Giornata importante quella di domani, la più importante della settimana. Infatti è il giorno del dato sull’inflazione, e come ogni volta da oltre un anno, è l’evento di maggior interesse per i mercati, perché influenza direttamente le decisioni sui tassi di interesse da parte della Banca Centrale USA (la FED).
Andiamo quindi con ordine, domani ore 14.30 italiane usciranno diversi dati sull’inflazione, quelli principali da monitorare saranno quelli evidenziati in rosso, in particolare l’indice IPC e l’indice IPC Principale (depurato dalle componenti più volatili come ad esempi l’energia).
Questa rilevazione tuttavia, a differenza delle precedenti, potrebbe riservare qualche piccola differenza, vediamo perché…
Come possiamo notare dal grafico sopra, a partire da luglio 2022, questo valore dopo aver raggiunto il picco di poco superiore al 9%, ha cominciato a scendere in modo costante, fino ad arrivare al 5% di oggi.
Negli ultimi mesi, ho parlato molto del famoso “effetto base”, e di quanto incida nelle rilevazioni attuali. Infatti, il calcolo matematico che dobbiamo fare per la variazione annuale del nostro IPC (grafico sopra) è molto semplice: Valore previsto = valore attuale + variazione mensile - effetto base anno precedente
Tradotto: Valore previsto = 5% (ultimo dato disponibile) + 0.4% - 0.3% = +5.1%
Quindi la “sorpresa” da questo punto di vista, potrebbe essere (salvo sorprese) un IPC addirittura leggermente maggiore rispetto al mese scorso, dovuto al fatto che l’effetto base dello stesso periodo del 2022, è molto piccolino (quindi dall’equazione togliamo poco).
Attenzione però, perché questo stesso effetto, a giugno e luglio, sarà invece molto più rilevante (1% e poi 1.3%).
Tradotto, se continuassimo ad avere una variazione mensile dell’IPC pari allo 0.4% diciamo, ci troveremmo a luglio con un valore totale dell’IPC intorno al 3.6%, incredibile ma vero! 5.1% + 0.4% (variazione MoM giugno) + 0.4% (Variazione MoM luglio) – 1% (effetto base giugno 2022) – 1.3% (effetto base luglio 2022).
A quel punto, ipotizzando un ultimi rialzo Fed a giugno dello 0.25% e poi uno stop (caso più “worst”) con i tassi al 5.25% - 5.50%, e considerando anche la componente core o il PCE, potremmo ritrovarci con la Fed “davanti” all’inflazione, come del resto è già accaduto per la prima volta questo mese dal 2010.
La palla poi passerà ai mercati, che sono arrivati (soprattutto in America) su dei livelli chiave di resistenze. Avremo un “sell in may and come back in june?”
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Alla prossima!
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