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L’OPEC si dà la zappa sui piedi

Pubblicato 16.07.2021, 15:25

Questo articolo è stato scritto in esclusiva per Investing.com.

  • La politica energetica USA ha fatto un regalo al cartello del greggio - Boom della domanda energetica
  • La Russia è diventata la forza più potente dal 2016
  • Gli EAU si tirano indietro dal vertice semestrale
  • La divisione tra EAU e il resto dell’OPEC è iniziata prima del vertice - Il cartello sta facendo del suo meglio per darsi la zappa sui piedi
  • L’inazione dell’OPEC lascia il mondo a interrogarsi e la politica di produzione in dubbio - 3 motivi per cui il prezzo del greggio potrebbe ancora salire molto di più

Il vertice semestrale del cartello internazionale del greggio si svolge ad inizio estate e inverno ogni anno. Nel 2021, il primo incontro si è tenuto nei giorni 1 e 2 luglio. I ministri dell’OPEC si sono riuniti per discutere dei tagli alla produzione in vigore dall’inizio della pandemia globale che ha fatto scomparire la domanda energetica, spingendo la materia prima a minimi storici nell’aprile 2020. Il contratto più vicino dei future del greggio NYMEX è crollato sotto zero a -40 dollari al barile il 20 aprile 2020. I future del Brent sono arrivati a 16 dollari al barile, il prezzo più basso di questo secolo.

Il greggio WTI NYMEX è sceso ancora di più in quanto senza sbocco sul mare per la consegna presso l’oleodotto di Cushing, Oklahoma. Senza un posto dove conservare il petrolio, il contratto dei future in scadenza è diventato una patata bollente ribassista. Il Brent è sceso ma si è limitato a raggiungere i 16 dollari al barile perché ha sbocco sul mare. Le petroliere in alto mare hanno fornito quella capacità di scorte che ha mantenuto il prezzo in territorio positivo.

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Intanto, entrambi i riferimenti del greggio segnano minimi e massimi più alti dall’aprile 2020. A giugno, il prezzo del WTI ha superato i 70 dollari al barile per la prima volta dall’ottobre 2018. I ministri del petrolio si sono incontrati ad inizio luglio per discutere dei livelli dei tagli alla produzione. L’esito del vertice è stato un disastro, il che non è una novità per il cartello. La decisione dell’OPEC di abbandonare la politica sulla produzione all’inizio del 2020 aveva contribuito al tonfo del prezzo. Il cartello non ha imparato dai suoi errori. Tuttavia, stavolta, il panorama è ben diverso rispetto all’inizio della pandemia globale.

La politica energetica USA ha fatto un regalo al cartello del greggio - Boom della domanda energetica

Il 20 gennaio 2021, Joe Biden è diventato il 46esimo Presidente degli Stati Uniti. Il giorno dell’insediamento, uno dei suoi primi ordini esecutivi è stato la cancellazione del progetto dell’oleodotto Keystone XL che trasporta il greggio dai giacimenti di Alberta, Canada a Steele City, Nebraska, ed oltre, al centro di consegna NYMEX di Cushing, Oklahoma. A maggio, il governo Biden ha vietato il fracking e le trivellazioni per combustibili fossili nei territori federali in Alaska.

Queste decisioni non sono state una sorpresa, in quanto il Presidente in campagna elettorale aveva parlato di un piano per contrastare i cambiamenti climatici, portando la politica energetica statunitense su una strada più verde e pulita. Tuttavia, la robusta domanda di greggio e gas mentre le vaccinazioni creano l’immunità di gregge e riducono il rischio di contrarre il COVID-19, ha accelerato i guadagni sui mercati dei future degli idrocarburi. Il greggio con consegna più vicina è schizzato ad oltre 74 dollari al barile, con i future NYMEX che hanno raggiunto il prezzo più alto dal 2014 la scorsa settimana.

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Crude Oil Monthly

Grafico mensile greggio

Fonte: CQG

Il grafico mensile mostra il recente massimo della scorsa settimana di 76,98 dollari al barile, otto centesimi al di sopra del picco dell’ottobre 2018 ed il massimo dal novembre 2014. Nel 2014 il greggio era scambiato sopra i 100 dollari al barile, che sarebbe ora il successivo livello di resistenza tecnica a lungo termine. I future di agosto hanno superato i 74 dollari mercoledì 14 luglio.

Natural Gas Monthly

Grafico mensile gas naturale


Fonte: CQG

Il grafico mensile del gas naturale NYMEX mostra il rally dal minimo di un quarto di secolo di 1,432 dollari per MMBtu del giugno 2020 al massimo della scorsa settimana di 3,822 dollari. Il gas naturale ha raggiunto il massimo dal dicembre 2018, con il prossimo livello di resistenza tecnica al picco del novembre 2018 di 4,929 dollari per MMBtu. Il 14 luglio si attestava vicino al livello di 3,75 dollari.

Anche altre materie prime energetiche hanno raggiunto massimi pluriennali nelle ultime settimane e mesi. L’etanolo si attesta ad oltre 2,30 dollari al gallone all’ingrosso, il prezzo più alto dal 2014. Il carbone termico con consegna a Rotterdam a 130 dollari la tonnellata si trova al prezzo più alto in un decennio dal 2011.

Anche se la crescente domanda energetica sta spingendo su i prezzi, il cambiamento “verde” della politica energetica statunitense e le pressioni inflazionarie stanno esacerbando i rally. Nel marzo 2020, la produzione petrolifera giornaliera statunitense è salita al record di 13,1 milioni di barili al giorno (mbpd). Secondo la Energy Information Administration, la produzione era pari ad 11,4 mbpd nella settimana terminata il 9 luglio. In base ai dati dell’EIA e dell’American Petroleum Institute, le scorte di greggio sono scese nelle ultime sette settimane consecutive.

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Per quanto riguarda il gas naturale, l’EIA ha riportato che le scorte ammontavano a 2,574 mila miliardi di piedi cubici nella settimana terminata il 2 luglio, il 17,6% in meno dello scorso anno ed il 6,9% al di sotto della media quinquennale per inizio luglio.

L’allontanamento dai combustibili fossili negli USA e la domanda crescente creano un potente cocktail rialzista per greggio, gas naturale ed altre materie prime energetiche. La mancanza di una politica coordinata sulla produzione da parte dell’OPEC+ sarebbe dovuta essere una notizia ribassista, ma i prezzi sono rimasti vicini ai recenti massimi dopo il vertice semestrale del cartello.

La Russia è diventata la forza più potente dal 2016

Nel 2016, quando i prezzi del greggio sono scesi, i russi sono diventati molto più coinvolti nel coordinare la politica di produzione con i membri OPEC. Sebbene la Russia resti un non-membro, la sua influenza è aumentata negli ultimi anni. L’OPEC difficilmente fa una mossa senza il consiglio e la collaborazione di Mosca. In passato, qualunque annuncio sui cambiamenti della politica di produzione veniva dato il primo giorno del vertice. Negli ultimi cinque anni, il primo giorno è riservato ai membri ma gli annunci arrivano solo il secondo giorno, o dopo ancora, solo quando il ministro del petrolio russo ed il Presidente Putin danno la loro approvazione alle decisioni. La sfera di influenza della Russia si è estesa al Medio Oriente. La stretta relazione con l’Iran si è sviluppata quando entrambi i paesi hanno offerto supporto al leader siriano Assad. Persino i sauditi hanno rafforzato i legami con Mosca negli ultimi anni. L’associazione è prosperata con il nuovo governo statunitense.

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Intanto, Arabia Saudita e Russia hanno sostenuto una riduzione di 400.000 barili al giorno delle attuali quote di produzione, ma non era abbastanza per gli Emirati Arabi Uniti.

Gli EAU si tirano indietro dal vertice semestrale

Attesa per venerdì 2 luglio, la decisione sulla produzione non è arrivata prima di lunedì 5 luglio, con gli EAU che spingevano per una riduzione più sostanziale dei tagli. I rapporti degli EAU con gli USA si sono rafforzati negli ultimi mesi. Inoltre, gli EAU hanno stretto relazioni diplomatiche e commerciali con Israele nell’ultimo anno.

Gli EAU hanno lasciato il tavolo dei negoziati, creando il potenziale di una produzione libera da parte dei membri OPEC. Tuttavia, il greggio è salito immediatamente dopo il vertice con una mossa controintuitiva. Ironicamente, le prospettive ribassiste dal cartello hanno causato il più recente massimo di 76,98 dollari per il greggio NYMEX e di 77,84 dollari per i future Brent il 6 luglio.

Quando un mercato schizza su notizie ribassiste, è segno di una considerevole forza soggiacente.

La divisione tra EAU e il resto dell’OPEC è iniziata prima del vertice - Il cartello sta facendo del suo meglio per darsi la zappa sui piedi

I legami degli EAU con Israele e gli USA sono probabilmente un punto dolente per iraniani e sauditi. Inoltre, il cartello ha sofferto per anni sotto il peso dell’aumento della produzione da scisto USA.

Nel marzo 2021, il ministro dell’energia saudita, il principe Abdulaziz bin Salman, con gioia aveva annunciato che la politica statunitense del “‘trivella, trivella!’ è finita per sempre”. I membri del cartello e la Russia si sono leccati i baffi quando il prezzo del greggio è salito negli ultimi mesi. Il proposto aumento della produzione di 400.000 barili al giorno e la riduzione dei tagli dal 2020 è stato probabilmente abbastanza per far salire la produzione operando al contempo una stretta sugli USA e su altri consumatori. La missione dell’OPEC è di modificare la politica di produzione per offrire ai suoi membri il risultato finanziario ottimale. Gli scontri interni tra EAU ed altri membri sono un altro esempio di come i membri si stiano dando la zappa sui piedi ma, finora, il mercato del greggio rialzista li sta tirando fuori dai guai. Se avessero raggiunto un accordo sulla riduzione da 400.000 barili al giorno per i prossimi mesi, il prezzo probabilmente sarebbe salito ancora di più rispetto al livello attuale.

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L’inazione dell’OPEC lascia il mondo a interrogarsi e la politica di produzione in dubbio - 3 motivi per cui il prezzo del greggio potrebbe ancora salire molto di più

L’OPEC non riesce ad organizzarsi. Senza un accordo sulla politica di produzione per i prossimi mesi, i membri del cartello sembrano essere soli. Anche se le discussioni continueranno, il divario tra EAU ed altri membri, Russia compresa, potrebbe essere troppo ampio da colmare. Il futuro del cartello potrebbe dipendere da un compromesso in un momento in cui gli Stati Uniti hanno servito su un piatto d’argento al gruppo il potere di prezzo del mercato del petrolio.

L’azione di prezzo del greggio sulla scia del disaccordo dell’OPEC è impressionante. Almeno tre fattori potrebbero spingere il prezzo molto più su nei prossimi mesi ed anni:

  • La Fed potrebbe continuare a definire le pressioni inflazionarie “transitorie”, “temporanee” o in tutt’altro modo rispetto a quello che realmente sono, eredità di una marea di liquidità da parte della banca centrale e di uno tsunami di stimoli governativi. L’inflazione è rialzista per tutte le materie prime e il greggio non fa eccezione.
  • Il conflitto tra EAU ed altri membri OPEC e la Russia è un microcosmo della turbolenta situazione in Medio Oriente. Nella regione si trova oltre metà delle riserve petrolifere mondiali. Con la produzione statunitense in calo per via delle politiche energetiche USA più verdi, qualunque evento che sconvolga le scorte, la raffinazione o le rotte logistiche nell’area potrebbe pesare nettamente sul prezzo del greggio. Il greggio è diventato molto più sensibile agli eventi in Medio Oriente con il governo Biden nello Studio Ovale.
  • I future del greggio NYMEX si sono mossi marginalmente sopra il prezzo dell’ottobre 2018 al massimo dal 2014. Il prezzo resta ad un tiro di schioppo dai massimi, l’anticamera di un prezzo a tripla cifra.
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L’OPEC ha cercato di darsi la zappa sui piedi in occasione dell’ultimo vertice semestrale, ma le politiche energetiche USA hanno spostato i suoi piedi fuori dalla portata del colpo. L’OPEC probabilmente opererà una stretta sui consumatori USA con prezzi più alti nonostante l’incompetenza del cartello.

Intanto, il 14 luglio, la notizia che l’OPEC+ ha raggiunto un accordo temporaneo per ridurre i tagli alla produzione di 400.000 barili al giorno, con un compromesso che consente agli EAU di alzare la produzione da 3,2 a 3,65 milioni di barili al giorno a partire dall’aprile 2022, ha pesato sul mercato dei future del greggio. Sebbene il greggio aspetti da tempo una correzione al ribasso, la forza della domanda probabilmente porterà ad un minimo più alto. I produttori statunitensi stanno aumentando la produzione, ma il cambiamento della politica energetica USA probabilmente ha creato un tetto nelle scorte, con la produzione di combustibili fossili in contraddizione con la via verde del governo Biden.

Ultimi commenti

Pessimo articolo con vari errori di fondo
Ottima analisi, intanto il greggio dal mancato vertice a oggi ha perso 5 dollari al barile, ho veramemte difficolta a capire lanalisi
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