“Ogni nuovo governo è peggio del precedente” (Giulio Andreotti)
Il M5S non ha partecipato al voto di fiducia al Governo sul Decreto “Aiuti”. A prescindere dalla forma, si è trattato di un grande passo verso la crisi. Draghi è in carica da 517 giorni, e potrebbe terminare la propria esperienza pochi giorni prima di superare il “Conte II” durato 527 giorni. Il riflesso sui Mercati è un crollo della Borsa di Milano, peggiore d’Europa, sotto i 21mila punti, pur in un contesto di difficoltà di tutti i listini, e lo spread, salito sopra i 200 punti con un primo obiettivo a 240 punti. Il rendimento del BTP (come mostra il grafico sotto riportato) è ai massimi dal 2018. La speranza resta appesa allo scudo anti-spred che il Mercato, alla luce della situazione spera sia illimitato e senza condizionalità. Il rischio infatti è che la crisi politica italiana, possa contagiare anche altri paesi: Spagna e Francia in primis. Un bel modo di festeggiare il decennale della frase “whatever it takes” pronunciato da Mario Draghi nel luglio del 2012.
Banche sotto i riflettori
Questa tornata della reporting season incorporerà solo in parte gli effetti dell’aumento dei tassi di interesse e dell’inflazione. Più importante concentrarsi sugli outlook che saranno rilasciati dalle società. Sinora buona parte dei top manager hanno confermato un rallentamento dell’economia ma molto pochi parlano di recessione. Una buona approssimazione potrà essere fatta al termine della stagione delle trimestrali USA. Osservate speciali le banche: focus su livello degli accantonamenti ed effetto tassi sui margini. Poi i big della tecnologia per l’importanza che il settore riveste sugli indici Usa e globali. Importante anche il settore retail per analizzare la dinamica che lega inflazione, salari e consumi e più in generale lo stato di salute dell’economia USA.
Lotta senza tregua all’inflazione
Le ultime dichiarazioni del Presidente della FED di Atlanta portano a prevedere un’inasprimento della politica monetaria. Il mercato prezza sia un aumento di 100 punti base a luglio, che di ulteriori 75 punti base a fine settembre. Nel complesso l’aumento nel 2022 potrebbe arrivare sono a 350 punti entro metà settembre, confermando quanto sia importante per la FED contenere il rialzo dell’inflazione rispetto a qualsiasi altra variabile. Il trend al rialzo non frena neanche di fronte alla conclusioni del Beige Book per il quale: l’attività economica degli Stati Uniti è cresciuta a ritmi modesti, da metà maggio, e c’è preoccupazione per un aumento del rischio di una recessione. L’euro resta a un passo dalla parità, confermando come il Mercato non abbia fiducia nella capacità della BCE di fronteggiare la crisi.
Il portafoglio della crisi
Pur in un momento di grande volatilità l’azionario rimane meglio posizionato rispetto alle altre alternative in quanto il rischio recessione è già ben scontato nei prezzi. Gli asset legati all’economia reale sono inoltre “naturalmente” protetti rispetto all’inflazione. Ma sino a quando ci sarà il rischio recessione la parola d’ordine è cautela. A livello geografico meglio USA rispetto ad Europa, la prima più protetta sia lato conflitto geopolitica che prezzi energia (gas in primis, che costa 6 volte meno che nel vecchio continente). Nel campo obbligazionario il comparto investment grade ha raggiunto rendimenti elevati rispetto alla media storica, rappresentando una valida alternativa agli high yield.