Dopo le diffuse vendite di USD di martedì, mercoledì i mercati valutari si sono stabilizzati, eccezion fatta per lo yen giapponese, che ha continuato ad apprezzarsi.
L'indice del dollaro ha ceduto quasi l’1%, scendendo ieri a 94,78 dopo che l’indice ISM non manifatturiero si è avvicinato alla soglia dei 50 punti, che separa la contrazione dall’espansione, attestandosi a 51,4 punti ad agosto, a fronte dei 54,9 punti previsti e dei 55,5 di luglio.
Si tratta del rilevamento più basso dal gennaio del 2010. I mesi estivi non sono stati per niente positivi per l’economia USA: il rapporto NFP è stato deludente, l’indice sul manifatturiero ISM si è avvicinato ai 50 punti e l’indice non-manifatturiero ha toccato il minimo da 6 anni.
Eravamo già cauti sulla prossima riunione del FOMC, che si svolgerà a fine settembre, e avevamo già escluso un intervento di restringimento dalla Federal Reserve.
Ora il mercato dubita anche che ci sarà un intervento a dicembre, soprattutto se i dati USA rimarranno deboli.
Lo yen giapponese si è rafforzato negli scambi notturni perché si attenuano le attese di un rialzo del tasso negli USA.
Dopo aver ceduto l’1,40% ieri, l’USD/JPY è scivolato di un altro 0,90% a Tokyo, raggiungendo quota 101,21, minimo dal 26 agosto.
Solo l’eventualità di un intervento della Fed entro la fine dell’anno avrebbe potuto impedire un ulteriore rafforzamento dello yen.
Ieri le valute dei mercati emergenti hanno fatto registrare le prestazioni migliori, perché gli investitori ricorrono di nuovo alle strategie di carry trade.
Da martedì mattina, il rand sudafricano ha guadagnato quasi il 3% contro il biglietto verde, il real brasiliano è lievitato del 2,70%, in Asia il won sudcoreano è salito dell’1,26%.
Anche i mercati azionari hanno accolto la notizia con favore, proseguendo con determinazione il loro rally.
Martedì gli indici azionari USA hanno esteso i guadagni, l’S&P 500 ha guadagnato lo 0,30% e l’indice composito Nasdaq è avanzato dello 0,50%.
In Asia, gran parte dei mercati regionali ha chiuso con il segno più, fatta eccezione per le borse giapponesi, trascinate al ribasso dallo yen in rialzo.
Nella Cina continentale, gli indici compositi di Shanghai e Shenzhen hanno guadagnato rispettivamente lo 0,14% e lo 0,04%; a Taiwan, l’indice Taiex ha guadagnato lo 0,84%, mentre il Sensex indiano è avanzato dello 0,16%. In Europa, i future sugli indici azionari continuano a salire, perché gli investitori si sono uniti al rally.
Oggi gli operatori monitoreranno la riserva valutaria in Svizzera; l’indice Halifax sui prezzi delle abitazioni nel Regno Unito; la decisione sul tasso d’interesse in Svezia e Canada (nessuna modifica prevista); la produzione industriale in Norvegia e nel Regno Unito; la pubblicazione del Libro Beige negli USA.