L’avversione al rischio sembra essere sempre in agguato in questo periodo. Non c'è stato un evento particolare responsabile di certi movimenti, ma i costanti commenti di Trump sulle tariffe commerciali stanno inducendo gli operatori alla prudenza assoluta. Non contento di aver attaccato Cina e Messico, Trump si è nuovamente rivolto alla Germania con minacce di nuove sanzioni se dovesse procedere con lo sviluppo del gasdotto Nord Stream 2 proveniente dalla Russia.
A ciò si aggiungono le preoccupazioni per le proteste in atto a Hong Kong ed è inevitabile osservare lo spostamento di liquidità verso gli asset sicuri. L'oro e lo yen si stanno rafforzando nuovamente, mentre i rendimenti obbligazionari stanno scendendo così come l’azionario è leggermente in sofferenza. Con il calo del prezzo del petrolio sembrano addensarsi grosse nuvole scure all’orizzonte. Nel frattempo la disoccupazione australiana è rimasta stabile al 5,2% (5,1% il dato atteso, 5,2% il precedente), con il tasso di partecipazione che si mantiene al 66,0%. In mancanza di vere sorprese evidentemente è stata considerata un’ottima occasione di vendita sull’Austaliano.
Wall Street ha chiuso leggermente in calo nella sessione di metà settimana, l’S&P 500 -0,2% a 2880 punti. I futures hanno perso un ulteriore -0,2%, così i mercati asiatici sono andati sotto pressione (Nikkei -0,6%, Shanghai Composite + 0,1%). Nel forex abbiamo JPY e CHF in apprezzamento, nelle materie prime abbiamo un oro che trova supporto dall’avversione al rischio viceversa il petrolio non se la passa troppo bene.
Sul fronte calendario economico segnaliamo una produzione industriale dell'Eurozona in diminuzione del -0,5% su base mensile (dopo un calo di -0,3% il mese scorso), mentre sulla proiezione annuale abbiamo avuto -0,4% ma ci si aspettava -0,5%. Le richieste di sussidi di disoccupazione settimanali negli Stati Uniti delle 14:30 dovrebbero mantenersi attorno a 215,0000 (218000 la settimana scorsa).