I social media sono diventati il luogo in cui molti di noi trascorrono il proprio tempo, condividono la propria vita e, sempre più spesso, ricevono notizie. Si stima che ogni giorno vengano trascorse 12 miliardi di ore complessive su queste piattaforme, che oggi ospitano oltre 5,3 miliardi di “identità” o account unici.
Con una tale portata, la disinformazione può diffondersi alla velocità della luce. Tutti abbiamo visto i titoli dei giornali, le “fake news” e i deepfakes che ci fanno dubitare dei nostri occhi.
Per gli investitori, non si tratta solo degli ultimi pettegolezzi. La disinformazione (informazioni false o imprecise) e le false informazioni (fake news deliberatamente destinate a confondere e ingannare) possono muovere i mercati. Uno studio recente ha dimostrato una correlazione tra le interazioni sui social media e i movimenti a breve termine del mercato azionario.
Non si tratta di semplice rumore, ma di rumore con conseguenze. L’anno scorso, la Nationwide Mutual Insurance ha rilevato che più di un terzo degli investitori non pensionati di età compresa tra i 18 e i 54 anni ha agito sulla base di informazioni finanziarie provenienti da Internet o dai social media che si sono rivelate fuorvianti o errate.
L’eccesso di governo nell’era dell’IA
L’ascesa dell’intelligenza artificiale (IA) complica ulteriormente le cose. Abbiamo già assistito a casi in cui le immagini generate dall’IA hanno causato nervosismo nei mercati, come quando l’anno scorso qualcuno ha pubblicato immagini false di un’esplosione vicino al Pentagono. Con il progredire della tecnologia IA, distinguere i fatti dalla finzione diventerà sempre più difficile.
Non sorprende che gli americani esprimano una storica sfiducia nei confronti dei media e chiedano una maggiore regolamentazione dei contenuti online.
Tuttavia, dobbiamo essere estremamente cauti nell’affrontare questo problema. I governi, nella loro saggezza o forse nel panico, hanno deciso di intervenire e non si limitano a fare gli arbitri... minacciano di essere giocatori, allenatori e arbitri allo stesso tempo.
Implicazioni internazionali della polizia sui social media
Prendiamo ad esempio le recenti violenze nel Regno Unito. Si sono rapidamente diffuse false voci sull’identità dell’uomo che avrebbe aggredito e ucciso due ragazze britanniche il 29 luglio, provocando disordini a livello nazionale e l’arresto di oltre 1.000 persone. Finora, due uomini sono stati condannati a mesi di carcere per la loro attività sui social media.
Sebbene sia comprensibile che le autorità vogliano reprimere chi incita alla violenza, le minacce del governo britannico, a mio avviso, sono andate troppo oltre. Il capo della polizia londinese ha persino suggerito che i cittadini americani potrebbero essere estradati dagli Stati Uniti al Regno Unito per essere accusati di commenti online. Si tratta di una pericolosa prevaricazione che crea un precedente preoccupante.
Allo stesso modo, l’avvertimento dell’Unione Europea a Elon Musk sulla moderazione dei contenuti su X (ex Twitter) prima della sua intervista con l’ex presidente Donald Trump la scorsa settimana ha avuto il sapore di un tentativo di censura. Sono d’accordo sul fatto che queste piattaforme dovrebbero avere politiche contro i contenuti esplicitamente illegali, ma le leggi vaghe sull’ “incitamento all’odio” sono un terreno scivoloso che può essere facilmente abusato.
Costruire una dieta informativa bilanciata
Ecco la mia opinione: sì, la disinformazione è un problema. Può contribuire al caos del mondo reale, dalle fluttuazioni del mercato ai disordini sociali. Ma la soluzione non è fare di tutte le erbe un fascio. Dobbiamo essere più intelligenti, non solo più rumorosi.
Questo inizia con l’educazione di noi stessi. Nel mondo degli investimenti, viviamo all’insegna del “fidati, ma verifica”. È ora di applicare questo pensiero alla nostra dieta informativa, controllando le notizie come se i nostri portafogli dipendessero da esse. E proprio come i nostri portafogli, è importante diversificare le fonti di informazione.
Detto questo, credo che se una piattaforma sociale deve moderare i contenuti, deve farlo in modo trasparente. Conosciamo le regole del gioco. Minacce vaghe di “discorso d’odio” senza definizioni chiare? È come giocare a scacchi, dove le regole cambiano a ogni mossa.
Vigilanza e libertà
Benjamin Franklin disse saggiamente che chi rinuncia alle proprie libertà per un po’ di sicurezza temporanea non merita né la libertà né la sicurezza. Le sfide di essere un cittadino e un investitore informato nell’odierno panorama informativo sono reali, ma non credo che giustifichino un intervento governativo pesante. La disinformazione è una bestia, ma lo è anche la prevaricazione. Restiamo vigili, pensiamo in modo critico e ricordiamo che il libero flusso di informazioni - anche quando a volte è disordinato - è essenziale per mercati e democrazie sani.
Continuate a investire, a informarvi e soprattutto ad essere liberi.