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L’inasprimento della politica monetaria USA potrebbe pesare sui rendimenti europei

Pubblicato 18.01.2022, 12:13
Aggiornato 02.09.2020, 08:05

Gli investitori europei si chiedono quanta pressione arriverà dall’inasprimento monetario negli USA sulla Banca Centrale Europea e sui rendimenti dei bond sovrani UE.

Aumentano le probabilità che la Federal Reserve comincerà ad alzare i tassi a marzo e i funzionari della Fed ora parlano di tre o quattro aumenti per quest’anno.

L’ultima parola della BCE, invece, è che non ci saranno aumenti quest’anno. La differenza di approccio fa sorgere alcune domande.

I mercati monetari sono traballanti, ma le posizioni speculative sul dollaro restano long, con i trader consapevoli che gli aumenti dei tassi della Fed sono già stati messi in conto.

I seguitissimi bond decennali tedeschi, un riferimento per la zona euro, hanno registrato un lieve rialzo del rendimento negli scambi di ieri, attestandosi a -0,0245% rispetto a -0,0395% di venerdì sera.

German 10-year Weekly Chart

Gli investitori potrebbero testare un rendimento pari a zero, ma gli analisti si aspettano che il rendimento dei bond tedeschi mostri resistenza a quel livello.

Quanto in là si spingerà questa differenza dipenderà dalle aspettative di inflazione negli USA, con i funzionari Fed che sembrano credere che l’aumento dei prezzi sia un fenomeno transitorio, anche se più intenso e più lungo di quanto si aspettavano.

I rendimenti dei Treasury salgono ma gli investitori sembrano pronti ad accettare l’idea della Fed che l’inflazione sarà contenuta. Il rendimento dei Treasury decennali ha superato l’1,8% la scorsa settimana.

US 10-year Weekly Chart

Ieri è stata una giornata di festa negli Stati Uniti ma il rendimento implicito sui mercati dei future è salito all’1,85% e le posizioni speculative sono ribassiste.

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Considerato il balzo del 7% su base annua dell’indice sui prezzi al consumo di dicembre, tuttavia, si tratta di un incremento del rendimento relativamente lieve.

I rendimenti di Regno Unito, Italia e Francia schizzano tra le preoccupazioni politiche

I bond governativi britannici si trovano in una posizione speciale. La Banca d’Inghilterra ha stretto i denti ed ha alzato il tasso di riferimento di 15 punti base, allo 0,25%, il mese scorso. Il rendimento dei bond decennali è salito di oltre un punto percentuale da allora, attestandosi all’1,1970% ieri.

Il Primo Ministro Boris Johnson è nei guai, guai grossi, per aver permesso delle feste al n° 10 di Downing Street mentre vigeva il lockdown e per aver poi mentito al riguardo.

Ma l’aumento dei tassi preventivi ha messo una rete di sicurezza ai rendimenti dei gilt e gli analisti non sembrano preoccupati per il destino di Johnson. Ci sono due membri di gabinetto del partito Conservatore pronti a ricevere il testimone: il Ministro delle Finanze Rishi Sunak e il Ministro degli Esteri Liz Truss, e Johnson è già uscito da situazioni spinose in passato.

Preoccupa di più la fine del quantitative easing nel Regno Unito. Sono in programma emissioni limitate in questo trimestre (solo 17 miliardi di sterline) ma, quando le emissioni riprenderanno a pieno ritmo nei prossimi trimestri, non ci saranno acquisti da parte della Banca d’Inghilterra.

L’Italia vivrà una riorganizzazione politica questo mese, quando il Parlamento voterà il nuovo Presidente, che ha perlopiù un ruolo di rappresentanza come capo dello stato. Il Primo Ministro Mario Draghi è il principale candidato: l’unica preoccupazione è che, lasciando il ruolo di capo del governo, si arriverà a delle elezioni anticipate e sarà difficile costituire una coalizione.

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Il rendimento dei bond decennali è salito di circa 40 punti base nelle ultime settimane, a circa l’1,365% ieri, ma gli investitori non sembrano troppo preoccupati. Anche da Presidente, Draghi avrà molto da dire sulla formazione del governo e l’Italia ha tanti motivi per non affondare la nave UE con gli aiuti per la ripresa dalla pandemia che stanno arrivando.

Allo stesso modo, il rendimento dei bond decennali francesi è salito nelle ultime settimane, con i candidati che si preparano alle elezioni presidenziali di aprile. Era vicino allo 0,360% ieri, dopo essere brevemente sceso in territorio negativo a dicembre.

Il Presidente Emmanuel Macron avrà poche difficoltà a battere la candidata di estrema destra Marine Le Pen al secondo turno di ballottaggio. La candidata di centro-destra, Valérie Pécresse, a capo dell’Ile-de-France, una regione della capitale, sarà una sfida più grande, ma non è certo che riesca ad arrivare al secondo turno. Ad ogni modo, il ritorno dei Gollisti, ora ribattezzati Repubblicani, non sarà un grosso problema.

Ultimi commenti

Gran Reset
Credo che si stia facendo troppo abusto del concetto: "gli aumenti dei tassi della Fed sono già stati messi in conto"; guardando la curva dei rendimenti non mi sembra che il mercato abbia prezzato quell'aumento, e d'altronde come potrebbe farlo con una FED che continua a comprare t-bond affossandone il rendimento. Un'inflazione a breve del 7% con un decennale inchiodato sotto al 2% è veramente una grossa scommessa: che alla FED si aspettino un miracolo?!  Che poi l’aumento dei prezzi sia un fenomeno transitorio, anche se più intenso e più lungo di quanto si aspettavano, significa che tanto transitorio poi quel fenomeno non lo è: se non ci saranno segnali per giugno di una stabilizzazione, quell'inflazione non la riprendi più senza una stretta pesante. Il problema è che stringere adesso, con tutto quel debito pubblico creato verrebbe pesante per il bilancio USA e per l'italia: da più parti, si vocifera una parolina strana: default!?
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