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Nessuno si aspetta una crisi bancaria, ma…

Pubblicato 15.03.2023, 14:22

Ce n’è sempre una in agguato.  È la natura della bestia.  Il settore bancario è per natura instabile.  La maggior parte del tempo non risulta ovvio, e le operazioni sono tranquille.  Ma può scoppiare il panico, a volte per ragioni futili.  La storia è chiara: fin da quando esistono le banche, l’instabilità latente di quando in quando torna a farsi sentire.

L’ultimo esempio è il trio di banche chiuse negli ultimi giorni: Silvergate (NYSE:SI) che ha chiuso volontariamente la scorsa settimana, il collasso di Silicon Valley Bank venerdì e la decisione dei regolatori di chiudere Signature Bank (NASDAQ:SBNY) domenica.

La domanda è: si tratta di casi isolati o no?  Al momento, prevale un cauto ottimismo.  Nessuno sa con certezza come andranno le cose, per un motivo molto semplice: le forze che stanno dietro alle crisi bancarie sono comportamentali, ossia un’improvvisa impennata di paura, la paura di perdere i depositi.

La priorità per i policymaker, invece, è chiarissima: ridurre e, se possibile, eliminare il rischio di contagio.  E fin qui tutto bene, anche se controverso.  Ma l’intervento del governo così tardivo non è contestabile, dal momento che la storia dimostra cosa succede se si lascia che la paura di un contagio bancario vada fuori controllo.  Scenario del peggiore dei casi: la Grande Depressione.  Sebbene ci siano stati numerosi fattori che hanno portato alla peggiore contrazione economica nella storia degli Stati Uniti, consentire alle banche di fallire è stato cruciale per trasformare in depressione quella che sarebbe stata una recessione.

La dura realtà è che le banche sono diverse dagli altri settori.  Le banche sono al cuore dell’attività economica e si basano sulla fiducia.  Quando falliscono, i contraccolpi si diffondono rapidamente nell’economia come un incendio.   E quindi alle banche non si può permettere di fallire come se fossero, ad esempio, un’azienda software, o un produttore di trattori.

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Perché?  Fatevi questa domanda: se doveste sapere che il produttore dell’auto che avete comprato l’anno scorso sta per fallire, cosa fareste?  Niente, vero?  La stessa cosa applicata alla vostra banca, dove avete depositato 10.000 dollari, probabilmente farebbe scaturire una risposta diversa.

La corsa agli sportelli, come sempre, fa sorgere questioni politiche, soprattutto in scia alla crisi finanziaria del 2008, quando centinaia di banche erano fallite e i soldi dei contribuenti erano stati usati per “salvarle”.

Ma cosa si intende con “salvataggio”?  La reazione spontanea del pubblico è scagliarsi contro questa idea.  Ma la lezione cruciale è che permettere ai correntisti di soffrire significa giocare col fuoco.

Gli azionisti della banca soffriranno, sicuramente. I correntisti sono un’altra storia.

I critici affermano che la decisione del governo di tutelare tutti i correntisti nei fallimenti (anche quelli sopra il limite standard di 250.000 dollari) è un salvataggio ingiusto.  

La dura realtà è che, se si lascia che i correntisti soffrano, il rischio di contagio aumenta.  In quel caso, sorge il potenziale di una rapida perdita di fiducia nel sistema finanziario.  E, nel caso di una crisi, gli eventi possono facilmente andare fuori controllo.  È come urlare “al fuoco” in un teatro affollato.  

È importante riconoscere che il settore bancario, per natura, è instabile.  Solo una piccola frazione dei depositi si trova nei caveau, il che rappresenta un potenziale problema nel caso in cui la maggior parte dei correntisti dovesse richiedere i fondi tutti insieme, cioè nel caso di una corsa agli sportelli.  Pochissime banche sono preparate a questo tipo di incidenti, anche se si tratta di eventi che si presentano periodicamente.  

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Il settore bancario, in breve, è un male necessario per un’economia del libero mercato.   Idealmente, la politica regolatoria è ottimizzata in modo che il rischio di corse agli sportelli sia minimizzato.  

Nel caso della Silicon Valley Bank (SVB), sono state prese cattive decisioni sulla gestione del rischio.  Sebbene la SVB detenesse la maggior parte del portafoglio in Treasury sicuri, la direzione ha favorito le scadenze più lunghe, una cattiva idea quando i tassi di interesse salgono.  Di conseguenza, la banca aveva considerevoli minusvalenze latenti.  Il che non era un problema, fino a quando tutti i correntisti all’improvviso non hanno richiesto tutto il proprio denaro, immediatamente.

Non ha aiutato il fatto che il governo Trump avesse allentano le norme per le banche più piccole.  

Il punto è che sono essenziali regolamentazioni efficaci per le banche, il che significa che è preferibile essere cauti, perché può capitare che i dirigenti sbaglino a gestire il rischio.

È sbagliato invece pensare che i correntisti debbano soffrire, anche se sono stati imprudenti a concentrare tutti i fondi in una o più banche.  Piuttosto, il momento di agire su queste questioni è prima di una crisi bancaria, tramite regolamentazioni più rigide.  Una volta emersa la crisi, è troppo tardi per promuovere gli ideali di evitare i pericoli morali.

Sfortunatamente, la saggezza finanziaria è unica nel senso che è ciclica e non cumulativa.  Parte del motivo per cui le crisi bancarie non spariscono mai è che le lezioni imparate la volta precedente vengono dimenticate troppo in fretta.  Speriamo che stavolta sia diverso, ma non mi faccio illusioni.

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Ultimi commenti

E se invece le banche smettessero di speculare sui mercati finanziari con soldi che di fatto non sono loro? Se per una volta i dirigenti non facessero quei puntualissimi insider trading? Se invece delle buoneuscite ci fosse un processo per determinare le responsabilità? Le corse agli sportelli non sono immotivate, sono la risposta dell'uomo comune ad una storia che si ripete
ottimo articolo
Ottima analisi
terrorismo mediatico....
evitate di scrivere questi articoli .
Ma gli speculatori in specie a Milano giocano su questo..
Le banche hanno smesso di essere tali, dal momento che dalle banconote si è passati ai numeri...
le banca dovrebbe fare il loro lavoro di banca. Altrimenti a rimetterci saranno sempre i correntisti.
Condivido questo commento, mi pare molto realistico, io aggiungerei che è la stessa tecnologia monetaria e la incertezza endogena che la sottende a provocare tali fenomeni.Ma questa categoria di incertezza è sconosciuta ai più
E' sempre tutto calcolato. Doppio massimo a 28.000, la scorsa settimana e poi con la perdita del supporto importantissimo a 27.000 circa, c'è stato il crollo. Nel frattempo l'asta dei BTP e il fallimento di 2 banche e chi più ne ha più ne metta. Dal marzo del 2020 l'indice è salito dai 14.000 fino a 28.000 punti, poi è sceso sui 20.000 circa e poi fino a 28.000. Quando si guadagna tanto poi si vende ed arrivano le crisi.
Vendere, vendere e vendere. No panic ma e' meglio vendere e scappare :-)
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