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Mercati valutari deboli su dati USA e Giappone, maggiori vendite su GBP

Pubblicato 08.09.2014, 13:29
Aggiornato 07.03.2022, 11:10
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Market Brief

Gli operatori del forex iniziano la settimana concentrandosi sui dati economici. I cross con lo JPY continuano a essere richiesti, dopo che il dato definitivo sulla crescita del PIL riferita al secondo trimestre ha mostrato un rallentamento più rapido del previsto, pari al -7,1% t/t su base annua (rispetto al -7,0% previsto e al -6,8% precedente). Le spese delle imprese sono calate del 5,1% (rispetto al -3,4% previsto e al -2,5% precedente), quelle dei consumatori sono diminuite del 5,3% (rispetto al -5,0% previsto e al -5,2% precedente). A luglio la bilancia delle partite correnti è diventata positiva (416,7 mld di yen), pur mancando leggermente le aspettative del mercato (444,2 miliardi di yen). L’USD/JPY è stato scambiato nella fascia compresa fra 104,90 e 105,23, perché si ritiene che le aspettative di nuovi stimoli monetari e il recente rimpasto di governo peseranno ulteriormente sullo yen. L’USD/JPY venerdì non è riuscito ad apprezzarsi ulteriormente (in scia al dato NFP), dopo il rally di stop che ha fatto lievitare la coppia ai nuovi massimi da sei anni pari a 105,71. Gli indicatori di trend e momentum sono decisamente rialzisti, mentre si sta probabilmente formando una resistenza in area 105,75/106,00. L’EUR/JPY ha continuato a indebolirsi, scendendo a 135,78, minimo dall’8 agosto, in scia all’ampia debolezza dell’EUR generata dall’annuncio degli interventi della BCE giovedì scorso (4 settembre). La coppia passa di mano sotto 136,75 (38,2% di Fibonacci sul rally in atto da novembre 2013 a gennaio 2014), il sentiment è negativo.

Il surplus commerciale cinese è salito a 49,84 miliardi di dollari (rispetto ai 40 miliardi previsti e ai 47,30 miliardi del mese scorso), le esportazioni sono lievitate del 9,4% a/a, perché sono cresciute le spedizioni verso USA ed Europa. Lo yuan non ha reagito granché, mentre i mercati iniziano a parlare di un possibile taglio dei tassi sui mutui per spingere la ripresa economica attraverso un risveglio del mercato immobiliare.

Le coppie GBP/USD ed EUR/GBP hanno aperto al rialzo (gap up) dopo che un sondaggio condotto da Sunday Times / You Gov ha dato come esito 51% a 41% a favore dell’indipendenza scozzese. Il cable ha aperto la settimana a 1,6196 (rispetto alla chiusura di venerdì a 1,6327), l’EUR/GBP a 0,79965 (rispetto alla chiusura di venerdì a 0,79326). Le pressioni negative sulla GPB probabilmente s’intensificheranno man mano che ci avviciniamo al 18 settembre. Stando ai dati della CFTC, i lunghi sulla GBP sono scesi ai minimi del 2014. Rimaniamo defilati perché continua a regnare l’incertezza.

L’evento chiave di venerdì scorso è stato la pubblicazione dei dati riferiti al mercato occupazionale USA. L’economia USA ha prodotto un rapporto sul lavoro deludente nel mese di agosto. Il dato NFP ha generato forte delusione, con 142.000 nuovi posti di lavoro (primo rilevamento sotto le 200.000 unità da sette mesi) rispetto ai 230.000 previsti e ai 212.000 del dato rivisto riferito al mese precedente. Il tasso di disoccupazione è sceso al 6,1%, ma quello di partecipazione è peggiorato ulteriormente, attestandosi al 62,8%. Le retribuzioni settimanali medie non hanno subito grosse variazioni. I rendimenti dei decennali USA sono scesi dai massimi di seduta a quota 2,4721%. L’indice DXY è rimasto sotto quota 84,000, sui massimi da più di un anno. I dati sul lavoro USA hanno fatto ripartire speculazioni su un possibile rinvio del primo rialzo dei tassi da parte della Fed, anche se i mercati continuano a prezzare un primo rialzo entro metà 2015. Oltreconfine, il tasso di disoccupazione canadese è rimasto invariato al 7,0%, mentre quello di partecipazione è sceso al 66,0%, stando ai dati riferiti ad agosto. La brusca reazione di riflesso ha fatto scendere l’USD/CAD a 1,0841, anche se la delusione in Canada ha poi frenato i tori del CAD. La media mobile a 100 giorni ora costituisce un supporto indebolito, soprattutto perché riteniamo che sia arrivato il momento che i tori dell’USD si facciano da parte, vista l’assenza di dati importanti questa settimana. Si monitoreranno scrupolosamente i commenti dei funzionari della Fed. Le vendite al dettaglio di agosto e l’indice sulla fiducia dell’Università del Michigan (entrambi in uscita venerdì) rappresentano i dati chiave di questa settimana negli USA.

Le diffuse vendite di USD venerdì hanno fatto salire l’EUR/USD a 1,2988, anche se poi le pressioni a vendere hanno frenato rapidamente il movimento rialzista. In Asia la coppia è stata sostenuta dal balzo dell’EUR/GBP sull’onda dei timori per l’indipendenza scozzese. Stando all’indice RSI a 30 giorni, al 18%, e alla banda inferiore di Bollinger a 30 giorni, a 1,2975, l’EUR/USD è fortemente ipervenduto. I fondamentali puntano a un’ulteriore debolezza dell’EUR. S’intravedono offerte a 1,3000+.

Gli operatori monitoreranno i seguenti dati: tasso di disoccupazione e IPC m/m e a/a di agosto in Svizzera, costo del lavoro t/t e a/a riferito al secondo trimestre, partite correnti, bilancia commerciale, esportazioni e importazioni m/m di luglio in Germania; consumi delle famiglie m/m e a/a di luglio in Svezia; permessi di costruzione di luglio in Canada e credito al consumo di luglio negli USA.

Ipek Ozkardeskaya, Market Analyst,
Swissquote Europe Ltd

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