Dopo il minimo del 25 febbraio il mercato azionario globale, ha messo a segno un buon recupero segnando un +9,94% circa; questo movimento ha violato con decisione il canale ribassista di breve periodo, sancendone la fine.
La buona spinta di fondo fa ben sperare in un recupero dei massimi, che tuttavia distano ancora un 3-4% dai prezzi attuali (il calcolo è basato sull’ETF SWDA.MI che ne replica l’andamento). Tuttavia, nonostante il buon momentum, la situazione macroeconomica (ampiamente trattata da molti analisti anche all’interno di questo forum) non è rosea e la maggior parte degli indicatori, che mi danno man forte nelle analisi, suggeriscono un certo grado di “pericolo”.
Analizzando l’ETF su base giornaliera, ed impostando una semplice media mobile a 200 giorni (per evidenziarne il trend) è possibile osservare che il prezzo si è riportato al di sopra della stessa; inoltre l’inclinazione della media è ancora al rialzo (segno che il momentum è ancora positivo). Benché si tratti di un’analisi preliminare (che necessita di ulteriori conferme) fa ben sperare in ulteriori estensioni rialziste del prezzo.
Approfondendo l’analisi, ho confrontato l’ETF globale con il prezzo spot dell’oro, ricavandone la forza relativa. L’immagine allegata poco più in basso, esemplifica uno scenario differente. Benché in termini “assoluti” il prezzo abbia dimostrato un certo vigore, al confronto con l’oro, il recupero non è stato sufficiente per riprendere quota oltre la media a 200 giorni; inoltre quest’ultima è lievemente inclinata verso il basso segnalando un momentum negativo.
Le azioni globali soffrono anche contro il greggio. Le quotazioni relative sono ampiamente sotto la media di riferimento da ormai più di un anno. Nonostante stiano tentando un rimbalzo (dopo l’eccesso di ribasso registrato in seguito alla guerra) il margine per invertire la rotta è ancora piuttosto lontano.
Discorso differente per il confronto con le obbligazioni governative europee a lunga scadenza. I bonds stanno soffrendo di un momentum decisamente negativo; da un lato è probabile che stiano già scontando il cambio di passo nella politica monetaria della Banca Centrale (benché il processo potrebbe essere piuttosto lento e graduale), dall’altro lato la perdita di nominale (a mio modo di vedere le cose) è dovuto ad un tentativo di “compensazione” contro l’inflazione; di fatto i governativi stanno svalutando il valore (e di riflesso incrementando i rendimenti) come reazione al carovita (per certi versi seguendo un comportamento simile a quello dei bond turchi).
L’analisi presentata (prettamente grafica tra l’altro) è molto semplice e non ha lo scopo di fornire indicazioni operative, che di fatto necessiterebbero di uno studio più particolareggiato, ma ci permette comunque di rispondere in linea generale alla domanda posta nel titolo, ovvero: il mercato azionario è in fase bullish oppure di sell peak?
Personalmente (forte anche di studi ed analisi fatte in precedenza e pubblicate anche su questo sito) ritengo che la fase più probabile che il mercato stia vivendo in questo momento è un “deleveraging”, ragion per cui, picchi rialzisti nel comparto azionario globale possono tradursi in buone occasioni di vendita (anche parziale) con l’intento di generare un profitto, al contempo alleggerendo la posizione totale sul portafoglio (quanto meno in ottica di breve/medio periodo).