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Malessere emergente, resilienza Wall Street Quanto può durare?

Pubblicato 31.08.2018, 10:30
Aggiornato 09.07.2023, 12:32

Venerdì 31 Agosto

  • Dopo quattro sessioni di massimi all-time toccati a Wall Street (S&P 500) la giornata di ieri si è chiusa con una modesta correzione innescata da una nuova dose di belligeranza commerciale mostrata da Donald Trump in una intervista a Bloomberg. Per buona parte della sessione l’azionario aveva mostrato la consueta resilienza di fronte a una rinnovata tempesta per le valute emergenti e i governativi italiani. l’Argentina si è trovata stavolta nell’occhio del ciclone ma ondate di vendite pesanti sono arrivate anche altrove (Turchia, Brasile, Sud Africa).

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  • Malessere emergente. Argentina e, in misura minore, Turchia sono state ieri l’epicentro delle vendite di asset emergenti. Il peso è arrivato a perdere fino a 20% quando ha toccato i minimi di giornata (USD/ARS 41!). Un drammatico rialzo dei tassi ufficiali (da 45% a 60%), insieme a qualche limitato intervento valutario (si parla di circa 300 mio USD/ARS venduti dalla banca centrale) in un mercato assolutamente illiquido, sono serviti a limitare i danni che ha chiuso poco sotto 38 vs USD (-12%) mentre lo spread di credito ha continuato a deteriorarsi (CDS 5Y +100bp a 750). La lira turca ha continuato la sua più recente discesa (siamo ancora a circa 8% dai minimi toccato contro dollaro a metà agosto) che ha visto un’accelerazione mercoledì quando le voci di un potenziale supporto economico-finanziario potesse arrivare dalla Germania sono state smentite e ieri quando si sono diffuse voci di possibili dimissioni del vice-governatore della banca centrale (TURKISH CENTRAL BANK'S DEPUTY GOVERNOR KILIMCI SET TO RESIGN, JOIN DEVELOPMENT BANK OF TURKEY). La debolezza è stata diffusa in tutti i mercati emergenti, contagiati da questa price-action così violenta, anche se altrove, in assenza di catalizzatori negativi specifici, le perdite sono state notevolmente più ridotte. La notizia dell’ultim’ora in Turchia è la volontà di abbassare la tassazione sui depositi in valuta locale e aumentarla su quelli in valuta estera, sostanzialmente rendendo più costoso detenere dollari. La reazione positiva in apertura è visibile (+3% circa per la TRY) anche se questo tipo di misure contribuiscono a diminuire la credibilità della. banca centrale, incapace ormai da mesi, succube dell’autoritarismo di Erdogan, di affrontare la situazione con un più ortodosso e emergenziale rialzo dei tassi ufficiali.

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  • Italia. Negli ultimi mesi le vendite di BTP hanno spesso visto fasi più acute in concomitanza con i disagi dei mercati emergenti in una correlazione tra anelli deboli della catena. Ieri non è stata un’eccezione e dopo le aste del 5 e 10 anni (i cui parametri di bid-to-cover sono stati in realtà discreti a 2.1x e 1.37x rispettivamente) i venditori sono riemersi con prepotenza. Forse i corti che si erano ricoperti in asta hanno iniziato nuove posizioni. Con ogni probabilità ha contribuito anche l’analisi di Fitch secondo cui le misure previste dal nuovo governo senza correttivi genererebbero un deficit di 75bio euro (superiore al 4% del GDP). L’allargamento dello spread a 10Y è stato evidente, anche per il calo dei rendimenti del Bund causato dalla generale avversione al rischio innescata dai mercati emergenti e da un dato sull’inflazione tedesca inferiore alle attese, più di 10bp. Siamo ora a 285bp. Come di consueto è arrivato il flattening della curva con il 2Y a sotto-performare (i termini di rendimento, +14bp a 1.32%). Si spera che stamattina i titoli dei giornali possano contribuire a riportare un minimo di tranquillità (ITALY'S TRIA SEEKS 1.5% DEFICIT/GDP RATIO IN BUDGET LAW: STAMPA).
  • Trump. Se Wall Street era riuscita a resistere con la solita sicumera alla volatilità ribassista di emergenti e governativi italiani, qualche disagio in più è stato creato dalle dichiarazioni del Presidente, arrivate in due fasi. Prima Bloomberg ha riportato l’indiscrezione che la decisione di implementare ulteriori dazi su 200 bio USD di importazioni cinesi potrebbe arrivare già settimana prossima. Il 10 luglio la Casa Bianca aveva dichiarato che questa significativa imposizione era allo studio. Il primo agosto si era parlato di imporre dazi al 25% (invece del precedentemente ventilato 10%). Il 3 agosto Pechino aveva annunciato che, in risposta, avrebbe tassato 60 bio USD di importazioni statunitensi. Il 6 settembre si concluderà la finestra di ‘commento pubblico’ (lobbies, associazioni industriali US, Congresso) dopo la quale il Presidente avrà facoltà di eventualmente tarare e implementare le misure protezionistiche. Nei casi precedenti sono passate circa due settimane dalla fine di questa finestra alla partenza effettiva delle tariffe. L’indiscrezione è che in questi casi i tempi saranno più brevi. Secondo il Peterson Institute il 23% di questi 200 bio sono beni di largo consumo (computer, mobili, sedie, lampade, valige, prodotti agricoli e alimentari) la cui inclusione era stata evitata nei casi precedenti. In un secondo momento sono arrivate le headlines di un intervista (sempre Bloomberg) tenuta nello Studio Ovale. Trump ha espresso a) la sua stima per Jay Powell (“che gli piace e rispetta”), pur sostenendo che la Fed dovrebbe aiutarlo nel suo tentativo di cambiare gli equilibri del commercio globlale, b) la sua intenzione di ritirarsi dal WTO se non cambierà in maniera significativa il suo funzionamento, c) il suo scarso apprezzamento per l’offerta europea di abbattere i dazi sull’importazione di automobili se gli Stati Uniti faranno lo stesso, bollandola come “non sufficiente” e descrivendo l’Unione Europea come “almost as bad as China” (ho poi trovato curiosa la precisazione che “le abitudini dei consumatori europei sono di comperare le loro macchine e non le nostre”). I danni sull’azionario sono comunque stati limitati (circa -0.5% di correzione massimi di giornata).
  • La sessione asiatica non ha aggiunto volatilità anche se le affermazioni di Trump (accelerazione sulle misure riguardanti 200 bio di importazioni) hanno contribuito ad ulteriori perdite sull’azionario cinese, nonostante la rilevazione dei PMI ufficiali (manifatturiero e servizi) sia stata migliore delle attese.

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  • Alcune aree del mercato rimangono estremamente fragili e vulnerabili (emergenti, Italia) mentre la resilienza di Wall Street non finisce di stupire. Quanto a lungo può ancora durare questa situazione è la domanda più interessante che gli investitori si stanno ponendo al rientro dalle vacanze. La price-action con cui chiuderemo la settimana continuerà ad essere modellata dal comportamento di questi settori. È l’ultimo giorno del mese. Potrebbe portare vendite di dollari con l’azionario americano ai massimi (gli investitori globali devono aggiustare gli hedge, incrementandoli vendendo USD, all’aumentare della capitalizzazione nei portafogli). Un dollaro più debole è probabilmente la principale variabile in grado di disinnescare o almeno moderare la spirale negativa sugli asset periferici. Passerà in secondo piano il dato sull’inflazione europea sia che confermi sia che smentisca la flessione rispetto alle attese rilevata ieri in Germanbia e Spagna. Buona giornata

JCI Alessandro Balsotti, Strategist e Gestore del JCI FX Macro Fund

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