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Morning adviser, si riparte dal Giappone

Pubblicato 18.02.2014, 08:57
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Davide Marone, 18 febbraio 2014

INTRO

La giornata di ieri è annoverabile come quella di riapertura ufficiale della settimana dei mercati finanziari, ma da oggi possiamo considerare effettivamente l’avvio dei temi più rilevanti che in definitiva rappresentano la determinante degli spostamenti dei prezzi e dell’incremento di volatilità, a condizioni di liquidità che dopo il President’s Day negli Stati Uniti dovrebbero tornare ai livelli consueti.

Bank of Japan

Poche ore fa si è conclusa la due giorni di meeting della Bank of Japan e non sono mancate le novità, rispetto a quelli che si erano mantenuti toni sempre piuttosto dovish dopo gli annunci delle politiche monetarie non convenzionali tra la fine del 2012 e i primi 4 mesi del 2013. L’istituto centrale nipponico ha infatti implementato rafforzamenti rispetto a misure già messe in campo nell’ottica di ulteriore allentamento monetario; in particolare è stato il settore bancario quello interessato da tali misure in quanto le decisioni sono andate nella direzione di estendere nel tempo i programmi di agevolazioni alle banche in quanto diffondano il credito verso il settore produttivo (una questione che non in Europa e soprattutto in Italia ben conosciamo). Nella fattispecie si è agito su due versanti, sulla cosiddetta “Stimulating banking Lending Facility” da un lato e sulla “Growth-Supporting Funding Facility” dall’altro: nel primo caso si tratta di una misura che consente alle banche commerciali di prendere in prestito presso la Bank of Japan fondi di portata doppia rispetto all’incremento netto dei propri crediti, mentre nel secondo si tratta di un vero e proprio schema di prestito bancario verso i settori cosiddetti di crescita dell’economia giapponese. Ebbene in entrambi in casi si è deciso per un’estensione di un anno e per il raddoppio della portata dei due piani. Il tasso fisso dei prestiti concessi sarà dello 0,1% per 4 anni, rispetto al range di 1-3 precedenti, con importi che nel caso del GSFF passano dai precedenti 3.500 miliardi di yen ad addirittura 7mila miliardi di yen. Inoltre è stata determinato il prolungamento della linea di credito a favore delle operazioni di ricostruzione nelle zone colpite dal sisma e dallo tsunami del 2011. Beh, in breve, quali considerazioni? La Bank of Japan da sempre risulta l’istituto centrale più credibile e la strada aggressiva intrapresa un anno e mezzo fa è stata confermata una volta di più, per quanto in termini di sostanza le misure implementate non portino ad uno stravolgimento effettivo del Quantitative Easing già messo in campo. Ciò non ha potuto che favorire un rialzo prepotente dell’indice azionario domestico di riferimento, il Nikkei, che dai supporti in area 14.400 punti è balzato a oltre 14.800 grazie soprattutto al rally dei titoli bancari, e naturalmente a prepotenti indebolimenti dello yen che contro dollaro americano è andato a ritestare le resistenze a 102,60. In entrambe le situazioni è ragionevole pensare, dati i presupposti tecnici, che se superate le rispettive aree di resistenza, ci potranno essere ancora ottime estensioni dei movimenti visti questa notte. L’imminente Press Conference del governatore Kuroda potrebbe rappresentare il propellente necessario a questo tipo di sviluppo.

Inflazione del Regno Unito osservato speciale

Tornano anche questa settimana di nuovo di grande attualità le vicende d’oltremanica, a partire dalla comunicazione dell’Inflazione del Regno Unito che su base annuale è attesa come da dato precedente al 2%. Abbiamo già nei giorni scorsi ampiamente discusso a proposito del clamoroso miglioramento occupazione in Gran Bretagna, che ha sorpreso gli stessi policy maker i quali si sono ritrovati a dover ammettere l’allontanamento della situazione reale rispetto alle aspettative, senza che però per ora ciò abbia portato a modifiche della forward guidance della BoE che ha già comunicato che il tasso di interesse di riferimento resterà su questi livelli ancora a lungo. Ciò non ha comunque impedito fortissimi apprezzamenti del Pound che su un dato superiore al 2% (ed è lecito attenderselo) potrebbe trovare nuovi spunti di rafforzamento per nuovi massimi contro il dollaro americano e ritorni importanti su livelli sostenuti contro le altre major.

QUADRO TECNICO

EUR/USD: potremmo quasi fare un copia ed incolla dell’analisi fatta ieri in quanto il cambio principe non ha praticamente fatto registrare variazioni significative di prezzo e del quadro tecnico più generale. La candela giornaliera sviluppatasi ieri ne è dimostrazione ufficale; ci troviamo dentro il canale rialzista dai minimi di inizio mese, con dei tentativi di divergenza regolare ribassista tra prezzo ed oscillatore stocastico che sono andati svilendosi sui minimi crescenti della price action che, venendo al grafico orario, resta congestionata tra l’1,3690 e l’1,3720. Appare perciò sensata un’operatività in stop entry, laddove comunque non appaiono troppo significativi i market mover riguardanti l’euro. Eventuali strappi al rialzo, previo il livello di 1,3730, potrebbero condurci nuovamente ad area 1,3765, mentre al ribasso è ben individuabile il livello di 1,3650.

USD/JPY: come detto in introduzione, forte movimento rialzista del cambio che già dal grafico settimanale appariva in impostazione tecnica di ripartenza rialzista. Buono il grafico a 8 ore dal punto di vista ciclico a segnalare inversioni rialziste che hanno condotto il prezzo precisamente sulla resistenza a 102,65. Da qui sono verosimili ritracciamenti di breve che potranno riguardare area 102,50 per nuovi tentativi che se andassero a buon fine potrebbero vedere in 102,90 il primo target e 103,45 il secondo. Le parziali ricoperture del movimento della notte potrebbero invece trasformarsi in nuovi ribassi, meno verosimili, sotto 102,20 per il ritorno sui supporti tra 101,90 e 101,65.

EUR/JPY: impostazione meno precisa per il cross, rispetto ai due sopracitati cambi originali. Buono il segnale rialzista con la rottura della congestione e la possibile presa di direzionalità delle medie mobile per la ricerca di acquisti sui primi re test della media esponenziale a 21 periodi nei pressi deI punti statici a 140,40 verso la ripresa di 141 e 141,30. Posizionamenti short vanno contemplati sotto 140 per un ritorno sui supporti tra 139,50 e 138,90.

GBP/USD: massimi dal 2009 dunque per la sterlina contro il dollaro americano. Molto significativo il grafico a 4 ore che in prossimità della soglia di 1,67 fa passare la media mobile esponenziale a 21 periodi che sembra aver già perfettamente funto da resistenza dinamica per ripartenze verso il primo livello a 1,6750 che, se violato, può ricondurci sui massimi oltre 1,68. Forte dunque l’area di supporto compresa tra 1,67 e 1,6675, dal cui superamento passano le discese verso 1,6625.

AUD/USD: la figura di riferimento resta il canale rialzista iniziato dai minimi di fine gennaio, con punti cruciali che si leggono bene dal grafico daily che individua nella resistenza a 0,9075 il passaggio della media mobile a 100 periodi e la media 21 che pare possa fornire direzionalità al rialzo. Venendo a grafici più di breve si evidenzia ancora meglio l’importanza della confluenza grafica a 0,90 come basse per partenze al rialzo che troverebbero definitivo sviluppo solo sopra 0,9085 verso area 0,9160. I primi short potrebbero invece essere implementati al perforamento di 0,8990 verso 0,8955 come primo target e 0,8920 come secondo.

Ger30 (Dax): il grafico giornaliero mette in evidenza la buona corrispondenza e regolarità tra swing del prezzo e quelli dell’oscillatore stocastico. Sul 4 ore abbiamo assistito alla negazione di una doppia divergenza regolare ribassista, verso nuovi massimi sopra 9.685 punti per ripresa di 9.735 e potenzialmente dei massimi a 9.790. Eccezionale in questo senso la dinamica della media mobile a 21 periodi sul grafico orario come supporto dinamico, sfruttabile in ottica ribassista per rapidi sell verso area 9.600 punti, con forte area di ripartenza tra 9.560 e 9.530 punti.

Oro (XAU/USD): siamo tornati su buone aree di supporto per ripensare ad acquisti dopo il fallimento di rotture importanti sopra quota 1.330 dollari l’oncia. Area di supporto che si completa con il livello di 1.314, la cui tenuta potrebbe puntare ai massimi visti finora e ad estensioni quanto meno a 1.340. Sotto tale supporto invece i livelli da curare restano 1.307 e 1.296.

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