Avvio di settimana lento, con gli investitori che continuano a concentrarsi sugli sviluppi della guerra commerciale.
Donald Trump non si è fermato nel fine-settimana.
Oltre al fatto che non ha dato segni di voler fare retromarcia sulla retorica nei confronti di Cina ed Europa, il presidente Trump ha risposto in modo violento, con un tweet tutto in lettere maiuscole, al presidente iraniano Rouhani.
I partecipanti al mercato non sono sembrati troppo preoccupati della rapida escalation nei toni.
Dopo tutto, il mercato è abituato alle esagerazioni di Trump.
La scorsa estate minacciò “fuoco e furia” per la Corea del Nord, un anno dopo Kim e Donald sono migliori amici e la Corea del Nord non ha ancora fermato la sua produzione nucleare.
Nel comparto G10, lo yen giapponese ha fatto segnare il rialzo maggiore contro l’USD, con l’USD/JPY in calo a 110,75, minimo dall’11 luglio.
Negli ultimi due giorni, lo yen ha guadagnato più del 2% sulla scia di indiscrezioni secondo cui la Banca del Giappone starebbe valutando delle modifiche al programma di allentamento quantitativo. Kuroda, in effetti, aveva promesso che l’obiettivo d’inflazione al 2% sarebbe stato raggiunto nel 2015…
L’USD/JPY è rimbalzato dal supporto a 110,77 (minimo 11 luglio), consolidandosi intorno a 111.
Al ribasso, il minimo del 4 luglio (110,28) costituirà il prossimo supporto.
Anche il franco svizzero ha resistito piuttosto bene, l’USD/CHF è scivolato a 0,9915.