Il mese di ottobre ha prodotto la seconda correzione dell’anno sui mercati americani, che in poche sedute si sono riportati sui livelli del 50% della barra annuale. Il Dow Jones, dopo il massimo a 26951.81 del 3 ottobre, ha testato il livello 24977 il giorno 11 ottobre, punto importante di supporto individuato dal 50% della prima discesa tra gennaio ed aprile. La tenuta di questo livello è un segnale positivo per la formazione di un minimo di ripartenza in questo mese di ottobre, nonostante la perdita secca di oltre 2000 punti in poche sedute.
Sull’indice S&P500 abbiamo avuto la formazione di un doppio massimo in due importanti set up adiacenti: il primo massimo (che è il top assoluto a 2940,91) fatto nel giorno dell’equinozio d’autunno, 21 settembre 2018, una data che W.D. Gann indicava come data importante per possibili inversioni del mercato sul Ciclo Permanente Annuale, ed un secondo top sugli stessi livelli di prezzo il giorno 3 ottobre 2018, importante data di set up geometrico individuata sugli angoli di Gann.Il doppio massimo ha dato vita ad un ritracciamento molto pronunciato che ha portato l’indice al test dell’angolo 1x1 principale di Gann, angolo che fino ad oggi ha contenuto tutti i tentativi di ribasso. Sugli indici Dow Jones Industrial e SP500 possiamo ancora considerare rialzista la tendenza di fondo, essendo la dinamica dei prezzi ancora superiore agli angoli rialzisti principali di Gann.
Per quanto riguarda il Nasdaq la salita è stata più accelerata, per la presenza di alcuni titoli che hanno sovraperformato, tra i quali spicca Apple. La dinamica del Nasdaq100 resta rialzista, ma il test del minimo del giorno 11 ottobre ha forato per la prima volta l’angolo 1x1 di Gann, che è stato comunque recuperato nelle sedute successive. Sul Nasdaq la situazione è più delicata rispetto al Dow Jones e allo S&P500, perché alcuni titoli dei cosiddetti FAANG, dopo i top hanno invertito la loro tendenza, e mi riferisco in particolare a Facebook (NASDAQ:FB) e Netflix, che non fanno registrare nuovi massimi da molti mesi.
Inoltre è da rimarcare che l’indice generale tecnologico, il Nasdaq Composite, che tiene conto di tutto il mercato tecnologico e non solo dei 100 principali titoli, aveva anticipato il suo massimo assoluto il giorno 30 agosto 2018, e da allora non è stato più performante. Questa divergenza tra Nasdaq Composite e Nasdaq100 di solito anticipa una correzione più marcata di quella che abbiamo visto fino ad ora, correzione che, allo stato attuale con la tenuta dei primi supporti, resta solo un’ipotesi sul tavolo.
Un’ultima considerazione merita l’indice NYSE Composite, che ha fatto registrare il suo massimo assoluto a fine gennaio e, nel movimento della seconda parte dell’anno, non è riuscito a replicare la performance del DJI e dell’indice SP500. Questa divergenza tra il Big Board ed i principali indici USA deve far riflettere, perché può essere un segnale di mancata partecipazione collettiva all’ultima fase del rialzo avutosi tra giugno ed ottobre 2018, rialzo condotto da un numero inferiore di titoli rispetto a quelli che hanno partecipato al bull market del 2017. Da un punto di vista grafico il NYSE rimarca l’andamento dell’indice MSCI Word, che ha fatto registrare anche esso un top assoluto a gennaio ed attualmente è in fase distributiva.
In conclusione, allo stato attuale, la situazione grafica degli indici americani ci suggerisce di considerare questa correzione come un movimento fisiologico del mercato, che ha ritracciato l’importante fase rialzista che ha caratterizzato tutta l’estate 2018.
I livelli di alert vanno posizionati sotto i recenti minimi, al di sotto dei quali inizierebbe una fase ribassita più marcata e duratura. Per l’ultima parte dell’anno è possibile un rimbalzo del mercato azionario americano anche se il recupero dei massimi assoluti, al momento, appare difficile. Già un recupero dei livelli 2900 di S&P500, 26000 di Dow e 7450 di Nasdaq100 sarebbe un buon risultato.
Paolo Nardovino