Gli spiriti animali si stanno riaccendendo dopo che le azioni statunitensi sono schizzate per la terza settimana di fila, alimentate dalle rinnovate speculazioni che gli aumenti dei tassi della Federal Reserve siano finiti e che i tagli siano vicini.
L’indice S&P 500 è salito del 2,2% la scorsa settimana, chiudendo al livello più alto dal 1° settembre. I trader aspettano di capire se il mercato riuscirà a muoversi con decisione verso l’alto e conquistare il picco dell’estate, un rialzo che suggerirà che il rally dal minimo di ottobre dello scorso anno, spentosi negli ultimi mesi, si sta riaccendendo. Se il massimo di luglio cederà il passo, il prossimo ostacolo è il picco di gennaio 2022, il massimo storico del mercato.
“L’idea dovish della Fed permane”, spiega Win Thin, a capo delle strategie monetarie di Brown Brothers Harriman & Co. “Probabilmente ci sarà una pressione ribassista sui rendimenti USA e sul dollaro”.
I future dei fondi Fed mettono in conto alte probabilità che la banca centrale lascerà invariato il tasso obiettivo nei prossimi tre vertici, ma il sentiment è ancora titubante circa le prospettive di un taglio nel breve periodo.
Le aspettative di un taglio cominciano ad emergere più in là, a partire dalla riunione di maggio, che al momento rispecchia una probabilità di circa il 60% tramite i future.
“I mercati si muoveranno per metterlo in conto, ma non sempre lo fanno bene”, ricorda Josh Jamner, analista di strategie di investimento di ClearBridge Investments.
Afferma che la probabilità di un taglio dei tassi nel 2024 è ancora “discutibile”, notando che “Nessuno ha la sfera di cristallo. Nessuno sa come saranno i dati. Potrebbe esserci un’altra serie di dati sfavorevoli, che spingerà i mercati a riprezzare”.
Intanto, il rendimento a 2 anni sensibile alla politica sembra indicare probabilità più alte di un taglio ultimamente.
Questi bond, un indicatore molto seguito per le aspettative sui tassi, si sono staccati dal massimo ciclico nelle ultime settimane, chiudendo venerdì al 4,88%, poco al di sotto del picco del 17 ottobre del 5,19%.
In particolare, restano al di sotto dell’attuale tasso obiettivo della Fed del 5,25%-5,50%, suggerendo che lo slancio a favore dei tagli dei tassi sta aumentando.
Fino a quando si continueranno a comprare titoli del Tesoro a 2 anni, che ridurranno il rendimento, si rafforzerà il sentiment del mercato delle previsioni di un taglio, magari prima del previsto.
“Se l’aumento di luglio è stato l’ultimo, come pensiamo, i titoli storicamente vanno abbastanza bene un anno dopo l’ultimo aumento”, afferma Ryan Detrick, chief market strategist di Carson Group.
La parola chiave, ovviamente, è “se”. Considerato che sarà una settimana più corta per festa negli Stati Uniti, con pochi report economici, i mercati nell’immediato futuro faticheranno a trovare segnali chiari che i tagli dei tassi siano vicini o meno.