che i profitti stiano iniziando ad assorbire l’aumento dei salari, riducendo l’impatto sui prezzi core. Le previsioni degli economisti indicano ancora due tagli entro la fine dell’anno, uno a settembre e uno a dicembre. Questo andamento sembra il più appropriato considerando i dati attuali e le previsioni inflazionistiche, e anche alcuni membri più “rigorosi” del Consiglio direttivo stanno iniziando a sostenere questa ipotesi, pur senza esporsi troppo. Attenzione però: per quello che riguarda il futura, non vi sono cambiamenti nell’economia dell’Eurozona che giustifichino tassi di politica monetaria neutrali al 2,3% entro i prossimi 2 o 3 anni, come attualmente prevede invece il mercato.
Continua a salire la volatilità
La decisione della BCE non ha cambiato il mood del mercato che da un paio di sedute assiste a un deciso aumento della volatilità. Il VIX sull’S&P 500 è balzato anche ieri di oltre il 10% tornando sopra il livello di 15 punti. Ancora lontana la soglia psicologica di 20 punti, che rappresenterebbe un piccolo segnale di tendenza nella prospettiva di una correzione del mercato statunitense. Qualche nervosismo si assiste anche nel settore delle materie prime: gas naturale (benchmark nordamericano) +4%, gas sulla Borsa di Amsterdam (benchmark europeo) +1,5%, petrolio sempre sopra la soglia di $80. Motivo per cui le banche centrali restano “timide” sull’ipotesi di tagliare strutturalmente i tassi. Anche il mercato monetario torna a indebolirsi: spread MBT-Bund a un passo da 130 punti, rendimento decennale italiano sopra il 3,7%. Arretra invece il bitcoin che dopo il rally post attentato a Donald Trump, ritraccia leggermente e riavvicina la soglia di $65mila. Infine Wall Street continua a sottoperformare gli indici europei nonostante le buone trimestrali: pesa la debolezza dei magnifici 7, con Apple la peggiore in rosso di oltre il 2%. Oggi non sono attesi dati macro di rilievo, ad eccezione dell’intervento di alcuni componenti del FOMC nel tardo pomeriggio.
S&P 500 continuerà a correre, per Citi
Gli esperti di Citi prevedono che l’indice S&P 500 continuerà a crescere nella seconda metà del 2024, anche se a un ritmo più contenuto rispetto ai primi sei mesi. Nonostante le preoccupazioni per una possibile recessione, la fiducia resta alta grazie agli ingenti investimenti nell’intelligenza artificiale generativa, che stanno bilanciando le tradizionali preoccupazioni economiche. “Ci aspettiamo ulteriori guadagni per l’S&P 500 nel secondo semestre del 2024, anche se a un ritmo più moderato”, affermano gli analisti della banca d’affari. Uno dei principali fattori che ha sostenuto la performance dell’indice finora è stato il gruppo “Mag 7“. Questo gruppo, ponderato per la capitalizzazione di mercato, è cresciuto di oltre il 31% nell’ultimo anno, contribuendo con 8,7 punti al guadagno totale del 15,6% dell’indice. Anche il resto dell’S&P 500 sta performando bene, in linea con le previsioni di inizio anno. Citi evidenzia che il settore Growth ha guidato i guadagni dell’indice nel 2023, mentre i settori Cyclicals e Defensives hanno registrato buone performance, anche se inferiori rispetto ai Mega Cap Growth. Inoltre, vi è una notevole differenza tra le performance dei titoli a grande e piccola capitalizzazione. Citi respinge i paragoni con la bolla tecnologica del passato, sostenendo che le condizioni attuali sono molto diverse. “L’espansione del multiplo del gruppo Growth ha avuto un impatto significativo sulla performance dell’indice”, spiegano gli analisti, aggiungendo che i rapporti PEG (ovvero il PE sul tasso di crescita dei profitti) mostrano aspettative di crescita fondamentali in aumento. Le previsioni di Citi per il 2024 sono in sintesi leggermente più ottimistiche rispetto al consenso generale, mentre sono più caute per il 2025.