I mercati dei cambi hanno avuto un andamento sommesso durante la seduta asiatica. L’USD si è rafforzato marginalmente contro le valute G10 e dei mercati emergenti. Il catalizzatore principale è stato l’aspirante candidato presidenziale USA Donald Trump, che è riuscito a infangare Hillary Clinton per salvare la sua campagna (con un’inversione del precedente rally della propensione al rischio sul calo delle probabilità di una vittoria di Trump dopo il video dai contenuti volgari).
Lunedì le borse di Hong Kong, Tokyo e Taipei sono rimaste chiuse per festività, facendo abbassare il volume delle contrattazioni.
I mercati valutari continuano a mostrare una particolare sensibilità alle elezioni negli USA.
L’indice composito di Shanghai ha guadagnato l’1,19%, mentre il resto dell’Asia ha avuto un andamento contrastato. Anche se i vertici della Deutsche Bank sono a Washington D.C. per raggiungere un accordo con il Ministero della Giustizia statunitense, ancora non si è arrivati a un’intesa.
L’incertezza sulla multa finale continuerà a pesare sul sentiment delle borse. I prezzi del greggio USA non sono riusciti a mantenersi sul manico a 50 USD perché continua a crescere il numero delle trivelle; inoltre, non si prevede un accordo sulla riduzione della produzione dalla riunione dei produttori a Istanbul.
Il WTI è calato dell’1,3% a 49,70 USD al barile. Il debole prezzo del greggio ha spinto l’USD/NOK da 8,02 a 8,12. Altrove, la PBoC ha fissato la media dell’USD/CNY a 6,7008 rispetto al prezzo precedente, pari a 6,6745, livello minimo dal settembre del 2010.
Negli USA, il dato sui posti di lavoro più debole del previsto pubblicato venerdì non è stato sufficientemente fiacco da eliminare completamente le attese di un rialzo del tasso della Federal Reserve a dicembre.
Dal rapporto sulle buste paga (NFP) emerge che a settembre c’è stato un incremento pari a 156 mila unità, rispetto alle 176 mila di agosto. Il tasso di disoccupazione USA è salito al 5% dal 4,9%.
Anche se dai fondi federali si ricava una probabilità del 60% di un rialzo del tasso di 25 punti base, prevediamo che i dati economici continueranno a segnalare un rallentamento, spingendo la Fed a rinviare i rialzi al 2017.
Anche se sul forex sta aumentando la volatilità, riteniamo che eventuali rally dell’USD non saranno sostenibili, soprattutto contro le valute dei mercati emergenti ad alto rendimento.
Stando ai sondaggi, Donald Trump ha una probabilità del 20% di vincere le elezioni negli USA; sulla base di queste cifre in costante variazione, calibreremo la nostra strategia di trading sulle elezioni, che prevede di andare lunghi su JPY, USD e corti su CAD, MXN e CNY.
Permangono costanti pressioni a vendere sulla GBP e i dati economici suggeriscono che l’economia britannica sta rallentando. In Irlanda, la crescita nel settore delle costruzioni ha subito un’accelerazione, i nuovi ordini sono aumentati al ritmo più rapido degli ultimi sei mesi.
L’indice dei direttori d’acquisto (PMI) per il settore delle costruzioni, elaborato dalla Ulster Bank, è salito a 58,7 punti a settembre, rispetto ai 58,4 del rilevamento precedente.
Anche se la retorica e la GBP negativa non sono del tutto prive di giustificazioni, prevediamo che ci sarà una ripresa, perché gli investitori si renderanno conto dell’assoluta incertezza sull’esito finale della Brexit.