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Gli ETF di petrolio ed energetici potrebbero beneficiare degli sviluppi sul vaccino

Pubblicato 20.11.2020, 16:37
Aggiornato 02.09.2020, 08:05

Le recenti notizie positive sul fronte del vaccino riportate da Pfizer (NYSE:PFE), BioNTech (NASDAQ:BNTX) e Moderna (NASDAQ:MRNA) hanno sospinto diversi settori, come energetici, viaggi e finanza. Tra le materie prime, il petrolio ha catturato l’attenzione degli investitori.

Il destino delle compagnie petrolifere è legato all’andamento del petrolio, che è legato all’andamento dell’offerta e della domanda. Quando gli analisti parlano di petrolio, solitamente prendono i prezzi del riferimento globale Brent e del riferimento USA, West Texas Intermediate WTI.

Entrambi hanno iniziato il 2020 intorno a 60 dollari al barile, per poi crollare a 20 dollari ad aprile. Ora il Brent si attesta a 44 dollari ed il WTI intorno a 41,5. Gli investitori si chiedono se un’apertura delle economie possa far risalire la domanda di petrolio nei prossimi mesi.

Dall’inizio dell’anno l’indice Dow Jones Oil & Gas è in calo di circa il 39%. A novembre è salito di circa il 20%.

Abbiamo già parlato di diversi titoli ed ETF petroliferi, tra cui il colosso britannico BP (NYSE:BP), l’Energy Select Sector SPDR Fund (NYSE:XLE), e lo United States Oil Fund (NYSE:USO).

L’articolo di oggi prosegue su questo tema ed esamina altri due ETF petroliferi ed energetici che potrebbero beneficiare di un aumento dei prezzi degli energetici e del petrolio.

1.Vanguard Energy Index Fund ETF Shares

  • Prezzo attuale: 48,74 dollari
  • Range su 52 settimane: 30,03 – 83,27 dollari
  • Rendimento: 5,47%
  • Percentuale di spesa: 0,10%

Il Vanguard Energy Index Fund (NYSE:VDE) offre un’esposizione alle aziende che si occupano di esplorazione e produzione di prodotti energetici, tra cui petrolio, gas naturale e carbone. Il fondo è stato lanciato nel 2004 con asset netti da 2,7 miliardi di dollari.

VDE Weekly

VDE, che possiede 115 holding, segue lo Spliced US IMI Energy 25/50 Index. Il 70,3% delle holding sono nelle prime dieci azioni. Tra le principali, il colosso energetico Exxon Mobil (NYSE:XOM), Chevron (NYSE:CVX), che realizza operazioni di upstream e downstream, l’azienda di esplorazione e produzione ConocoPhillips (NYSE:COP) ed i gruppi di infrastrutture Kinder Morgan (NYSE:KMI) e Williams (NYSE:WMB).

Per quanto riguarda i settori, i fondi sono distribuiti tra petrolio e gas integrati (44,5%), esplorazione e produzione di petrolio e gas (21,3%) e trasporto e stoccaggio di petrolio e gas (13,5%).

Dall’inizio dell’anno VDE è in calo del 41%. Dall’inizio di novembre, il fondo ha perso oltre il 20%. I rapporti P/E e P/B sono rispettivamente di 31,6 e di 0,9. Gli investitori che credono che l’offerta petrolifera non superi più la domanda potrebbero considerare di costruire una posizione nel fondo, soprattutto con un calo del prezzo a breve termine verso 45 dollari. Acquistare ETF petroliferi richiede pazienza, ma può rivelarsi una scelta appropriata per portafogli a lungo termine.

2.VanEck Vectors Oil Refiners ETF

  • Prezzo attuale: 23,33 dollari
  • Range su 52 settimane:13,80 – 29,91 dollari
  • Rendimento: 1,78%
  • Percentuale di spesa: 0,60%

Il  VanEck Vectors Oil Refiners ETF (NYSE:CRAK)   offre accesso alle aziende globali coinvolte nella raffinazione del petrolio greggio. Il fondo è stato lanciato nel 2015.

Il nome “CRAK” è un riferimento al gergo “crack spread”.  Secondo la CME, che opera su quattro borse (CME, CBOT, NYMEX e COMEX):

“I profitti delle raffinerie sono legati direttamente allo spread, o alla differenza tra il prezzo del petrolio greggio ed il prezzo dei prodotti raffinati – benzina e raffinati (diesel e jet fuel). Questo spread è definito come crack spread. Si chiama così per via del processo di raffinazione che “spezza” il petrolio greggio in prodotti raffinati”.

CRAK Weekly

CRAK, che possiede 25 holding, segue il MVIS Global Oil Refiners Index. Le prime dieci aziende rappresentano il 61,65% degli asset netti di 16,2 milioni. Da un punto di vista geografico, le aziende sono così distribuite: USA 23,38%, Giappone 11,88%, Finlandia 8,75%, India 8,43%, Corea del Sud 8,05% e Australia 5,28%.

La raffineria finlandese Neste Oyj (OTC:NTOIY), il colosso energetico indiano Reliance Industries (NS:RELI), l’azienda statunitense di raffinazione e trasporti Marathon Petroleum (NYSE:MPC) con sede in Ohio, l’azienda statunitense di produzione e logistica Phillips 66 (NYSE:PSX) con sede in Texas, l’azienda energetica nipponica ENEOS  (OTC:JXHLY) sono i nomi principali dell’ETF.

Dall’inizio dell’anno, CRAK è sceso del 20%. Tuttavia a novembre, il fondo è in salita del 25%. La Decidere di investire in CRAK significa scommettere sulla redditività delle raffinerie globali nei prossimi trimestri.

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