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Morning adviser, La Fed scalda ancora i mercati

Pubblicato 20.02.2014, 08:58
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Davide Marone, 20 febbraio 2014

INTRO

Le tematiche macroeconomiche importanti incominciano a fioccare sul mercato e a generare quella volatilità tanto auspicata da trader ed investitori. Per la verità, sul valutario assistiamo ancora a movimenti non eccezionalmente significativi sulla maggioranza dei cambi originali, mentre decisamente più interessanti appaiono le price action di Borse ed obbligazionario. Cerchiamo di capirne il perché.

Le Minute Fed

Dunque la Federal Reserve ancora protagonista. In  un contesto piuttosto scevro di pubblicazione di dati rilevanti, ci pensa il più grande player del mercato a dare una scossa alle ampie congestioni che caratterizzavano la maggioranza dei grafici che analizziamo, listini azionari in primis. Ieri sera vi è stata infatti la diffusione dei verbali della banca centrale americana relativi all’ultimo meeting del FOMC tenutosi il 28 e il 29 gennaio. Ebbene, rispetto a quanto il più delle volte appare scontato, questa volta i contenuti del documento sono stati più degni di nota. Oltre infatti al tapering, sulla cui prosecuzione vi è unanimità all’interno del Federal Open Market Committee, alcuni membri si sono espressi circa la possibilità di un rialzo dei tassi relativamente presto, facendo intendere che potrebbero avvenire già prima del 2015, anno nel quale è stata finora paventata la prospettiva di ritoccare la grande leva dei tassi di interesse. Va precisato che coloro i quali hanno dunque seriamente avanzato tali considerazioni sono in minoranza e rappresentano l’ala più hawkish del Board in netta contrapposizione con il neo-Governatore Janet Yellen, colomba per eccellenza, che non più tardi della settimana scorsa ha ribadito la linea dei tassi bassi ai livelli attuali per tutto il 2014. Piena concordanza c’è invece stata sul tapering, cioè sulla progressiva riduzione dei piani di acquisto di Bond e Mortgage  Backed Securities, che procederà al ritmo di 10 miliardi alla volta; precisiamo che ad ora il Quantitative Easing 3 prevede l’iniezione di 65 miliardi al mese da parte della Federal Reserve e, alle attuali condizioni e laddove non dovessero palesarsi straordinari stravolgimenti dell’outlook economico, questo ammontare gradualmente andrà a ridursi fino ad annullarsi entro l’anno corrente. Altro aspetto interessante emerso dalla Minute è stato quello riferito ai mercati emergenti, la cui situazione è andata proprio a deteriorarsi con l’inizio del cambio di rotta dell’istituto centrale americano in materia di politica monetaria. Abbiamo visto come le rispettive valute dei Brics, tanto per citare i principali paesi, siano andate a deprezzarsi in maniera violenta negli ultimi mesi ed il recente crollo del rublo russo non ne è che l’ulteriore riprova. Ebbene Washington non si è detta preoccupata circa l’impatto che questa crisi degli emergenti potrà avere sull’economia a stelle e strisce, affermando comunque di monitorare attentamente la situazione

I riflessi sui prezzi e gli spunti per oggi

Le reazioni più significative al documento pubblicato hanno naturalmente riguardato le Borse, osservati speciali quando si tratta di Fed. I listini azionari, americani in testa, hanno infatti ampiamente risentito dei riferimenti in materia di tassi, il cui innalzamento comporterebbe impatti rilevanti sul pricing delle azioni per lo sconto sui dividendi attesi, oltre che per le aziende in materia di costi. Il benchmark S&P500 è stato come al solito emblematico in questo senso con importanti rotture ribassiste sotto i supporti a 1.835 punti a cui ha fatto seguito l’ampia chiusura in territorio negativo del Nikkei a 14.440 punti, ma che potrebbero già essere riassorbite in giornata data l’ampia valenza dei supporti che si frappongono alla discesa: sorvegliata a vista, in questo senso, è l’area di 1.810 per l’indice di riferimento americana. Più tiepida la reazione del dollaro americano, che resta in posizione di stallo (in debolezza) contro euro e sterlina, ma che va rafforzandosi contro le cosiddette commodities currencies; ieri il dollaro canadese è andato infatti a crollare letteralmente e questa notte lo ha seguito il dollaro australiano a cui comunque sembra andare dietro quello neozelandese per quella che potrebbe essere nuova pressione su queste valute. Andiamo a valutare ora i quadri tecnici.

 

QUADRO TECNICO                        

EUR/USD: per quanto poco volatile, resta comunque precisa la price action dell’eurodollaro che ha confermato la tenuta dell’area di supporto tra 1,3720 e 1,3730 e quella di resistenza in area 1,3760. La divergenza regolare ribassista tra prezzo e oscillatore stocastico sul grafico a 4 ore è andata infrangendosi proprio sull’area di supporto e passaggio della media mobile esponenziale a 21 periodi per ripartenze che potrebbero favorire timide rotture dei massimi ed approdi in area 1,38. Difficile catturare comunque movimenti significativi, fermo restando la correttezza concettuale di ordini in stop entry fuori dalle aree sopracitate.

USD/JPY: nuovi rafforzamenti dunque dello yen contro il dollaro americano. Il grafico giornaliero mostra la grande valenza dell’area di resistenza a 102,40 dove peraltro transita l’ottima media 21. Ci troviamo ancora dentro il canale rialzista di correzione rispetto ai recenti ed ampi percorsi di discesa del prezzo, e vicini al test delle aree di supporto tra 101,70 e 101,35. Uno swing dello stocastico accompagnato da un segnale di prezzo sul grafico a 4 ore, regolare da un punto di vista ciclico, favorirebbe acquisti  per la ricerca in primo luogo di area 102,25; rialzo pure favorito da una potenziale divergenza regolare rialzista prezzo-oscillatore. Da monitorare per entrare in short in primis 101,70, ma soprattutto 101,35 il cui cedimento ci porterebbe sui minimi relativi sotto 101.

EUR/JPY: sotto pressione anche il cross, data la sostanziale lateralità dell’eurodollaro. Preciso anche qui il canale rialzista tracciato a partire dai minimi di inizio febbraio, per zone di acquisto che appaiono ottimali in area 139,90 per target veloci a 140,30 e 140,75 poi. Stop&reverse che potrebbe rivelarsi sensato invece alla violazione ribassista proprio di 139,90 per discese verso 139,45 in primis e 138,90 in estensione.

GBP/USD: terzo massimo decrescente sul giornaliero del cambio le cui indicazioni cicliche dello stocastico appaiono favorevoli a possibili ribassi. Resta fondamentale l’area di supporto 1,6650/65, prima di approdi a 1,6625, il cui cedimento potrebbe condurre a storni significativi verso le aree di 1,6550. Buono comunque il Risk/Reward per acquisti in area 1,665 verso 1,6740, confidando poi di poter lavorare su rotture eventuali e direzionalità al rialzo verso i massimi. 

AUD/USD: copioso il crollo del cambio questa notte sulla pubblicazione negativa del PMI Cinese. Precisi i cedimenti di area 0,8990 mentre sono stati meno precisi gli approdi nell’area di  0,8950. Fisiologiche dunque le correzioni a questi livelli  verso 0,8970 per eventuali ripartenze in vendita verso area 0,8920. Resistenza di riferimento che ora diventa dunque l’area di 0,90.

Ger30 (Dax): ampie discese dunque anche per l’indice tedesco che pure ha rotto i supporti sotto 9.600 punti per quelli che ora appaiono come naturali approdi a 9.530 e 9.500 punti in estensione. Da li possibili i riacquisti  che invece, in assenza di approfondimenti al ribasso, potrebbero divenire sensati nuovamente sopra 9.600 punti verso 9.650 in primo luogo.

Oro (XauUsd): l’importante area di supporto a 1.312/15 ha ceduto laddove il prezzo ha reiterato i fallimenti di nuovi massimi dopo l’exploit di inizio settimana. Tuttavia il livello di 1.305/07 può rappresentare, da un lato un buon punto di ripartenza verso 1.315 prima e 1.323 poi, e dall’altro un livello da monitorare per perforamenti al ribasso verso area 1.296 dollari l’oncia.

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