Persino quando dice solamente quello che tutti si aspettano che dica, senza cambiare le sue opinioni precedenti, Mario Draghi fa notizia. Durante il suo discorso di ieri, non ha detto nulla di diverso rispetto a quanto non abbia già affermato, né è rimasto in silenzio.
Al contrario: il presidente della Banca centrale europea ha confermato che il programma di acquisti di asset della BCE arriverà al termine come previsto a dicembre, “in base al fatto che i prossimi dati confermino le nostre prospettive di inflazione a medio termine”.
Ciò significa che dipenderà dall’interpretazione dei dati da parte della banca centrale, perché effettivamente non c’è niente nei dati che indichi che l’inflazione si sta avvicinando all’obiettivo del 2%. Hanno semplicemente deciso di credere che i dati indicheranno questa strada. Persino Draghi ha ammesso che gli “indicatori dell’inflazione soggiacente” sono ancora “invariati”.
Gli analisti di Nordea Markets fissano l’inflazione core su base annua a solo l’1,1% ad ottobre. L’inflazione generale del 2,2% è stata dovuta a fattori di prezzo irripetibili per l’istruzione italiana e i pacchetti vacanze. Il recente calo del prezzo del greggio porterà a revisioni negative di questo dato generale e l’inflazione core rimarrà stabile all’1,1%, in base alle loro previsioni.
Il Presidente della BCE ha inoltre riconosciuto che i dati economici sono più deboli. La crescita del PIL della zona euro è stata di solo lo 0,2% nel terzo trimestre, in confronto allo 0,4% del primo e del secondo. Parte del rallentamento, almeno, sembra temporaneo, dovuto alla riduzione della produzione automobilistica tedesca per via dei ritardi nell’ottenimento dei nuovi certificati sulle emissioni.
L’affermazione di Draghi delle intenzioni della BCE prima dello scarsamente atteso vertice della Commissione per i problemi economici e monetari del Parlamento Europeo ieri indica nonostante tutto che, due settimane prima del vertice del consiglio direttivo, Draghi personalmente non ha cambiato idea. Ci sono state speculazioni sul fatto che la possibile interruzione delle trattative sulla Brexit o lo scontro con l’Italia per il bilancio possa convincere la BCE ad evitare di terminare gli acquisti di asset. Ma la Brexit potrebbe ancora andare alla meno peggio e gli italiani si stanno già arrendendo.
Inoltre, come ha ribadito Draghi ieri, anche se la BCE sta mettendo fine ai nuovi acquisti, la politica monetaria resta piuttosto accomodante. Questo perché il bilancio della BCE viene gonfiato dai suoi acquisti di asset da 2,6 mila miliardi di euro. Inoltre, sta reinvestendo il capitale man mano che i bond scadono.
E, ovviamente, i tassi a breve termine rimangono a zero. In più, gli analisti sono sempre più convinti che la BCE offrirà operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine (TLTRO) per far sì che le banche, soprattutto quelle italiane, siano ben fornite di liquidità.
Nel corso delle sue dichiarazioni, Draghi ha trascorso la maggior parte del tempo a cercare di convincere i deputati dell’importanza di un bilancio centrale della zona euro per garantire un grande contenitore fiscale per l’area ed un contrappeso alla politica monetaria. Il freno alle recenti proposte di un fondo per investimenti UE ed alla proposta franco-tedesca di un piccolo bilancio della zona euro indica che l’idea sta venendo accettata, suggerisce.
Potrebbero ancora esserci delle sorprese nella posizione di Draghi, ma il presidente rimane ottimista circa l’equilibrio della politica monetaria della BCE al momento. Così come non ha ceduto alle pressioni per accelerare l’inasprimento, non sta mostrando alcun segnale di rallentamento della sua svolta estendendo gli acquisti di asset oltre la scadenza di fine anno.
L’euro si è indebolito contro il dollaro in seguito ai commenti di Draghi sul rallentamento della crescita nella zona euro. La fiducia delle imprese tedesche, misurata dall’indice Ifo, è scesa per il terzo mese di fila, pesando sulla moneta unica.