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La sterlina soffrirà di nuovo, May punta ancora ad un accordo vago sulla Brexit

Pubblicato 30.01.2019, 12:03
Aggiornato 09.07.2023, 12:32

di Geoffrey Smith

L’impennata della sterlina è stata circondata da una sensazione di irrealtà. Tuttavia, la sua reazione alla serie di votazioni della Camera dei Comuni britannica stanotte (ha perso quasi un centesimo sia contro il dollaro che contro l’euro), indubbiamente mostra più accuratamente l’attuale bilancio delle probabilità riguardo alla Brexit.

GBPUSD 15 Minute Chart

Ma con una Brexit “dura”, senza accordo, nuovamente confermata come opzione predefinita e molti degli esiti più a favore della sterlina ormai quasi del tutto esclusi, il rischio è che la valuta britannica possa ancora scendere parecchio.

“Nessun accordo è ora presumibilmente l’esito più probabile”, scrive su Twitter David Henig, direttore britannico del Centro Europeo per l’Economia Politica Internazionale.

Aggiunge che al momento “in teoria non c’è alcuna prospettiva” di un secondo referendum che possa capovolgere il voto del 2016 favorevole all’uscita.

Gli analisti di Deutsche Bank sono stati sicuramente rapidi a fare dietrofront sul precedente consiglio di andare long sulla sterlina in seguito al primo voto sull’accordo del Primo Ministro Theresa May due settimane fa. In una nota ai clienti dopo il voto di ieri, scrivono:

“Oltre ad aumentare il rischio di una Brexit involontariamente disordinata, non sarà positivo per la fiducia economica che sta già peggiorando per via dell’incertezza politica. Di conseguenza, operiamo una presa di profitto sul nostro consiglio short sul cambio EUR/GBP di due settimane fa, diventando neutrali sulla sterlina”.

Il momento cruciale è stato quando i parlamentari hanno respinto l’emendamento che avrebbe permesso al Parlamento di chiedere una proroga della scadenza del 29 marzo per la Brexit. L’emendamento prevedeva un modo per evitare una “Brexit senza accordo”. Tuttavia, avrebbe anche aperto la strada ad un secondo referendum, secondo qualcuno. È stato respinto perché non abbastanza parlamentari tra i Conservatori al potere erano intenzionati a sfidare i propri leader e troppi parlamentari Laburisti all’opposizione temevano di dare l’impressione di minare il primo referendum.

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Sono stati bocciati anche altri cinque emendamenti all’accordo di May. Forse l’unica cosa su cui si sono trovati d’accordo i legislatori è stata dare istruzioni a May per riaprire le trattative con l’UE sull’accordo di divorzio che regola il periodo immediatamente successivo alla Brexit. Dal momento che l’UE ha più volte ribadito che non riaprirà le trattative, questo sarà, per usare un eufemismo, un compito arduo.

L’unico altro emendamento che è stato approvato esclude effettivamente una Brexit senza accordo. Tuttavia, è stato presentato dalla Parlamentare Conservatrice Caroline Spelman come non vincolante, quindi non ha alcun valore legale.

I tori della sterlina, e le aziende in tutta Europa, speravano che il voto di stanotte avrebbe fatto escludere del tutto il rischio di una sconvolgente uscita senza accordo. Non è stato così, perché la minaccia di uno sconvolgimento dell’economia europea rappresenta proprio una delle poche carte in mano al regno Unito.

Sacrificarla a questo punto delle trattative non ha alcun senso, anche se giocarla in uno qualsiasi degli scenari plausibili sarebbe altrettanto imprudente. Non sarebbe una politica del rischio calcolato se non si corressero rischi.

La posizione dei favorevoli alla Brexit si è sempre basata sulla certezza che il peso economico britannico avrebbe costretto l’UE a piegarsi alla loro volontà. In tutta franchezza, ci sono molti più motivi per crederlo ora rispetto a due anni fa, con l’economia della zona euro sull’orlo della stagnazione mentre lo scontro commerciale USA-Cina contagia l’economia globale.

L’intenzione di Germania e Francia, che tradizionalmente coordinano la politica UE, di rischiare una recessione in nome della pace in Irlanda non è un dato di fatto. Dal 2008, l’UE ha dimostrato più volte la sua incapacità di prendere qualsiasi decisione con conseguenze dure e immediate, tranne quando potessero essere contenute in paesi piccoli come la Grecia, o l’Irlanda.

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Ma data la costanza della linea di negoziazione dell’UE finora, ci si aspetta che la sua solidità resista. La presidenza del Consiglio UE, che rappresenta i restanti 27 stati membri, ha ribadito subito dopo il voto che l’accordo di divorzio non sarebbe stato riaperto in questa fase finale.

Quindi la sterlina sembra destinata ad una perfomance bassa, almeno per qualche altra settimana, mentre May prova a chiedere l’impossibile a Bruxelles. Dopodiché, solo due cose potrebbero fermare una “Hard Brexit”: o più di 120 legislatori ribelli cambieranno idea sull’accordo originale di May, o lei userà l’opzione non vincolante di Spelman come copertura per chiedere all’UE una proroga della scadenza e - magari - sollecitare il Parlamento a tenere un secondo referendum.

Tuttavia, bisogna essere dei tori della sterlina coraggiosi per scommettere su uno di questi esiti in questo momento.

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