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Il prezzo del greggio sale, ma ecco la verità su domanda, scorte ed utili

Pubblicato 07.05.2020, 15:50
Aggiornato 09.07.2023, 12:31
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La versione originale di questo articolo, in inglese, è stata pubblicata il giorno 07.05.2020

Nella scorsa settimana, il mercato del greggio ha visto poche buone notizie, compresi i segnali del fatto che i dati sulla domanda potrebbero cambiare, mentre le scorte sono scese. Ma le buone notizie sono limitate e controbilanciate da quelle cattive.

Allo stesso tempo, le compagnie petrolifere pubbliche, che proprio di recente hanno riportato gli utili sugli ultimi trimestri, hanno fornito un primo assaggio di quanto sia stato devastante per il settore questo crollo del prezzo del greggio. Di seguito, uno sguardo realistico alla situazione attuale della domanda, delle scorte e dei titoli legati al greggio.

1. Domanda

I prezzi del greggio sono schizzati questa settimana, con il Brent che ha finalmente superato la soglia dei 30 dollari.

Brent Monthly Chart

Grafico mensile Brent

Il movimento di prezzo sembra essere stato dettato dal fatto che alcune aree in Europa, USA ed altrove cominciano ad allentare le restrizioni sull’attività economica e sugli spostamenti. I trader stanno considerando queste riaperture temporanee come un passo in avanti verso la ripresa economica ed una maggiore domanda di greggio. Ma non è ancora chiaro se i dati supporteranno questa tesi.

Negli Stati Uniti, le scorte di benzina sono scese la scorsa settimana, segnalando un aumento della domanda di benzina, e le raffinerie hanno incrementato i tassi di utilizzo al 70%, ma si tratta solo di due indicatori. A livello globale, le raffinerie hanno ridotto la produzione del 30%, perciò il lieve aumento su base settimanale negli USA potrebbe non essere significativo, soprattutto con le scorte di greggio che continuano a salire.

Anche quando le attività riapriranno, la benzina sarà usata di meno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, perché molte persone continueranno ad evitare i viaggi non necessari, avranno meno soldi da spendere ed un’economia in difficoltà comporta minori spostamenti di beni e lavoratori.

2. Scorte

Un altro fattore che sta spingendo i prezzi del greggio è l’attuale contrazione delle scorte.

Crude WTI Futures Monthly Chart

Grafico mensile future del greggio WTI

Nell’articolo della scorsa settimana abbiamo parlato delle varie decisioni prese dai produttori petroliferi per limitare la produzione, ma la situazione sta cambiando rapidamente. La Russia è solitamente rimasta indietro nel tagliare la produzione, anche quando si è impegnata a farlo. Ci sono seri dubbi circa il fatto che riuscirà a rispettare i nuovi tagli che ha promesso di fare a maggio e a giugno. Tuttavia, secondo i dati di Reuters relativi ai primi giorni di maggio, la produzione petrolifera russa è scesa a 8,75 milioni di barili al giorno (ma il numero non comprende la produzione di condensati), il che porta la produzione russa a 9,5 milioni di barili al giorno.

La produzione negli Stati Uniti continua a diminuire, ma non è chiaro di quanto. Secondo l’EIA, la produzione statunitense è crollata di altri 200.000 barili al giorno la scorsa settimana a 11,9 milioni di barili al giorno. Sebbene la Texas Railroad Commission abbia deciso di non regolamentare la produzione petrolifera nello stato in questo momento, l’organizzazione stima che la produzione solo in Texas sia già scesa di un milione di barili al giorno dall’inizio della stretta sulla domanda. (Per saperne di più su questa decisione, potete ascoltare l’intervista al commissario della Texas Railroad, Christi Craddick).

Il calo della produzione è un buon segno per i prezzi del greggio, ma i trader non dovrebbero entusiasmarsi troppo ancora per la riduzione delle scorte. L’Iraq ha promesso di tagliare un milione di barili al giorno, ma deve ancora informare i clienti delle riduzioni e non ha deciso come saranno distribuiti i tagli tra le compagnie che gestiscono i giacimenti nel paese. Sono in corso delle trattative con le compagnie petrolifere che gestiscono i maggiori giacimenti iracheni (come BP (NYSE:BP), Exxon (NYSE:XOM), ENI (MI:ENI) (NYSE:E) e Lukoil (OTC:LUKOY)), ma non sembra che la produzione verrà ridotta.

Per quanto riguarda lo scisto, due importanti compagnie, Diamondback (NASDAQ:FANG) e Parsley Energy (NYSE:PE), di recente hanno indicato che, se il prezzo del greggio (WTI) dovesse raggiungere i 30 dollari al barile, potrebbero ricominciare ad aumentare la produzione, riaprendo i pozzi chiusi e persino trivellandone di nuovi.

3. Titoli azionari legati al greggio

Molte compagnie petrolifere hanno pubblicato gli utili nelle ultime due settimane, relativamente al primo trimestre del 2020. Delle 13 settimane del trimestre, solo nelle ultime 3,5 si sono registrati prezzi del greggio estremamente bassi.

Ciononostante, un numero significativo di compagnie ha riportato forti perdite in un settore che di solito vede solo profitti. Ad esempio, Exxon ha riportato una perdita di 610 milioni di dollari; BP ha perso 628 milioni di dollari; Occidental (NYSE:OXY) ha registrato -2,2 miliardi di dollari e Marathon Petroleum (NYSE:MPC) ne ha persi 9,9 miliardi. Perdite del primo trimestre di tale portata indicano che le compagnie petrolifere probabilmente effettueranno dei tagli persino maggiori alle spese operative ed alle spese in conto capitale per cercare di fermare il calo degli utili nei trimestri successivi.

Occidental, per esempio, ha appena annunciato un nuovo round di riduzioni delle spese operative ed in conto capitale, dopo averle tagliate due volte a marzo. La compagnia ha abbassato le spese previste del 50% rispetto a quanto precedentemente indicato come spese per il 2020. Una maggiore riduzione significherà minori sviluppi delle risorse petrolifere in futuro e meno scorte da parte di queste compagnie sul lungo termine.

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