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Le valute seguono la caduta libera dei titoli azionari

Pubblicato 20.11.2018, 22:47
Aggiornato 09.07.2023, 12:31

Sommario giornaliero sul mercato forex 20.11.2018

Analisi realizzata alla chiusura del mercato statunitense a cura di Kathy Lien, Direttrice di FX Strategy per BK Asset Management.

I titoli azionari statunitensi hanno registrato un forte selloff questo martedì ed il loro calo ha influenzato le valute. A differenza dei ribassi precedenti scatenati dalle dichiarazioni dei membri della Fed o dai dati, questo forte calo è stato causato dalla vendita dei titoli tech. L’avversione al rischio ha pesato fortemente sul dollaro australiano e quello canadese. Il dollaro USA, richiesto come bene rifugio, è salito contro le principali valute tra cui lo yen giapponese ed il franco svizzero.

Sorprende particolarmente la resilienza del cambio USD/JPY in quanto gli ultimi dati economici e le dichiarazioni della Fed hanno dato agli operatori pochi motivi per puntare sul biglietto verde. I dati sui nuovi cantieri hanno deluso le aspettative ed il numero delle concessioni edilizie è sceso. Non prevediamo letture entusiasmanti nemmeno per il dati attesi per mercoledì, quelli sugli ordinativi di beni durevoli e sulle vendite di case esistenti. Dunque, tra il selloff dei titoli azionari, le tensioni commerciali tra USA e Giappone e le dichiarazioni caute dei membri della Fed, il cambio USD/JPY dovrebbe essere in calo, soprattutto dopo che il Presidente Trump ha confermato il suo desiderio di vedere tassi Fed più bassi. Tecnicamente, il cambio USD/JPY è rimbalzato alla media mobile giornaliera su 50 giorni, ma vediamo il cambio in calo a 112,00 per via della forte resistenza tra la mobile giornaliera su 50 giorni a 112,84 e la mobile giornaliera su 20 giorni a 113,10.

Il cambio USD/CAD è salito al massimo di 4 mesi a causa della pressione che continua a salire sui prezzi del petrolio. Il petrolio è crollato al livello più basso di oltre un anno in vista del vertice OPEC del prossimo mese. Stati Uniti, Russia e Arabia Saudita stanno estraendo a livelli record e con il Presidente Trump che sta dalla parte del Principe della Corona nella vicenda Khashoggi, è improbabile che la produzione venga ridotta quando Trump ha chiesto apertamente di avere prezzi più bassi. L’Amministrazione Trump ha promesso inoltre una riduzione delle sanzioni ai principali acquirenti di petrolio iraniano il giorno dopo averle applicate sulle compagnie energetiche iraniane e siriane. Se i prezzi continueranno a scendere, la resistenza del cambio USD/CAD sarà più alta, al massimo di giugno di 1,3386. Inoltre, bisogna notare che la Banca del Canada potrebbe avere in serbo importanti novità secondo il Vice Governatore Wilkins il quale ha dichiarato che sarà esaminata la politica sull’obiettivo dei tassi per capire se invece potrebbe essere meglio cambiare strategia. Anche il dollaro australiano e quello neozelandese sono scesi bruscamente. L’ennesimo calo dei prodotti caseari ha fatto scendere il dollaro neozelandese, mentre il cambio AUD/USD è sceso unicamente per via dell’avversione al rischio; secondo i verbali RBA, la banca centrale crede che il prossimo intervento sui tassi sarà al rialzo, ma al momento non ci sono le condizioni di un intervento nel medio termine. Il prezzi dei prodotti caseari in Nuova Zelanda sta scendendo in maniera costante quest’anno, ma il calo del 3,5% registrato martedì è il maggiore da settembre.

In calo anche euro e sterlina con l’euro nuovamente sotto pressione per via dell’aumento dello spread tra i rendimenti di Italia e Germania. Secondo il nostro collega Boris Schlossberg, “per ora il rischio di una stretta del credito resta sotto controllo, ma sui mercati si ritiene che se lo spread dovesse avvicinarsi a 400 punti il pericolo per il comparto bancario italiano potrebbe essere serio e rendere necessario un intervento; nonostante il pericolo di insolvenza rimanga tale, lo spread tra bond tedeschi e italiani potrebbe diventare il vero fattore che condizionerà gli scambi fino alla fine dell’anno, più o meno come durante la crisi che ha interessato i paesi dell’Europa meridionale nel 2012. Intanto il Regno Unito resta sotto i riflettori per la possibilità di una mozione di sfiducia. Il crollo della sterlina è stato attenuato dal fatto che i Tory non hanno i 48 voti necessari a richiedere il voto per la fiducia, ma il rischio ancora c’è.

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